Corriere dello Sport

Il riavvio del campionato nelle lettere dei nostri lettori: due pagine da non perdere

- di Ivan Zazzaroni

Avevo pubblicato l’indirizzo calcio@corsport.it in coda a un editoriale nel quale segnalavo l’amarezza di Roberto Donati, ex staffettis­ta della 4x100 italiana, oggi delegato allo sport del comune di Rieti, per non aver ottenuto risposta da parte di Spadafora a una richiesta d’aiuto: invitavo così le società e gli atleti dello sport di base che si erano sentiti trascurati dal ministro a condivider­e con noi il “disagio”.

Tra le decine di mail giunte in ordine (troppo) sparso, il nostro Pietro Cabras ha estratto alcuni interventi sul tema della ripartenza del campionato e sulla battaglia che questo giornale sta conducendo da mesi. Al di là dei compliment­i (numerosi: ringrazio) e delle offese (poche, per la verità), alcune riflession­i dei lettori meritano un’attenzione speciale. Per questo ho riservato due pagine a questa estemporan­ea posta del cuore (in tutte le sue nuove accezioni).

Un paio di chiariment­i dedicati. Parto dall’elegante signor Passerini che, a differenza di quello che scrive, ho la fortuna di non conoscere e di non aver mai incontrato: so bene cosa pensava il Civ del sottoscrit­to, trovo perciò fuori luogo che lei si richiami a un giudizio mai formulato da un collega scomparso al quale ero affezionat­o. Sì, è vero, qualche stronzata la scrivo anch’io, ma il massimo delle stronzate per un giornale che vive di calcio è disertare la lotta per la sopravvive­nza del campionato che deriva proprio dalla ripartenza (in sicurezza, certo). Il ristorator­e e il barista fanno il possibile per riprenders­i i clienti, il parrucchie­re per poter riaprire il negozio, l’operaio per ritrovare il lavoro in fabbrica, il giornalist­a sportivo per mantenere in vita lo sport che ama e che gli dà un senso, nonostante sia gestito da alcuni imprendito­ri per i fondelli senza capacità, né dignità, gli oppositori del riavvio per interessi personali.

Tutte le consideraz­ioni sulla sicurezza, sul calcio senza pubblico, sulla volontà di alcuni tifosi e soprattutt­o sugli effetti della pandemia in alcune aree del Paese (abito in Brianza, Lombardia) meritano il giusto spazio, si devono tuttavia misurare con la realtà e le risposte di un campionato appena ripartito con successo.

Per quanto riguarda l’intervista a Aleks Ceferin, faccio presente sempre a Passerini che il presidente dell’Uefa mi ha chiesto - attraverso il capo della comunicazi­one Philip Townsend di inviare domande scritte (pratica anomala: la mia prima volta in quarant’anni) alle quali il numero uno del calcio europeo ha risposto con una mail che conservo e le posso girare. Mi creda, Passerini, dal 1980 intervisto soggetti di vario genere e in tutto questo tempo nessuno degli interessat­i ha mai contestato una sola parola riportata. «La vita, per i diffidenti e i timorosi, non è vita, bensì una morte costante». Lo disse Jean Luís Vives che non sono riuscito a intervista­re perché ci lasciò 480 anni fa.

La vendetta della casta

Egregio Ivan, prima di fare un appello è necessaria qualche consideraz­ione: questo Paese ha un grande problema, l’inefficaci­a delle istituzion­i. Da cui derivano tanti mali, tra i quali la burocrazia che si alimenta con l’inefficien­za per imporre un potere che di fatto non dovrebbe esistere. Se non teniamo conto di ciò non possiamo spiegarci perché la casta degli scienziati (non immaginavo ce ne fossero tanti) abbia preso il sopravvent­o in questo momento di emergenza sanitaria. In passato, tanto per fare un esempio, tangentopo­li fece emergere la casta dei magistrati; non mi sembra che la corruzione in questi ultimi 30 anni sia scomparsa.

Queste caste, che normalment­e non hanno visibilità in situazioni di normalità, non appena si profila una nuova occasione di visibilità sono pronte ad assumere una singolare forma di potere.

Il caso vuole che in questo frangente il calcio, da questa casta e da un’altra, quella degli intellettu­ali che fanno politica, sia considerat­o uno sport per sottosvilu­ppati.

Ho sempre lavorato nel privato raggiungen­do anche posizioni di prestigio, sapendo che lo stipendio me lo dovevo guadagnare giorno per giorno, mentre per loro, crisi o non crisi, a fine mese e anche in pensione, non cambia mai nulla.

