INTER, DISCO VERDE TUTTI ARRUOLATI
Il secondo screening individuale con i tamponi ha dato esito negativo Il medico sociale Volpi: «Bisogna combattere adesso l’ansia e il timore di fare gruppo»
Anche il secondo giro di tamponi è andato bene. Tutti negativi, compreso Antonio Conte e quella parte di staff tecnico - oltre alla dirigenza e al gruppo squadra - che ancora non aveva svolto il test. I controlli di venerdì scorso non hanno prodotto alcun intoppo nella preparazione dell'Inter, finora sempre a livello individuale. Sarà così anche oggi - la squadra è impegnata alla mattina ad Appiano Gentile - perchè il club nerazzurro non intende farsi andare bene le rigidità dell'attuale protocollo. La novità, semmai, è che Conte potrà seguire più da vicino gli allenamenti. Come finora aveva fatto solo il preparatore Pintus. Una presa di contatto maggiore, allora, dell'allenatore interista che comunque si era presentato sempre al campo da quando hanno riaperto i battenti. La normalità si avvicina. «I nostri giocatori hanno intenzione di riprendere, ma chiedono garanzie di sicurezza», ha spiegato ieri sera Piero Volpi, medico sociale dell'Inter, collegato in diretta con Sky Sport: la Lega Serie A peraltro si è già confrontata con i medici. «Bisogna togliere ai calciatori l'ansia o la paura di fare gruppo. Per noi in questo momento lo scoglio è l'alleggedella quarantena. Non è una decisione che può prendere in autonomia il calcio, ma il Comitato Tecnico Scientifico. Dipende soprattutto dal calo dei contagi».
BUONA VOLONTA'. Pur lavorando ancora singolarmente, allora, l'Inter proverà a entrare nel vivo. Adesso che la ripresa del campionato non è più un miraggio. Così quella odierna sarà la decima seduta di allenamento per i nerazzurri - mentre Conte finora ha dovuto osservare un “esilio” - che continuano ad allenarsi seguendo due turni. Per non intasare i quattro campi del centro sportivo e dovendo mantenere le dovute distanze tra i tesserati. Il responso degli esami è stato recapitato con qualche ora di anticipo, meglio così. «Qualche preoccupazione c'è ancora», ha osservato Volpi. «I calciatori sono una categoria di persone sane, che hanno risposte immunitarie buone. Ma attorno a loro lavorano anche gli uomini dello staff, che hanno un'età più avanzata. Adesso ci auguriamo che si trovi un accordo per evitare il ritiro prolungato. Anche perchè i club di serie A, a parte uno che dispone di un albergo, non hanno le strutture per garantire sistemazione a 60-70 persone. E' difficile per noi come Inter, che già siamo una società importante, figuriamoci per altri che sono meno attrezzati». Convivere con questo problema resta la prova più dura. «La responsabilità dei medici deve essere acclarata in caso di dolo o colpa grave. Non possiamo controllare quello che avviene al di fuori del campo. Non fare il ritiro alleggerirebbe la nostra posizione. In Germania, per esempio, i giocatori fanno avanti e indietro da casa nel giorno degli allenamenti. Obbligarli a una fase di reclusione non è una cosa favorevole sul piano mentale».
EFFETTI DEVASTANTI. Squadra ad Appiano, oggi, poi si procederà a vista. Nel senso che la scarimento letta potrebbe anche mutare a breve. Tutti abili e arruolati, in ogni caso, per un'Inter che era stata anche la prima società a richiamare i giocatori andati all'estero durante il periodo di quarantena. In quella fase, peraltro, lo stesso Volpi stava sconfiggendo il virus. «E' un problema che lascia strascichi anche a livello psicologico, in più una quarantena di squadra avrebbe effetti devastanti sulla ripresa del campionato», ha evidenziato il medico dell'Inter. «Spesso questo aspetto viene trascurato. Chiaro che adesso bisogna fare attenzione a non togliere i tamponi alla disponibilità degli ospedali o della gente che lavora. Il problema sono i reagenti che scarseggiano in Italia e in Europa».
«Stiamo vedendo se è possibile evitare il ritiro prolungato di 60-70 persone»