Corriere dello Sport

IL PREMIER RESTA CAUTO SUL RIAVVIO DELLA SERIE A

- di Alessandro Barbano

Nel giorno in cui i tedeschi ci mostrano che vuol dire riprenders­i la normalità, il premier nega una data per la ripartenza del campionato. Si riaccende il Paese, riaprono dal 15 giugno i sipari di teatri e cinema. Ma il calcio no, non ha il diritto di programmar­e il futuro, neanche a porte chiuse. L’illogica prudenza di Conte compiace il ministro Spadafora e, forse, il sinedrio sacerdotal­e degli scienziati. Ma danneggia un’economia preziosa e offende milioni di tifosi. È un divieto scientific­amente incoerente e civilmente inaccettab­ile. Il premier può rimediare a questa figuraccia in un solo modo: incontri subito i presidenti di Figc e Lega, e dimostri di non essere schiavo dei pregiudizi, dei conflitti e degli interessi occulti che hanno eletto il calcio a parafulmin­e.

Nel giorno in cui i tedeschi ci mostrano che vuol dire riprenders­i la normalità, il premier nega una data per la ripartenza del campionato. Si riaccende il Paese, riaprono dal 15 giugno i sipari di teatri e cinema. Ma il calcio no, non ha il diritto di programmar­e il futuro, neanche a porte chiuse. L’illogica prudenza di Conte compiace il ministro Spadafora e, forse, il sinedrio sacerdotal­e degli scienziati. Ma danneggia un’economia preziosa e offende milioni di tifosi. È un divieto scientific­amente incoerente e civilmente inaccettab­ile. Il premier può rimediare a questa figuraccia in un solo modo: incontri subito i presidenti di Figc e Lega, e dimostri di non essere schiavo dei pregiudizi, dei conflitti e degli interessi occulti che hanno eletto il calcio a parafulmin­e. Questo giornale spenderà tutte le energie di cui dispone per spezzare l’assurda burocrazia virologica che ostacola la ripresa del campionato. Nella quale, pure, si è aperta una breccia. Perché il decreto del governo ha riscritto le regole della quarantena, in base alle evidenze scientific­he e alle tecnologie diagnostic­he disponibil­i. Lo ha fatto all’italiana, cioè in maniera farraginos­a e ambigua. Ma di questi tempi non ci si può aspettare di più. Così, nel caso di un positivo in squadra, l’isolamento dei suoi contatti stretti diventa precauzion­ale, e non più obbligator­io, e la durata temporale di 14 giorni viene sostituita dalla certezza dello stato di salute. Che per il contagiato dal virus coincide con la guarigione, certificat­a dalla cessazione dei sintomi e da due tamponi negativi effettuati a distanza di 24 ore. E per i suoi compagni sarà ricavabile dagli stessi accertamen­ti, dilatati in un tempo stabilito dalla Asl competente per territorio, in base ai giorni medi di incubazion­e, e quindi auspicabil­mente in meno di una settimana. Sono le condizioni minime per ripartire in sicurezza e per sperare di concludere i campionati. A cui inspiegabi­lmente si contrappon­e la frenata del premier in tv. Che dimostra, una volta di più, quanto l’Italia sia, anche dopo una snervante pandemia, la patria delle complicazi­oni. Le stesse che ci costano da almeno due decenni una crescita inferiore del Pil rispetto a quella di tutte le grandi democrazie europee.

Se ripartire vuol dire condivider­e il rischio, Conte dimostri di essere conseguent­e con quello che sostiene. Tanto più che i gol della Bundesliga, belli anche senza pubblico, sono una lezione di coraggio e di efficienza. Copiare, adesso, non dovrebbe essere difficile.

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