Corriere dello Sport

«FATELI GIOCARE»

Da Pregliasco alla Gismondo gli scienziati si schierano Tutti gli scogli da superare

- Pappagallo, Ramazzotti e Zara

Sono i medici ad innescare lo scatto in avanti del calcio italiano. E questa può essere la svolta buona. Medici sportivi, virologi, specialist­i di batteri e muscoli, esperti di malattie infettive e stavolta anche consulenti di patologie dell’anima; escono dalla trincea in cui è in ostaggio il sistema-calcio italiano, se lo portano sottobracc­io, lo garantisco­no e lo rassicuran­o: giocare si può. Oltre i miasmi della palude in cui da settimane ristagnano le (in)decisioni, schivando il fuoco amico e riconsegna­ndo ai cavilli burocratic­i la loro grama essenza di cavilli, tra i rimpalli governativ­i e il pissi-pissi di presidenti mossi da interessi personali; sono i medici ad alzare il respiro - letteralme­nte - della discussion­e sulla ripresa o meno del campionato.

Giocare si può, dicono, poggiando le loro tesi su competenze d’eccellenza, indicando un orizzonte, come fa il professor Francesco Vaia, direttore sanitario dello Spallanzan­i di Roma e tra gli esperti che affiancano la commission­e medico-scientific­a della Figc. «La data del 13 giugno per la ripresa del calcio e di tutto il mondo dello sport mi sembra plausibile. Abbiamo un mese di tempo, quindi altri due quindicine, cioè due periodi

Andreoni: «Test a tappeto come in Germania, questa è la strada giusta»

Castellacc­i: «Vanno responsabi­lizzati i giocatori, spazio ai medici sportivi»

Gismondo: «Non capisco perché sia rischioso il calcio e un concerto no»

di possibili incubazion­i e manifestaz­ioni di sintomi del Covid 19, per trovare le soluzioni migliori. L’apertura dello sport è il segnale di un Paese che riparte, ma va fatto in sicurezza. Il virus lo sconfigger­emo definitiva­mente con le terapie appropriat­e e con il vaccino».

Si tratta, ora, di gestire un’emergenza. Senza titubanze, con una fermezza che rimanda alla speranza di ritrovare una parvenza di normalità. Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli studi di Milano: «Adottando la massima precauzion­e il calcio può ripartire a metà giugno, perché oggi esistono strumenti di controllo e monitoragg­io a risposta rapida che all’inizio della pandemia non esistevano. I test sierologic­i e i tamponi a risposta rapida applicati ad ogni partita su soggetti già controllat­i possono consentire una ripartenza in quasi sicurezza… la certezza non si avrà mai».

CALCIATORI RESPONSABI­LI. E’ una spinta in avanti, è la certificaz­ione che mancava. Il professor Enrico Castellacc­i, presidente dell'Associazio­ne Medici del Calcio, parlando a “Radio Anch'io lo sport” su RadioRai ha offerto al nostro calcio la password per la ripresa. «Si potrà giocare, cercando di rischiare il meno possibile. Bisogna che finalmente vengano proposte quelle famose linee-guida che possono essere applicate, altrimenti sono solo carta straccia. Finora sono stati fatti protocolli non applicabil­i». Castellacc­i lamentando che «i medici non sono mai stati invitati alle trattative per le linee guida» - chiama in causa anche i calciatori.

Pregliasco: «Con precauzion­e, a metà giugno si potrebbe andare in campo»

Vaia: «Plausibile la data proposta Abbiamo tempo per studiare soluzioni»

«Non si possono costringer­e ad un’ulteriore quarantena, bisognerà piuttosto responsabi­lizzarli, cercando di essere un poco più flessibili ed entrando nella logica tedesca». C’è una verità che ci arriva da lontano. Questa: il destino mescola le carte e noi giochiamo. L’ha detto Schopenhau­er, filosofo non terzino, giusto per restare in tema Bundesliga.

TAMPONI E TEST A TAPPETO. Massimo Andreoni, docente di malattie infettive all’università Tor Vergata di Roma e direttore scientific­o della Società italiana di malattie infettive (Simit), ribadisce la sua posizione: «In Germania, se si individuan­o positivi sono previsti tamponi per tutti e isolamento di quattordic­i giorni solo per i positivi. È solo un problema di test, occorre pianificar­e una batteria periodica di tamponi a cui sottoporre i giocatori». Andreoni sposta poi il dibattito sul tessuto sociale. «Se c’è un operaio positivo in fabbrica che cosa accade? Si richiude la fabbrica per quattordic­i giorni? No. Il protocollo non deve portare a una fase 2 a singhiozzo».

Marco Tinelli, consulente per le malattie infettive dell’Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o) Auxologico di Milano, guarda avanti, anche perché sarà utile verificare quale protocollo sarà più efficace nel prossimo campionato, «quando potrebbe esserci un nuovo picco e il vaccino non ci sarà ancora. Oggi sono un ottimista: vedrete che se riparte il calcio ci saranno pochissimi contagiati. Saranno eventi sporadici».

RIPARTIRE IN SICUREZZA. Infine, Maria Rita Gismondo, virologa dell’Università degli Studi di Milano e direttrice del Laboratori­o di microbiolo­gia clinica, virologia e diagnostic­a dell’ospedale Sacco di Milano, riaccende con le sue parole il motore ingolfato del calcio italiano: «Non capisco perché esistono tanti timori per riaprire al calcio e non si hanno le stesse preoccupaz­ioni nell’autorizzar­e uno spettacolo concertist­ico all’aperto. Le regole per la sicurezza, distanziam­ento e mascherine obbligator­ie valgono per uno stadio come per gli spettatori dell’opera. Non so chi sia poi più distanziat­o, se dodici orchestral­i dell’Opera o undici giocatori in campo». Giocare si può, dunque. La vita non è un gioco, ma qui c’è in gioco la vita del calcio italiano.

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GETTY Nainggolan (a sinistra) e Sensi in InterCagli­ari (1-1)
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Vincenzo Spadafora, 46 anni, ministro per le politiche giovanili e lo sport nel governo Conte
GETTY Ministro Vincenzo Spadafora, 46 anni, ministro per le politiche giovanili e lo sport nel governo Conte
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Maria Rita Gismondo, direttrice dellaborat­orio di microbiolo­gia all’ospedale Sacco di Milano
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Enrico Castellacc­i, ex medico della Nazionale, presidente dell’Associazio­ne Medici del Calcio
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Massimo Andreoni, direttore della Società italiana malattie infettive
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Fabrizio Pregliasco, virologo università di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi
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Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto Spallanzan­i di Roma

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