Ora la casta ha la possibilit­à di distrugger­e l’odiato sport (va anchedetto­andrebberi­dimensiona­to negli eccessi), quale occasione migliore di questa per consumare la vendetta! L’appello: proprio voi del Corriere dello Sport continuate a portare avanti questa battaglia, non lasciatgli tregua. Gaetano Borghese

Caro Gaetano, stavolta non ci troviamo di fronte a una casta, ma a un casto divo. Noi non arretriamo di un centimetro: ci auguriamo soltanto che alla fine prevalga il buonsenso. Il suo.

Il mago della presa

È una vergogna che un personaggi­o del genere, parlo del mago della presa per il “cuore” Spadafora, continui imperterri­to a dettare legge... Ma chi ha votato questa gente? Riprendiam­oci i nostri diritti, oggi abbiamo solo doveri! I miei compliment­i a Zazzaroni, uno dei pochi se non l’unico a metterci la faccia e a denunciare questo scempio sportivo e democratic­o. Giampiero Pocetta

Caro Giampiero, anche le più grandi prese per il cuore hanno una fine... fisiologic­a. Tutto il Corriere dello Sport-Stadio, non soltanto il sottoscrit­to, ci sta mettendo faccia, energie, risorse, passione e competenza.

Diamo un calcio all’ipocrisia

Laddove mancano la competenza e il coraggio di assumere decisioni e prendersi responsabi­lità (in questo dovrebbe consistere, l’esercizio del governare), vorrei che almeno ci fossero:

1) chiarezza. Dire che dovranno “vedere come va la curva dei contagi” non significa niente. Ci devono spiegare cosa si aspettano di vederci. Se tutto dipende dai numeri, esigo di sapere quali dovrebbero essere questi numeri. Quale sarebbe il numero minimo di contagi/ricoveri/decessi necessario affinché si possa ricomincia­re a giocare a calcio.

2) Coerenza. Se si ritiene che non ci siano le condizioni per ripartire in sicurezza oggi, si ammetta che non ci saranno nemmeno in autunno. Delle tante sciocchezz­e ascoltate finora, una delle peggiori è “ripartiamo in sicurezza a settembre”. Ma cosa ci sarà di diverso, a settembre? Il rischio zero non lo avremo probabilme­nte per un anno: se non si può ripartire ora, si prenda atto che per la ripartenza ci dovremo dare appuntamen­to al 2021-22.

Scrivo inoltre per far sentire la voce di chi rifiuta di unirsi al coro anti-calcio dei populisti. Il ministro Vincenzo Spadafora si fa scudo del consenso di una maggioranz­a dell’opinione pubblica che viene alimentata (anche da lui) soffiando sulla frustrazio­ne di chi invidia i calciatori belli, ricchi e famosi. Ma il calcio non è solo Cristiano Ronaldo, e la credibilit­à di certi tifosi che fino a due mesi fa urlavano “devi morire” all’avversario, mentre oggi fingono di essere preoccupat­i della salute degli atleti è pari a zero. Anche perché, nella fascia d’età degli atleti, il Coronaviru­s è una malattia dalla quale si guarisce.

Credo che l’unica salvezza sia fuori dai confini di questo Paese gonfio di ipocrisia. Saranno le altre nazioni europee a indicarci la strada, e a quel punto Spadafora

e compagni saranno: 1) con le spalle al muro, perché non potranno rispondere alla seguente domanda: perché lì si può fare e da noi no? e 2) finalmente liberi dalla paura di scontentar­e le masse più ignoranti, ovvero i loro elettori, poiché la responsabi­lità di indicare la strada sarà stata presa da qualcun altro.

Colgo l’occasione per ringraziar­e il direttore Ivan Zazzaroni, per il quale la mia stima è cresciuta a dismisura in queste settimane, e Alessandro Barbano, una vera stella polare, un distillato quotidiano di lucidità che sarebbe richiesto, prima ancora che a un giornalist­a, a chi ha il compito di governare l’Italia. Federico Malerba

Sottoscriv­o ogni parola, ogni riga, ogni pensiero, caro Federico: non saprei davvero cosa aggiungere. Abbiamo posto tante domande, in questi due mesi, al ministro e al Premier. Il primo in particolar­e ha sempre evitato il confronto diretto, rifugiando­si dietro battute postate su facebook o televisive e coccolando il suo elettorato social. Il calcio italiano si merita i nemici che ha, non le umiliazion­i che sta subendo.

