Bandecchi: C unica a 22 squadre e due gironi semipro’ per ripartire
Il presidente della Ternana in esclusiva indica i problemi e come vanno affrontati «Il calcio esistito sino a gennaio è finito: se non si cambia format tanti club non si rialzeranno più»
Presidente Bandecchi, oggi pomeriggio la Ternana si ritrova per i controlli sanitari: è un segnale di ripartenza? «Si fa ciò che si deve fare per la ripartenza, poi si vedrà come e quando. Io voglio giocare, credo che si possa fare ad agosto perché ora è troppo pericoloso. Non accetterò i calcoli dei meriti sportivi, resto convinto che la promozione si debba decidere sul campo».
Parlerà col tecnico e i giocatori? «Per adesso sono recluso all'Unicusano a Roma. Venerdì ci sarà la possibilità di uscire e la prossima settimana vorrei fare un salto a Terni».
Cosa si aspetta dal calcio che verrà?
«Ho la sensazione che non sarà come prima. Se si ripartisse a settembre come oggi, la Serie C non ce la farà. Ci sono società in evidente difficoltà, sappiamo che la categoria è totalmente supportata dai presidenti. Ci vogliono dai 4 ai 10 milioni, tanti non hanno questa possibilità. A gennaio esisteva un mondo che ora non c'è più».
Cosa suggerisce?
«Una Serie C nazionale con 22 squadre da nord a sud, poi due gironi di semi-professionismo. Serve qualcosa di diverso, non si può continuare a passare da un campionato con tre gironi a uno unico e molto più complicato sebbene sostenuto economicamente».
Si può tornare in campo anche solo per i playoff e la finale di Coppa Italia?
«Si può fare se spostiamo i tempi in avanti con tutte le cautele, guardando quanti potranno permettersi di applicare il protocollo che costa almeno 150mila euro, oltre a pagare lo staff e i giocatori. Chi non ce la fa, può ritirarsi pensando giustamente prima alla propria azienda. Se il calcio deve aspettare i soldi da questo governo, moriremo tutti di fame.
Fin qui non è arrivato niente».
Possiamo già chiamarla cittadino onorario di Terni?
«Non vorrei mettere in difficoltà il Sindaco, la giunta e il consiglio comunale. Mi onora il fatto che la tifoseria abbia chiesto questa cosa e non voglio fare pressioni. Terni è una città importante».
State aiutando tante famiglie ternane in difficoltà.
«Ci siamo adoperando come succede in molte città italiane, sperando magari a un certo punto di non trovare più chi ha bisogno. In questa operazione sociale ho visto una tifoseria molto unita, anche i più critici quando si parla di calcio. Tutti si sono messi a disposizione, club e curve unite per un'azione voluta dalla tifoseria e nata insieme su Instagram. C'è un coinvolgimento totale, con Tagliavento e i tifosi in prima linea, che si rendono disponibili a collaborare».
Il museo e un libro sulla storia rossoverde possono spingere l'entusiasmo?
«E' la volontà di dare alla tifoseria ciò che si merita. Del libro si parla da anni, era pronto, ci siamo resi disponibili e adesso è andato in stampa. Il museo è una bella idea per la storia del club e la città. Mi è stato suggerito di abbinare il museo e un bar per creare posti di lavoro. Penso che il progetto si realizzerà a breve».
E' disposto a fare un fioretto purché finisca l'emergenza Coronavirus?
«Sono disposto a qualsiasi cosa. Mi sono fatto tre volte il cammino di Santiago di Compostela, potrei farlo in Umbria. Questo virus è devastante, va tolto di torno per tornare a vivere».
«L’attuale stagione? I playoff spostati più avanti con le date sono una soluzione»