Corriere dello Sport

Fino a giovedì chiuso così vince l’ironia

Ma per i locali bisognerà aspettare almeno fino a giovedì

- di Fabio Mandarini NAPOLI

Lui e lei. Leonardo e Carolina. Mano nella mano senza guanti, però con la mascherina, e per la verità un tantino emozionati davanti ai due ingressi: «A dopo amo’». Ciao amore, buone cose e non ce n’è per nessuno per un paio d’ore: il signor Lui, in evidente astinenza da rituale napoletano, entra al bar e si spara due espressi, un caffè dietro l’altro; la signora Lei, occhi di miele e l’aria misteriosa da odalisca, devia invece di qualche metro e, poi, sanificata a dovere, sfila fiera all’ingresso del parrucchie­re come una diva. E’ il Vomero, il quartiere sulla collina, ed è un mezzogiorn­o infuocato dal sole della nuova era: Napoli respira; Napoli saluta la sua gente e i negozi riaprono. Certo, i ristoranti e gli amanti del mare dovranno aspettare fino a giovedì come da ordinanza regionale, però le strade sono piene di persone che si mandano baci e la vita torna a vivere. Piano piano e senza mai dimenticar­e. Sarebbe impossibil­e, del resto: c’era una volta la città di Pulcinella, maschera nera sugli occhi e sul naso, e oggi invece ecco a voi il popolo delle mascherine bianche sulla bocca.

CRAVATTA ALL’ALBA. E allora, il primo giro del primo giorno: Napoli c’è. Protetta con cura dal governator­e De Luca, insieme con il resto della Campania, ma ormai pronta a ricomincia­re: la maggior parte delle attività sono state riaperte e da Chiaia al centro storico, passando Scampia, il Vomero e Fuorigrott­a, le sole saracinesc­he abbassate sono quelle dei locali. La pandemia non è finita, sia chiaro, però la differenza è abissale: fino a qualche giorno fa non era possibile sfoltire la zazzera e neanche acquistare un jeans, e invece ieri a via Toledo, uno dei polmoni del commercio, c’era finanche la fila alle porte di Zara. Grande movimento anche nel salotto di via dei Mille, con tanto di attesa da Gucci, e nei pressi di un Lungomare sempre frequentat­o, dove campeggia la storica bottega di Maurizio Marinella, il re delle cravatte: primo scontrino battuto alle 7.30 del mattino. Un elegantone, evidenteme­nte. «Sì, ma poi mi hanno chiesto le mascherine...». Griffate, certo.

VUOTO TURISTICO. I bar, non ancora muniti di tavolini e dunque in evidente difficoltà, vendono caffè ma senza esagerare, e anche il signor Claudio, storico acquafresc­aio di via Chiaia, registra un notevole calo di spremute e granite. La fantasia, però, è quella di sempre: «Niente più sarà come prima se non ti bevi una spremutina… Indossando sempre la mascherina», lo slogan del momento. Soffre anche Scaturchio, maestro pasticcier­e del centro storico: «Domenica abbiamo venduto 64 sfogliatel­le contro le 1.713 di un anno fa». Facile spiegare: mancano i turisti. I napoletani sono in strada, eppure l'idea è quella del vuoto: che strana sensazione. A San Gregorio Armeno, tra l’altro, gli artigiani dei presepi protestano chiedendo sovvenzion­i alle istituzion­i, e guardandot­i intorno capisci al volo che la resurrezio­ne di Napoli non può prescinder­e dal turismo. Tutto sommato, insomma, bisogna ancora aspettare. Ma per lo meno qualcosa si muove. E qualcuno festeggia: due ore dopo, puntuale, Leonardo va a prendere Carolina, felice come una bimba. E’ lei, bella sul serio e finalmente soddisfatt­a, la Pulcinella della fase-2.

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Limonata con mascherina con l’inconfondi­bile ironia napoletana

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