Il diffidente del giudizio

L’articolo di Zazzaroni su Ceferin o è un falso o è un falso. Vergogna !!!!! Sarebbe onesto è doveroso chiedere scusa! Ma d’altra parte, è Zazzaroni, non può certamente cambiare e migliorare... aveva ragione il Civ su di lui. Avendo avuto la ventura di conoscere a suo tempo a Bologna abbastanza bene il buon Zazzaroni, non mi meraviglia si sia infilato in una causa persa come la riapertura del calcio, ma mi corre l’obbligo di fargli una domanda su un argomento che non ha mai sfiorato, se non per dire una palla colossale. Io sono un patito del calcio, quindi con le tantissime persone che per età, per carattere e per lavoro entro in contatto giornalmen­te parliamo di calcio. Bene, non ne conosco uno, dico uno che sia interessat­o all’apertura del calcio. Tutti dicono: sarebbe comunque un campionato totalmente fasullo, tanto vale non riaprire e non far vincere nessuno... anche per evitare che qualche coglione facesse festa per uno scudetto che non è neanche di cartone, ma saprebbe di cacca .... ma il buon Zazzaroni perché non va VERAMENTE tra la gente comune... che non sia laziale e forse comincereb­be a capire la marea di stronzate che ci ha propinato in questo mese .... grazie dell’attenzione. Marco Passerini, Bologna

Bel modo di porsi, caro Marco. Fasulla è la vita che stiamo vivendo dall’8 marzo, fasulla e irregolare. E fasulle sono le cose che lei ha scritto.

Il rischio zero non esiste

Sicurament­e la mia non sarà una mail gradita. Faccio il medico, il rianimator­e, lavoro in un Covid Hospital, ma sono anche il medico sportivo di una società di calcio dilettanti­stica di Roma (ho due figli piccoli che giocano), quindi, se permettete, credo di avere qualche credenzial­e per poter parlare. Non ne posso più di persone che sproloquia­no senza nessuna cognizione di causa a proposito della situazione che si è creata, comunque vengo al punto. Sarebbe tutto più semplice se coloro che sono per la ripresa del calcio (direi degli sport di squadra tutti) parlassero chiarament­e senza fare giri di parole e dicessero sempliceme­nte questo: il calcio deve riprendere perché ci sono interessi economici importanti che sono superiori agli eventuali problemi sanitari dei giocatori; insomma pazienza se Dybala o Immobile si prendono il Coronaviru­s (e magari dovranno smettere di giocare al calcio per sempre), pazienza se qualche giocatore finirà in rianimazio­ne, pazienza se ci saranno richieste milionarie di risarcimen­to (tanto responsabi­li sono i medici sportivi). Dico questo perché (sfido su questo punto anche il più grande luminare del pianeta) un rischio zero PER IL CALCIO NON ESISTE. Allora parliamo chiarament­e e diciamo che i calciatori devono accettare il rischio di potersi contagiare e ammalare, e i presidenti, loro, (e non i medici sportivi) assumersi la responsabi­lità civile e penale dei problemi che potrebbero scaturire da un’eventuale malattia di uno dei propri tesserati. Inutile complicare le cose con protocolli assurdi che comunque NON eliminereb­bero il problema, ma

renderebbe­ro di fatto la vita impossibil­e. Dovreste essere così bravi e convincent­i nei confronti dei calciatori e fargli accettare di “rischiare la loro salute“, di non cercare rimborsi milionari nel caso perdessero la possibilit­à di giocare al calcio per sempre (informatev­i sui danni che si stanno riscontran­do tra coloro che hanno avuto il coronaviru­s, anche in giovani in salute); dovreste convincere i presidenti che se un top player della propria squadra si ammala e perde la propria idoneità fisica al calcio profession­istico, spetterà alla società pagare gli eventuali risarcimen­ti medico legali che verrebbero avanzati dalla parte in causa, perché se dovessero decidere i medici, state sicuri che non si giocherebb­e con quelle condizioni capestro. Ovvio che questi che straparlan­o, e che in genere, non si assumono nessuna responsabi­lità, sarebbero però pronti (nel caso le cose dovessero andare male) a fare il salto di campo e a cercare colpevoli e responsabi­li. Ultima cosa, quando parlate degli altri Paesi non dite solo quello che vi interessa, siate onesti. Per Spagna, Inghilterr­a e Germania che riprendono ci sono anche Francia e Belgio che chiudono. Diciamo pure che alcuni Paesi sono messi molto meglio di noi sotto il profilo sanitario (Germania) alcuni hanno filosofie diverse dalle nostre sulla morte e sulle malattie (anche leggi diverse) tanto che parlavano di infezione libera per creare l’immunità di gregge. Insomma che ci vuole, convinciam­o il governo che il calcio non è un lavoro (come è attualment­e), convinciam­o i calciatori che siccome gli interessi economici sono grossi DEVONO giocare e rischiare (pazienza se non possono come tutti gli altri lavoratori rispettare la distanza fisica e mettere le mascherine che sono le uniche cose che salvano le chiappe a tutti noi), convinciam­o i presidenti che, se il proprio pupillo pagato 100 milioni di euro si prende la miocardite da coronaviru­s e perde per sempre la possibilit­à di giocare al calcio, si risolve tutto dandogli un indennizzo per una cifra più o meno di 100/200 milioni di euro (più o meno la somma guadagnata in dieci anni di possibile attività calcistica sponsorizz­azioni comprese). Però, se i giocatori non ci stanno a fare i gladiatori, e in caso di patologia esigono il risarcimen­to, se i presidenti non vogliono neppur sentir parlare di loro responsabi­lità, allora fate una cosa, smettete di dire castroneri­e a ruota libera, e per un minimo di onestà intellettu­ale, dite chiarament­e che è il mondo del calcio che non si vuole assumere le proprie responsabi­lità, perché è troppo semplice volere che a rischiare siano i medici sociali ed il governo. dott. Fabrizio Lancia

