Sparita la frenesia domina la prudenza
Si chiede la ripartenza di sagre, mercati e fiere. File fuori dai negozi
Milano riparte, lentamente. Il primo giorno effettivo della fase due è stato vissuto con cautela e attenzione a tutte le norme sanitarie che la Regione Lombardia ha raccomandato in queste ore. I cittadini milanesi non si sono riversati in massa per strada, ma hanno scelto di ricominciare gradualmente. Da ieri hanno riaperto bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti, autoscuole, musei, luoghi e monumenti storici e altre attività culturali, ma non tutti hanno scelto di ricominciare. Sono ancora tante le attività commerciali con la saracinesca abbassata, chi in attesa della sanificazione del locale o della messa in sicurezza per i clienti, altri invece aspettano inizio giugno considerando che l’affluenza in queste ore è davvero bassa.
PICCOLI PASSI. I bar del centro storico hanno riaperto ma all’intero sono quasi vuoti, in pochi si godono un caffè all’aperto con vista Duomo, nonostante la giornata soleggiata. Stessa scena lungo i Navigli, pochi bar e ristoranti hanno ricominciato a tutti gli effetti. C’è ancora timore del contagio a Milano, una delle città più colpite d’Italia dal Coronavirus, infatti le strade sono poco affollate, eccezion fatta per il mattino quando c’è il solito afflusso dei lavoratori. I tassisti sono una delle categorie più colpite a causa del calo drastico del turismo, come ci spiega Giorgio, conducente di taxi ormai da oltre 20 anni: «Siamo davvero in difficoltà. In centro c’è poca gente e va avanti così da due mesi. Speriamo di vedere in città qualche turista in più da giugno, quando dovrebbero riaprire i collegamenti con i paesi esteri, altrimenti non sappiamo come fare».
REGOLE RISPETTATE. Negozi aperti limitatamente pure per le vie dello shopping milanese, e quelli in attività in via Dante, nella Galleria Vittorio Emanuele o via Montenapoleone hanno poca affluenza. Tutti però sono attenti alle regole e indossano mascherine e guanti, all’ingresso c’è chi controlla la temperatura e invita i clienti a utilizzare gel igienizzante, ma soprattutto sono diffuse le segnaletiche a terra per il mantenimento delle distanze di sicurezza. Le attività presentano un’adeguata informazione sulle misure di prevenzione all’ingresso, chi dispone di ampi spazi riesce a far entrare poche persone per volta, altri invece sono costretti a sfruttare luoghi esterni per servire i fruitori, mentre la consumazione a buffet nei bar o ristoranti non è consentita. Anche i mezzi di trasporto, pienamente funzionanti, sono semivuoti: «Il cittadino milanese ha ancora timore e per ora preferisce spostarsi a pieni o in biciletta, ma in tanti sono ancora a casa in smart working», spiega uno dei tanti conducenti di tram che attraversano il centro storico.
CHI PROTESTA. Non manca chi ha voluto manifestare il disappunto sotto la sede del Comune di Milano. Un gruppo di lavoratori ha scioperato civilmente, creando però un assembramento, per sollecitare la riapertura di mercati, fiere e sagre, a differenza dei grossi centri commerciali che invece sono ripartiti e hanno una discreta affluenza. Le file più lunghe infatti sono sempre all’esterno di negozi di generi alimentari o beni di prima necessità.