«IL COMUNE IN CAMPO PER LA VIRTUS ROMA»
Frongia: «Mi sono già attivato per sondare a chi potrebbe interessare rilevare la società»
L’assessore allo sport parla della scelta di Claudio Toti di vendere il club, che in assenza di acquirenti sparirebbe
Gianni Petrucci, presidente della Fip, ha indicato Giovanni Malagò, n.1 del Coni, come unica persona in grado di poter trovare uno o più imprenditori interessati a comprare la Virtus Roma, messa in vendita domenica da Claudio Toti.
Entro il 16 giugno bisogna presentare domanda di permanenza in A, entro il 30 giugno depositare in Lega la fideiussione da 250.000 euro e la tassa associativa di 15.000. La Lega si prende 10 giorni per controllare il tutto e mandare eventuali osservazioni ai club, che hanno tempo sino al 30 luglio per dimostrare di aver risolto ogni problema e mandare la domanda di iscrizione alla Fip.
Insomma, il tempo stringe. E giacché in assenza di acquirenti la Virtus scomparirebbe, anche il Comune di Roma sta provando ad evitare il peggio. Lo spiega Daniele Frongia, assessore allo Sport, politiche giovanili e grandi eventi della Capitale.
«Domenica mattina Claudio Toti ha anticipato la notizia a me, che ero abbonato al Messaggero Basket negli anni 90 e che seguo sempre il basket, e alla sindaca Raggi. Ritengo che perdere la serie A sarebbe un vero dramma per lo sport capitolino. Toti mi ha sottolineato la possibilità di salvare la situazione nel caso subentrassero nuovi imprenditori, soggetti virtuosi che possano dare un reale contributo alla nostra pallacanestro. Io non alzerei subito la bandiera bianca: come amministrazione faremo di tutto per dare un impulso ad eventuali contatti tra eventuali imprenditori e la Virtus».
Perché è così difficile fare basket nella Capitale?
«Il basket romano ha una storia importante, eppure la Virtus non è riuscita a trovare un main sponsor. Questo è il principale problema. Però attenzione, non è un problema solo della pallacanestro a causa della crisi, prima e dopo il Coronavirus: se una multiutility prima finanziava tre eventi, ora si impegnerà con due. E poi c’è anche un discorso di pubblico del basket, con la differenza tra quello di A2 e di serie A».
La “colpa” per le difficoltà di sostenere una società di basket a Roma è sempre del calcio, fagocitante di risorse ed interessi? «Il calcio ha un ruolo molto importante, coprendo una fascia rilevante del mercato è indubbio. Ma lo stesso avviene a Milano e Napoli».
Cosa può fare in concreto il comune di Roma per evitare che la Virtus, non trovando un compratore, scompaia?
«In passato abbiamo parlato con Toti sull’ipotesi di una realizzazione di un nuovo palasport (non andato a buon fine, ndr). Poi abbiamo risolto il suo problema di dove fare allenare la squadra, trovando alla Virtus l’impianto del Tellene. Adesso? Il Comune già nelle ultime 24 ore si è attivato per sondare la realtà imprenditoriale romana, per capire se c’è qualche soggetto virtuoso che interessato ad entrare nella Virtus. Perché il basket italiano non può fare a meno proprio della Capitale».
A rendere ancora più difficile il compito di mantenere in vita la Virtus è stato l’affitto piuttosto gravoso del PalaEur, visto che il Palazzetto dello Sport è stato chiuso due anni fa. Da allora l’impianto è in stato di abbandono. Qual è la situazione attuale dello storico impianto ideato da Pier Luigi Nervi per i Giochi di Roma 1960?
«Facciamo un passo indietro. Tre anni fa abbiamo fatto degli approfondimenti con i tecnici sullo stato di conservazione del Palazzetto: areazione, caldaia. Ci siamo accorti che mancava una serie di interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, da 20 anni. Quindi, corresponsabili il Comune e le società che hanno gestito l’impianto a fase alterne. La situazione era drammatica. Nonostante fosse un provvedimento impopolare, abbiamo dovuto chiudere per la sicurezza di tutti. Ora finalmente stiamo vedendo la luce, perché sta per uscire il bando per i lavori che in questi anni ha subito diversi rallentamenti. Adesso c’è un progetto per un unico lotto di lavori. Una volta aggiudicato il bando, inizieremo le opere. La tempista? E’ quella della pubblica amministrazione...».
E il progetto di Toti di costruire un nuovo Palazzo, che fine ha fatto?
«Non è stato mai presentato alcun progetto. C’erano state solo delle interlocuzioni per capire dove costruirlo. Nessuna società sportiva ad oggi ci ha fatto avere un progetto per la realizzazione di un impianto coperto. Avevamo pensato alla nuova Fiera di Roma come area per un nuovo palasport, valido sia per la pallacanestro che per il volley. Poi però non si è trovato un accordo con la Fiera. E’ stato un peccato».
«La situazione è difficile, ma io non alzerei subito bandiera bianca»
«L’amministrazione farà ogni cosa per dare un impulso ai contatti. Perdere la Serie A sarebbe un dramma per la Capitale»
«Abbiamo dovuto chiudere il Palazzetto per la sicurezza di tutti Ora sta per uscire il bando per i lavori di ristrutturazione»
«Costruire un nuovo Palasport? Non è stato mai presentato alcun progetto. L’idea della Fiera non è andata in porto»