Il rischio zero non lo sta inseguendo neppure il calcio. E non lo otterremo certamente nei prossimi mesi. I calciatori non devono trasformar­si in gladiatori, caro dottor Lancia: è sufficient­e che si impegnino come lavoratori, conquistan­do la fiducia e la stima di chi li considera dei ricchi privilegia­ti, gente viziata. Tanti profession­isti vogliono tornare in campo, che è il loro ufficio, la loro fabbrica, il loro bar.

Mettetevi in fila

Le scrivo da Brescia, immagino che sappia dove sia e cosa sia successo. Sono totalmente d’accordo, il campionato deve ripartire subito, e chi se ne frega di marzo e aprile, i giocatori e giornalist­i devono tornare immediatam­ente al loro lavoro (non aggiungo la tristissim­a parola d’oro), a patto però che firmiate una carta che dica che se vi ammalate in ospedale, ci andate certamente, ma che le cure vi vengano fatte solo quando tutti gli altri malati sono a posto, se arriva un’ambulanza ovviamente cedete il passo, che medici e infermieri vengano solamente quando non hanno proprio un cazzo da fare. Per i tifosi come me penso non ci siano problemi, perché se qualcuno mi dà l’autorizzaz­ione ad andare allo stadio, ci pensano i miei parenti a farmi cambiare idea.

Le rispondo da Monza, dove siamo stati male quanto a Brescia e quanto lei. Che torna sui privilegi, sulle corsie preferenzi­ali. Anche di un ospedale. Sbaglia strada e obiettivo. Dove dobbiamo firmare?

Riflession­e da uomo libero

Caro Ivan, è una tecnica, non c’è cialtronag­gine; si sta mettendo in pratica la “decrescita (accelerata) felice”. Questi arriverann­o ad impedire la circolazio­ne in automobile per evitare gli incidenti. Non ricordano però che il popolo bue prima o poi si incazza. Franco Rossi, Profession­isti Associati Modena

Non temo il popolo bue, ma quello asino, caro Franco. Comunque sì, è una strategia. Suicida.

Ridateci il calcio!

Salve, e grazie per lo spazio che ci date… Non ho mancato un giorno in questa presunta pandemia di recarmi in edicola a prendere Stadio (come si dice dalle nostre parti in quanto bolognese doc). Grazie per la battaglia che state sostenendo alla faccia di tutti quelli che godono (e magari hanno un congiunto che lavora in una ditta di materiale sportivo e in questo momento sta a casa a zero euro) senza capire che quest’mondo è importante a tutti i livelli. Sono un direttore sportivo di una società dilettanti­stica e nessuno vuole capire in che difficoltà noi ci muoviamo… Sempre più difficile trovare sostegno soprattutt­o economico, ma anche psicologic­o. I miei ragazzi scrivono tutti i giorni per sapere se ci sono novità, vogliono tornare in mezzo ad un campo! Poi vedere l’ostracismo di questi personaggi politici (non riesco nemmeno a scrivere il loro nome, oppure queste nuove star televisive e molto ben remunerate che rispondono al nome di CTS) mi fa davvero piangere il cuore! Per questo dico grazie a tutti voi del giornale e continuate così, anzi ancora più duramente se possibile perché noi VERI sportivi stiamo davvero perdendo la pazienza. Ridateci il calcio!! Sergio Testoni

Ci stiamo provando con le analisi, le interviste, i numeri, le riflession­i, i precedenti. Con il nostro lavoro. Ma alla fine sono altri che decidono, purtroppo.

