Corriere dello Sport

Ripartenza, un decreto per la data

FORSE GIÀ OGGI LA DECISIONE DEL MIPAAF, CHE SPINGE PER IL 22

- M.v.

L’ippica italiana è qualcosa di indefinito. Non è sport, non è spettacolo. E infatti né la parola “ippica” né quella “ippodromi” sono mai apparse fin qui nei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri in materia delle misure in materia di contenimen­to e gestione dell’emergenza epidemiolo­gica da Covid-19.

Però in qualche modo, ovvio, l’attività delle corse dei cavalli rientra in quanto indicato nei paragrafi che recitano «sono sospesi gli eventi e le competizio­ni sportive di ogni ordine e disciplina, in luoghi pubblici o privati» e «sono sospese le manifestaz­ioni organizzat­e, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura con la presenza di pubblico ... svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato».

Si pensava che almeno questa volta ippica e ippodromi sarebbero comparsi nel nuovo DPCM del premier Conte, unico e solo provvedime­nto decisivo ai fini della ripartenza delle corse, ovviamente a porte chiuse. E invece ancora niente: tutto pare affidato a un decreto della ministra Bellavova, titolare del Mipaaf, il dicastro di riferiment­o per il comparto ippico. È atteso per oggi o domani e potrebbe addirittur­a indicare la data di venerdì 22, per la ripartenza delle corse. O in alternativ­a domenica 24 o lunedì 25 o magari lunedì 1 giugno. Ovviamente le disposizio­ni inserite in questo decreto non potranno prescinder­e dal protocollo sanitario da applicare nelle giornate di corse. E non s’è ancora ben capito se il protocollo sia stato già approvato o meno dal CTS, né se allo stesso CTS sia stato sottoposto nella sua versione iniziale o in quella aggiornata dopo le osservazio­ni fatte dagli ippodromi. Tutto il resto (calendario e montepremi rimodulati per corse ordinarie e GP) verrà sdoganato in relazione alla sospirata data.

Le corse in Italia sono ferme dal 10 marzo. Il paradosso ippico, inevitabil­e, come nel resto del mondo, è stato che nel frattempo l’attività di allenament­o dei cavalli negli ippodromi e nelle strutture private è andata avanti né più né meno che come sempre: non sono stati certo mascherine, guanti e controllo della temperatur­a a fare la differenza. Tant’è che in alcune nazioni (Svezia, Russia, Giappone, Hong Kong, Australia e in parte degli Stati Uniti) le corse non si sono mai fermate.

Il motivo? Semplice: ogni giorno, in certi ippodromi e centri di allenament­o, è in movimento un numero di cavalli e lavoratori ippici ben maggiore rispetto a un normale convegno di corse. E questo particolar­issimo aspetto ha già spinto altre nazioni alla ripresa delle corse insieme a ogni altra attività commercial­e o imprendito­riale. Questo perché le corse riguardano diverse categorie profession­ali (allenatori, guidatori e fantini, artieri, giurie e addetti al controllo delle corse, dipendenti degli ippodromi) inserite in una filiera molto ampia, partendo dall’allevament­o, che peraltro qui in Italia solo grazie allo stop da Covid-19 sta tornando in pari con il pagamento delle spettanze arretrate (premi e altro).

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Roberto Vecchione e Holger Ehlert con Zacon Gio in Danimarca

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