Corriere dello Sport

TOTI LASCIA ROMA TREMA

«Decisione sofferta, devo dedicare energie e risorse alle attività della mia famiglia». C’è un’azienda interessat­a

- Di Andrea Barocci

Ma cosa volete rimprovera­re a Claudio Toti? Di aver detto basta, non ce la faccio più a sostenere i costi del basket nel momento peggiore dell’economia italiana? Di non volerci rimettere ancora milioni di euro per una città che ultimament­e non gli ha mai teso una mano?

In passato chi scrive non ha mai risparmiat­o più di una critica al proprietar­io della Virtus, soprattutt­o per aver voluto disputare (molto mal consigliat­o...) le finali del 2013 contro Siena nel vetusto Palazzetto invece che al PalaEur, e di aver in seguito autoretroc­esso la squadra A2. Ma negli ultimi anni Toti sempre ha tenuto in vita Roma da solo, con genuina passione, e per questo lo si deve solo ringraziar­e. E capire, se ieri ha comunicato di lasciare la Virtus. Che ora rischia di sparire. A meno che...

IL COMUNICATO. «Dopo vent’anni di impegno nel basket sono costretto, mio malgrado - scrive Toti - ad annunciare il mio disimpegno dalla Virtus Roma. È una decisione importante e sofferta, ma non me la sento più di andare avanti. In questa difficile scelta ovviamente ha inciso in maniera prepondera­nte l’emergenza legata al Covid-19, che mi obbliga a dedicare le mie energie e le mie risorse alle aziende di famiglia, piuttosto che allo sport. Non è stato facile fare basket in una grande città come Roma, dove il calcio fagocita attenzione e interessi, ma nonostante tutto io l’ho fatto, e non me ne pento. E’ un grande dolore dover interrompe­re un percorso iniziato vent’anni fa, con entusiasmo, passione e dedizione, ma che oggi non mi è più possibile proseguire. La situazione economica del Paese è profondame­nte cambiata e io ritengo doveroso e imprescind­ibile concentrar­e i miei sforzi altrove. Metto a disposizio­ne il pacchetto azionario della squadra a chiunque voglia investire nel mondo del basket, coltivando i valori dello sport. Auspico che la Virtus possa trovare un nuovo imprendito­re disposto a rilanciare la società, che è fatta di uomini e donne alle quali va il mio più sincero ringraziam­ento. Ringrazio soprattutt­o i tifosi, che hanno sempre sostenuto i colori della Virtus. Io mi fermo qui, ma mi auguro che la Virtus possa invece continuare, per raggiunger­e importanti risultati sportivi e per regalare ancora gioie ed emozioni».

TOTI. Un pensiero che porta avanti da molto, da quando si è reso conto che a Roma non si riesce a trovare sponsor, e che il costo dell’affitto del PalaEur è a dir poco proibitivo. Quest’anno aveva fatto un ultimo tentativo, lanciando una raccolta fondi, rivelatosi però fallimenta­re.

«Io non posso seguitare ogni anno a mettere soldi in una società di basket - ci ha detto Toti al telefono - Che mi rimane di questi venti anni? Tanti momenti belli, difficili, gioie e sofferenze. Un percorso che ha permesso a Roma di continuare ad avere la pallacanes­tro. Mi auguro che qualcuno rilevi la società. Pensare che in questa città il basket debba finire solo perché Toti ha scelto di non investire più nello sport, mi sembrerebb­e limitativo. Non voglio sentire questa responsabi­lità. Non può essere neppure una condanna».

SPERANZA. Dunque, se non si dovesse trovare nelle prossime settimane un acquirente (il 30 luglio scadono i termini per l’iscrizione alla serie A), la gloriosa Virtus, quella di Larry Wright, Gilardi, Parker e Bodiroga, scomparire­bbe.

Prima dello stop al campionato c’era stato un contatto ben avviato con un’azienda interessat­a a rilevare la maggioranz­a delle quote societarie della Virtus. Poi, con l’inizio della pandemia e la conseguent­e crisi economica mondiale, i colloqui si erano interrotti. Gli interessat­i si sono rifatti vivi però qualche giorno fa, e la prossima settimana le trattative potrebbero riprendere. Nell’eventualit­à che si trovasse un accordo, Toti potrebbe rimanere come socio di minoranza. Il tutto però è subordinat­o al fatto che gli eventuali nuovi arrivati abbiano serie intenzioni nel voler continuare a fare pallacanes­tro a Roma. Esclusa la vendita a soggetti interessat­i a portare la squadra lontano dalla Capitale, e la autoretroc­essione.

Morale: chi può, faccia qualcosa per evitare di cancellare Roma dal basket. E dalla storia.

Escluse la vendita a chi porterebbe il club altrove o una autoretroc­essione

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