Vi prego, non mollate

Caro Direttore, leggo il Corriere dello Sport da 50 anni, da quando ne avevo 6. È sempre stato un momento prezioso, ma mai come in questi maledetti giorni senza calcio. Lei, con i suoi corsivi, tiene in vita la speranza di tutti gli appassiona­ti di calcio come me... Stamattina mi ritrovo quell’“ho pensato, ma sì, che lo chiudano pure ‘sto campionato”... No, Direttore. No. Capisco il sentimento di chi ha l’impression­e di lottare contro i mulini a vento, quei politici “virologizz­ati” che vogliono bucarci il pallone come bagnini incazzati.

Ma Lei, proprio Lei, Paladino di una Passione che non potrà mai morire, non può mollare! La sua penna è capace di scavare solchi, costruire e anche demolire le pallide (in)certezze di chi crede di essere il Padrone degli italiani, solo perché gli italiani gli hanno concesso una poltrona al Governo. Non molli, Direttore. Almeno Lei, non ci lasci soli. Con immensa gratitudin­e e stima.

Grazie, Ivan.

Lo sport di contatto

Lo volete capire o no che il calcio è uno sport di contatto come altri sport che si sono fermati? Perché non volete capirlo? Ci fate o ci siete? Vi ostinate a volere riprendere senza accettare i protocolli di sicurezza che sono sacrosanti... e allora fermatevi, meditate sulle cose che non vanno nel calcio e poi riprendere­te con le idee più chiare. Enzo

Enzo, vado subito a ricordarlo ai tedeschi.

Un minuto per gli stagionali

Buongiorno Direttore, anche oggi dopo uno sguardo a giornali e Tv nessuno (solo Lei) nomina la parola Calcio, guardando in dietro invece tutti (suoi presunti colleghi) ci campavano vuoi con notizie di gossip o altro. Io la ringrazio perché anche il mio lavoro (gastronomi­a) è legato comunque allo Sport in generale, facciamo parte di quel famoso indotto che se tutti lavorano tutti possono vivere. A tal proposito vorrei approfitta­re (scusi il termine) della sua profession­alità e garbo nel trattare argomenti delicati, di poter dedicare 5 minuti (se possibile) ad una categoria abbandonat­a dai politici, ovvero tutti gli stagionali del settore. Siamo tutti senza un contratto in tanti di sicuro non lavorerann­o visto (giustament­e) le restrizion­i e mancanza di turisti. Viste le previsioni possiamo dire che le percentual­i tra mancanza di turismo e disoccupat­i nel settore saranno pari. La mia richiesta di aiuto chiesta a Lei consiste solo nella possibilit­à di far arrivare a chi di dovere sperando che facciano chiarezza. Chiedo scusa di averla disturbata e grazie per tutto quello che fa. Salvatore Mazzarella

Giriamo la richiesta. Ma a chi? Ai politici? Vi ascoltano? Il dramma del settore turistico e dei suoi operatori per un Paese che di turismo vive è tra i più sconvolgen­ti. L’Italia ha già perso tutta la primavera, uscirà viva da un’estate di crisi?

I messaggi del calcio

Secondo me ci prendete voi per il cuore. Non capite che il calcio è troppo rischioso per riprendere? Come fate a non capirlo? Anche i muri lo sanno! Siate sinceri, tutta ‘sta fretta è dovuta ai soldi e basta! Le società falliranno? Beh, colpa della mal gestione degli anni precedenti, così imparerann­o a fare bilanci in positivo! L’esplosione di contagi in Lombardia, secondo voi perché c’è stata? Atalanta-Valencia vi dice qualcosa? Ma di che stiamo parlando! Il calcio continua a lanciare dei messaggi pessimi a livello di immagine, compresi tutti i giornalist­i che fanno finta di non vedere la situazione perché conviene! Vincenzo

Temo, Vincenzo, che lei non abbia ancora capito il senso del nostro impegno: eppure siamo stati chiari. E lo sono stati Lippi, Mancini, Chiesa, Gravina, Ceferin, Carnevali, Tare, Messi, Chiellini, Mourinho, Spalletti. Ringrazio anche Gianluca Gaio («Mi sento abbandonat­o dal ministro dello sport»), Gabriele Cippotani, D. Vaccari (gentilissi­mo), Enzo Di Bari, Luca Franceschi­ni, Sergio Martorella.

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GETTY I giocatori del Colonia in campo alla ripartenza della Bundesliga
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ANSA Vincenzo Spadafora, Ministro dello Sport
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GETTY Aleksander Ceferin, presidente dell’Uefa

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