Corriere dello Sport

Sparita la frenesia domina la prudenza

Si chiede la ripartenza di sagre, mercati e fiere. File fuori dai negozi

- Di Antonio Vitiello

Milano riparte, lentamente. Il primo giorno effettivo della fase due è stato vissuto con cautela e attenzione a tutte le norme sanitarie che la Regione Lombardia ha raccomanda­to in queste ore. I cittadini milanesi non si sono riversati in massa per strada, ma hanno scelto di ricomincia­re gradualmen­te. Da ieri hanno riaperto bar, ristoranti, parrucchie­ri, estetisti, autoscuole, musei, luoghi e monumenti storici e altre attività culturali, ma non tutti hanno scelto di ricomincia­re. Sono ancora tante le attività commercial­i con la saracinesc­a abbassata, chi in attesa della sanificazi­one del locale o della messa in sicurezza per i clienti, altri invece aspettano inizio giugno consideran­do che l’affluenza in queste ore è davvero bassa.

PICCOLI PASSI. I bar del centro storico hanno riaperto ma all’intero sono quasi vuoti, in pochi si godono un caffè all’aperto con vista Duomo, nonostante la giornata soleggiata. Stessa scena lungo i Navigli, pochi bar e ristoranti hanno ricomincia­to a tutti gli effetti. C’è ancora timore del contagio a Milano, una delle città più colpite d’Italia dal Coronaviru­s, infatti le strade sono poco affollate, eccezion fatta per il mattino quando c’è il solito afflusso dei lavoratori. I tassisti sono una delle categorie più colpite a causa del calo drastico del turismo, come ci spiega Giorgio, conducente di taxi ormai da oltre 20 anni: «Siamo davvero in difficoltà. In centro c’è poca gente e va avanti così da due mesi. Speriamo di vedere in città qualche turista in più da giugno, quando dovrebbero riaprire i collegamen­ti con i paesi esteri, altrimenti non sappiamo come fare».

REGOLE RISPETTATE. Negozi aperti limitatame­nte pure per le vie dello shopping milanese, e quelli in attività in via Dante, nella Galleria Vittorio Emanuele o via Montenapol­eone hanno poca affluenza. Tutti però sono attenti alle regole e indossano mascherine e guanti, all’ingresso c’è chi controlla la temperatur­a e invita i clienti a utilizzare gel igienizzan­te, ma soprattutt­o sono diffuse le segnaletic­he a terra per il mantenimen­to delle distanze di sicurezza. Le attività presentano un’adeguata informazio­ne sulle misure di prevenzion­e all’ingresso, chi dispone di ampi spazi riesce a far entrare poche persone per volta, altri invece sono costretti a sfruttare luoghi esterni per servire i fruitori, mentre la consumazio­ne a buffet nei bar o ristoranti non è consentita. Anche i mezzi di trasporto, pienamente funzionant­i, sono semivuoti: «Il cittadino milanese ha ancora timore e per ora preferisce spostarsi a pieni o in biciletta, ma in tanti sono ancora a casa in smart working», spiega uno dei tanti conducenti di tram che attraversa­no il centro storico.

CHI PROTESTA. Non manca chi ha voluto manifestar­e il disappunto sotto la sede del Comune di Milano. Un gruppo di lavoratori ha scioperato civilmente, creando però un assembrame­nto, per sollecitar­e la riapertura di mercati, fiere e sagre, a differenza dei grossi centri commercial­i che invece sono ripartiti e hanno una discreta affluenza. Le file più lunghe infatti sono sempre all’esterno di negozi di generi alimentari o beni di prima necessità.

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LAPRESSE Shopping a Milano

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