I LAZIALI RACCOLGONO LE FIRME SCUDETTO
Sulla piattaforma Change.org quasi mille adesioni per chiedere la riapertura del campionato
L’istanza rivolta a Conte e Spadafora «No stop al calcio per decreto»
Il Comitato Consumatori Lazio ha appena lanciato un’altra petizione
Un appello per chi ama il calcio e vive di calcio, non è soltanto un’altra petizione lanciata dai tifosi della Lazio. Il Comitato Consumatori Lazio sta raccogliendo le firme e chiederà la riapertura del campionato al Premier Conte e al ministro Spadafora. Si può aderire in via telematica sulla piattaforma Change.org e da domenica anche attraverso la pagina ufficiale Facebook, appena nata. Sino a ieri pomeriggio erano state raccolte 882 adesioni. L’avvocato Gianluca Mignogna, lo stesso che aveva lanciato la petizione per il riconoscimento dello scudetto 1915 ex aequo con il Genoa, è sceso di nuovo in campo dopo due mesi di attese, burocrazie, protocolli e promesse. Siamo ancora lontani dal punto di ripartenza mentre l’Italia riapre e in Bundesliga si gioca. «Tuteliamo qualsiasi consumatore del calcio. Non è un’iniziativa rivolta soltanto ai tifosi della Lazio, è compatibile con il nostro statuto e autonoma. Non c’è ancora un obiettivo. Vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica. Più saremo, meglio sarà. Va salvato l’indotto del sistema calcio, altrimenti salteranno società e posti di lavoro. Diciamo no allo stop per decreto del campionato. Siamo per la ripartenza e raccogliamo le firme».
TELEMATICA. La petizione, in modo silenzioso o quasi, era scattata lunedì 4 maggio, quando si stava aprendo la cosiddetta Fase Due. La clausura imposta dal lockdown ha impedito di promuovere l’iniziativa come era accaduto ai tempi in cui Mignogna raccolse 30 mila firme prima di depositare l’intera documentazione e l’istanza scudetto sulle scrivanie federali di via Allegri (dove tuttora giace senza una pronuncia definitiva). «All’epoca riuscimmo a organizzare aerostriscioni, persino un corteo di auto storiche ai Castelli per dare visibilità e organizzare dei punti di raccolta. Ai tempi del coronavirus non è possibile e ci dobbiamo accontentare di una petizione telematica, ma anche a porte chiuse sarebbe fondamentale far ripartire il calcio». Nel comunicato in cui era stata avviata la petizione il Comitato Consumatori aveva attaccato il ministro Spadafora: «Più di qualche perplessità - si legge - hanno destato alcune decisioni del Governo e le dichiarazioni del Ministro dello Sport che ad atteggiamenti formalmente finalizzati a programmare l’eventuale ripartenza in sicurezza della Serie A ha alternato parole sottese ad invitare le società interessate a proiettarsi direttamente alla prossima stagione e/o ad affermare che non sussistono i presupposti per completare il campionato e/o finanche a minacciarne lo stop definitivo a mezzo decreto ministeriale, che peraltro potrebbero aver causato sensibili oscillazioni azionarie delle società calcistiche quotate in Borsa e il correlato pregiudizio economico occorso ai relativi investitori».
RIPARTENZA. E’ un’altra battaglia marcatamente laziale, ma non solo. L’avvocato Mignogna, nell’intervista a piede pagina, ha garantito che avrebbe lanciato l’iniziativa anche se la Lazio si fosse trovata in vetta alla classifica e non al secondo posto. In gioco ci sono interessi economici enormi, posti di lavoro, destini aziendali: è un’istanza di sopravvivenza reclamata dai consumatori di qualsiasi bandiera calcistica. La Serie A potrebbe ripartire a metà giugno, non prima, e sarebbe già un successo. I laziali sognano lo scudetto anche a porte chiuse. Per Lotito è una legittima ambizione, ma c’è in primo luogo l’idea di salvare il suo bilancio e quello di altri club, di non perdere l’ultima tranche dei diritti televisivi e il lavoro delle ultime due o tre stagioni. L’intera filiera del calcio soffrirebbe uno stop definitivo del campionato e non testerebbe neppure l’ipotesi di “convivere” con il virus se, come dicono gli scienziati, dopo l’estate si dovesse ripresentare.