McKinley, il rugbista con gli occhiali ora è un film
Senza vista da un occhio, è arrivato al Sei Nazioni «Oggi oltre 2000 giocatori usano le mie protezioni»
Rinascite? Rivoluzioni? Fasi 2? Sull’argomento, Ian McKinley potrebbe tenere corsi di laurea. Negli ultimi anni, la storia del “rugbista con gli occhiali” i “rugby goggles” protettivi resisi necessari dopo la perdita della vista dall’occhio sinistro conseguente a uno scontro di gioco - è stata raccontata in mille salse e certo non poteva finire nel cassetto della memoria. Ecco allora il documentario “Lo Sguardo Oltre - Look Beyond”, da oggi disponibile su Amazon Prime in italiano dopo il successo riscosso in Irlanda e nel Regno Unito. A firmarlo Lia e Alberto Beltrami per Aurora Vision. Non il primo documentario sul mediano d’apertura azzurro (ne uscì già uno nel 2018) né sarà l’ultimo, visto quanto c’è da imparare da questo trentenne irlandese naturalizzato italiano.
FAMIGLIA. «I miei compagni di squadra sono un po’ stufi della mia storia», scherza Ian in una videointervista sui canali social della Federugby. Poi torna serio per ricordare tutto. L’incidente che cambia la sua vita risale al gennaio di dieci anni fa. «Tra il 2011 e il 2013 raggiunsi invece il punto più basso della mia vita, quello del ritiro. Parlai allora con mio fratello Philip e cominciammo a studiare qualcosa che potesse consentirmi di tornare in campo. Beh, ci siamo riusciti. La famiglia e il sostegno che essa può offrire, come in un team di rugby, è proprio il tema centrale di questo docu-film».
Nel 2012, l’arrivo alla Leonorso Udine. In rapida successione, e dopo l’ok della federazione internazionale all’uso degli occhiali, l’esperienza in Serie C col team friulano, il Viadana nel massimo campionato, infine il Benetton Treviso in Pro 14. Nel 2017 il primo dei nove match in maglia azzurra, a Catania: vittoria sulle Fiji. McKinley, intanto, è diventato un esempio.
INSULTI. «Ricevo tanti messaggi sui social da persone con problemi simili al mio e mi sono accorto che gli occhiali sono diventati un successo. Oggi sono utilizzati da più di 2000 giocatori di ogni età in tutto il mondo».
Gli occhiali, però, non sono piaciuti a tutti. «Mi chiamavano “The Goggles Guy”, all’inizio presi anche un bel po’ di insulti poiché qualcuno li riteneva pericolosi. Ma li ho usati dalla Serie C fino al Sei Nazioni, senza problemi». E ancora: «Ai tempi, non c’erano tante informazioni sui goggles, venivano ritenuti un rischio. Assieme alla mia famiglia siamo riusciti a cambiare le cose. Meno male, visto che non è stato positivo solo per me».
Chiudiamo con una battuta dal trailer de “Lo Sguardo Oltre”: «Nella vita ho imparato che bisogna circondarsi di persone positive. E, comunque, perdere non mi è mai piaciuto». Preparate i popcorn.