«Paltrinieri è nato per il fondo Con lui sembra il Luna Park»
Parla la nuova guida tecnica dell’azzurro tra i 1.500 e i progetti in acque libere Fabrizio Antonelli: «Morini è stato un signore, gli ho chiesto consigli Greg può vincere anche la 10 km»
I1.500 del destino: la storia acquatica di Fabrizio Antonelli, 39 anni, comincia alla metà degli Anni Ottanta, in una piscina del quartiere Portuense, a Roma. In una delle sei corsie del Domar (che sono lì ancora oggi), mentre Stefano Battistelli macina bracciate tra un argento mondiale appena sedicenne nei 1.500 (rieccoli) e il primo podio olimpico maschile a Suel ‘88 (nei 400 misti) un giovanissimo Fabrizio Antonelli proprio al suo fianco mette i braccioli e comincia il suo lungo percorso nel mondo del nuoto. Prima da atleta con il titolo italiano categoria ragazzi nei 1.500 (ci risiamo) e oggi da allenatore di Gregorio Paltrinieri, oro olimpico a Rio e a questo punto è quasi inutile ricordare in quale gara.
Giovane e saggio, Antonelli non sbaglia una risposta. Barcolla solo sulla data del matrimonio (con Martina De Memme, azzurra con la 4x200 a Rio): una piccola incertezza immediatamente colta - chiaramente senza conseguenze... - dalla sua metà.
L’umore di Antonelli è ottimo. Il suo gruppo di lavoro è raddoppiato: a Rachele Bruni (argento olimpico della 10 chilometri a Rio 2016) e Arianna Bridi si sono appena aggiunti Paltrinieri e Acerenza: «E’ come una gara: finché non sali sul blocchetto hai lo stomaco chiuso, poi cominci e passa tutto».
“Cominciare” è una parola grossa. Con Paltrinieri avete appena fatto il tuffo...
«In effetti siamo davvero all’inizio. Ma non sono spaventato, mi piace fare questo lavoro e sono di fronte a una grande sfida».
Contatti con Morini?
«L’ho chiamato quando Greg ha dato l’annuncio del cambio di guida tecnica. E’ stato un signore, gentilissimo»
Tra colleghi è normale. «Colleghi? Non scherziamo. Lui ha vinto tutto ed è un punto di riferimento, io sono all’inizio. Al momento non penso neanche di potermi sedere a cena al suo stesso tavolo».
Consigli tecnici?
«Ne ho chiesti, penso sia normale. Anche perché non credo di dover stravolgere tutto. I risultati di Paltrinieri e del gruppo di Ostia parlano chiaro. Poi ovviamente ho la mia filosofia di allenamento».
Eppure Greg ha voluto cambiare. «E ha scelto me. Non l’avrei mai immaginato: abbiamo costruito un buon rapporto quando ci siamo incrociati in occasione delle gare in acque libere. Lui è curioso di tutto, mi ha fatto mille domande. Ma devo ammette- re che non ho mai dato risposte troppo dettagliate: a parte che non mi sembrava corretto, in più non sapendo come lavorava non avrei potuto dare indicazioni realmente utili».
Paltrinieri e il nuoto di fondo. «Una passione che si porta dietro da quando era bambino. Penso che il lockdown, con il rinvio delle Olimpiadi, abbia accelerato questo processo di cambiamento».
Ma potrà vincere anche in acque libere?
«Sono convinto di sì. Dal punto di vista tattico può crescere ancora tantissimo. La sua motivazione è enorme. Tecnicamente, è il prototipo del nuotatore di fondo».
Un esempio?
«A Gwangju, quando al Mondiale è rimasto fuori dal podio. Gli ho fatto comunque i complimenti perché si è visto che aveva dato tutto. Ma era fuorioso, anche in quella occasione, senza esperienza, era entrato in acqua per vincere. Non esserci riuscito per lui era un fallimento».
Non c’è il rischio di trascurare i 1.500?
«No, lavoreremo su tutte le distanze senza trascurare niente»
Problemi di gestione con Rachele Bruni e Arianna Bridi? «Penso proprio nessuno. L’altro giorno si sono incontrati per la prima volta: è stata una festa. Sembrava di stare al Luna Park. Cambieremo sede di allenamento, stiamo studiando con la Federazione la soluzione migliore. Credo che faremo rotta su Roma Nord, tra Foro Italico e Acquacetosa»
«Per me è una grande sfida è il mio lavoro nessuna paura»