PALLOTTA MILLE PAROLE PER UN FLOP
Progetti, speranze e ambizioni hanno lasciato il posto a delusioni, insulti e anatemi: ecco le frasi che certificano il fallimento della gestione
Il presidente sempre più lontano dal club dopo aver fatto credere in una nuova era
Nove anni di parole, gesti, provocazioni. Nove anni di titoli sui giornali, nove anni senza titoli sportivi. Poi speranze, promesse, rettifiche, anatemi, insulti. C’è stato un momento, un lungo momento, in cui James Pallotta ha incarnato la chimera di un mondo diverso, nello spirito del tifoso della Roma affamato di gloria. Ma il suo piano di imprenditore esperto di speculazioni si è poi scontrato con la realtà: non si è avverato quasi niente di ciò che aveva immaginato, o quantomeno proposto. In ambito politico le sue responsabilità sono limitate: ci riferiamo allo stadio di Tor di Valle, che comunque avrebbe intestato a se medesimo e non alla Roma. In ambito sportivo però ha fallito su tutta la linea, almeno in relazione alle aspettative. Il lampo magico della semifinale di Champions League contro il Liverpool non basta a promuovere la sua gestione, che non ha portato trofei e conserva la macchia della finale di Coppa Italia persa contro la Lazio.
Quel giorno Pallotta era all’Olimpico. Erano i tempi in cui il presidente - lo è dal 2012, ma è proprietario della Roma dal 2011 credeva fortemente nelle potenzialità del suo investimento. Ora, nonostante il denaro che continua a erogare per tamponare le perdite in attesa di un compratore, la sua distanza dalla Roma appare incolmabile. Ma su questo, forse solo su questo, Pallotta era stato impeccabile nel giugno 2018, in occasione dell’ultima visita romana: «E’ stato bello essere qui, mi verrete a trovare a Boston». Avevano appena arrestato il compagno d’affari Luca Parnasi, stava svanendo il sogno dello stadio. In questa pagina abbiamo ricostruito le sue frasi più celebri tra strategie e calciomercato, tra polemiche e delusioni.
LUI E I PROGETTI
«L’obiettivo è vincere nel giro di cinque anni. Come ho già fatto nel basket con i Boston Celtics» 6 ottobre 2012
«Lo stadio sarà pronto nel giro di due anni. Incuterà timore ai nostri avversari, non vorrei essere nei panni dei giocatori ospiti». 26 marzo 2014
«Se non facciamo lo stadio entro il 2020 me ne vado». 28 maggio 2017
«Siamo ancora convinti di poter rendere la Roma grande e vincente. Non riusciranno a farmi lasciare Roma. Chi pensa che io voglia arricchirmi con la Roma si sbaglia di grosso. Ma ci serve lo stadio» 31 maggio 2019
LUI E I TIFOSI
«Non è giusto che tutti i nostri tifosi debbano essere puniti per colpa di pochi idioti che frequentano la Curva Sud. E sono sicuro che la maggior parte dei tifosi della Roma si sia stufata di questi fottuti idioti» 7 aprile 2015
«Sapete com’è un derby tra Roma e Lazio? Nel Nord Italia non litigano molto, non è così, ma al Sud… come Napoli, Roma… i problemi di sicurezza sono davvero significativi». 13 gennaio 2018
LUI E IL MERCATO
«La Roma è una società sana, non ha bisogno di vendere giocatori». 28 luglio 2014 «La Roma non è supermercato: questa idea mi provoca frustrazione» 28 marzo 2018
«Non ho alcun interesse a vendere Alisson. Le possibilità che vada via sono pari a zero. Abbiamo venduto tanto nella scorse stagioni, da ora in poi non sarà così» 23 aprile 2018
«Volevo liberarmi di Alisson? No, ma dovevamo fare i conti con il Financial Fair Play e anche lui voleva andare in una squadra che poteva offrirgli molto di più rispetto a quello che le nostre risorse ci avrebbero permesso. Salah invece voleva andare via, come Pjanic». 31 maggio 2019
LUI E GARCIA
«Non ho mai cercato altri allenatori. Ho assoluta fiducia in Garcia. Ho letto articoli senza senso». 5 giugno 2015
«Con Rudi la squadra stava andando alla deriva. Per questo ho chiamato Spalletti al suo posto». 17 ottobre 2018
LUI E MONCHI
«Io e Monchi la pensiamo allo stesso modo: l’impronta del suo lavoro si vedrà presto. Monchi è stato un dono del cielo» 23 aprile 2018
«Con Monchi non ha funzionato nulla. E’ stato il peggior errore commesso nella mia gestione. Non aveva mai un piano B, gli ho dato le chiavi della Roma ma ha fallito» 18 marzo 2019
LUI E LA GESTIONE
«Io ritengo che noi possiamo diventare uno dei primi 5 brand sportivi e club del mondo. Potremo mai arrivare al numero 1? Questa è la nostra aspirazione. Ammiro la Juventus, come altre grandi società internazionali. Ma noi vogliamo essere la Roma». 13 giugno 2015
«Non ho mai pensato a lasciare il club. Questo progetto mi esalta ancora. Quando forse avrò 75 anni non starò più qui, ma questo non è un progetto a breve termine per me». 27 febbraio 2019
«Ho commesso tanti sbagli, l’ultima stagione è stato un completo disastro. Uno di questi è stato non venire a Roma nell’ultimo anno. Ero così arrabbiato, già da agosto, per come le cose stavano andando che temevo che la mia presenza non sarebbe stata d’aiuto. Questo è stato un grave errore, la prossima stagione ci sarò». 31 maggio 2019
«Con De Rossi ci siamo lasciati da amici» 31 maggio 2019
LUI E LA CONCORRENZA
«A Roma tutti, a parte Lotito, vogliono lo stadio. Abbiamo fiducia. Lotito è simpatico, un personaggio buffo». 4 giugno 2017
«Non so cosa stia succedendo al Milan, è una pazzia. Non hanno i soldi, li prendono in prestito e stanno investendo molto. A un certo punto ne pagheranno le conseguenze. Solo loro in Serie A stanno perdendo la testa» 28 luglio 2017
LUI E TOTTI
«Sto apprezzando i progressi di Francesco come dirigente. I suoi consigli sugli allenatori sono preziosi». 31 maggio 2019
«Siamo molto delusi per il suo addio. Gli avevamo offerto la qualifica di direttore tecnico. Credevamo potesse diventare un grande dirigente». 18 giugno 2019 ©RIPRODUZIONE RISERVATA
«L’obiettivo è vincere nel giro di cinque anni» Ma è a zero trofei
Monchi è passato da «dono di Dio» a «peggior errore che ho commesso»