ALLENAMENTI E QUARANTENA SCIOLTI I NODI
Spadafora dà il via libera alla serie A: «L’Italia riparte, è giusto che riparta anche il pallone». Il 28 vertice sul riavvio del campionato Gravina: «Al lavoro per la ripresa»
Liberi. I calciatori sono liberi di allenarsi e giocare, gli italiani di tornare ad appassionarsi, pur se a distanza. Adesso le condizioni per ripartire ci sono tutte: gli esperti hanno certificato che il protocollo della federcalcio è completo, puntuale, ha i caratteri della sicurezza.
Liberi noi di condividere la prima, soffertissima gioia con chi - come il Corriere dello Sport-Stadio - ha fin dall’inizio lottato contro troppi nemici alcuni sorprendenti, altri meno - per la ripartenza del campionato. Mi riferisco a Gabriele Gravina, a Paolo Dal Pino, ai club che non li hanno mai abbandonati, alla politica del buonsenso.
Finalmente una buona notizia, ne eravamo a corto da un pezzo. Per tanti, una pillola antidepressiva. Non si tratta di un ritorno alla normalità, traguardo ancora lontanissimo, ma di un segnale di responsabilità e speranza.
Nessun trionfalismo: non è questo il tempo dell’euforia, né di stupide rivincite. Il calcio meritava di essere tenuto in grande considerazione anche in un momento come l’attuale. Complicatissimo. È sufficiente camminare per strada, incrociare mascherine che fino a febbraio erano volti riconoscibili o conosciuti, osservare gente spaventata e consapevole che mantiene le distanze di sicurezza, per rendersi conto che tutto è cambiato, che questa vita è un surrogato. I bar non sono più bar, i ristoranti non sono più ristoranti, le vetrine delle librerie sono piene di titoli sulla pandemia, vuoti i negozi di abbigliamento. Ho perfino visto decine di persone fare la coda per acquistare le cialde per la macchina da caffé. La vita ce la consegnano, adesso, delivery life: siamo passati da io resto a casa perché me lo impone il governo a io resto a casa perché non mi fido e ho paura. Tanti giovani, i più giovani, sono vittime della sindrome della tana.
Per settimane abbiamo ripetuto che la ripartenza del calcio avrebbe avuto anche una funzione consolatoria, la partita come bene di conforto: così è stato per la Germania, al punto che a giugno ripartirà anche il basket. Noi non siamo alla ripresa ufficiale, per quella dobbiamo attendere il 28 maggio, ma da ieri possiamo sperare che il miracolo si compia.
Ai tifosi organizzati che si sono schierati contro il riavvio faccio presente che la Premier terrà chiusi gli stadi per tutto l’anno e che l’Italia la imiterà: non ci sono, né ci saranno nei prossimi mesi, le condizioni per riaprire gli impianti al pubblico. Chi coltiva la passione per tutti gli sport, non solo per il pallone, e ne scrive da sempre non riesce a concepire uno stadio e un palazzetto vuoti. Ma fino a inizio marzo non aveva nemmeno immaginato di finire agli arresti domiciliari, a un’esistenza solo apparentemente smart.
A Vincenzo Spadafora, quello del «di riaprire non se ne parla», ricordo che nessuno ha mai preteso una data nel periodo in cui morivano dalle 400 alle 700 persone al giorno: chi si ingegnava per evitare il blocco definitivo si augurava soltanto che il ministro dello sport lo accompagnasse, lo sostenesse, ne comprendesse le ragioni. Di fronte alla più drammatica delle evidenze, tutti si sarebbero arresi.
A Damiano Tommasi, la delusione di questi mesi, che dice «ci vogliono 4 settimane di allenamento per arrivare alla partita», ricordo che in Bundesliga hanno cominciato ad allenarsi il 6 maggio e il 16 erano in campo per i tre punti. E che Carlo Ancelotti, l’allenatore più vincente di sempre, ripete convinto che per preparare una squadra non servono più di dieci giorni. Oggi, più della recrudescenza del virus, temo i colpi di coda di chi non ha mai smesso di remare contro.
Roberto Baggio un giorno mi disse: «Non metterti mai contro i campioni perché alla fine sono sempre loro a vincere». E il calcio è il campione dei campioni.
Il Comitato tecnico-scientifico del governo ha approvato il protocollo della Figc per gli allenamenti collettivi del calcio. Si tratta di un passo in avanti fondamentale, ma la ripresa del campionato non è ancora certa: sarà il principale argomento di discussione di un summit convocato tra 8 giorni, giovedì 28, dal ministro dello sport Spadafora con i vertici del mondo del pallone tra i quali Gravina e Dal Pino. Il verdetto tanto atteso dalla Figc e dalla Lega è arrivato ieri, a metà pomeriggio, quando Spadafora, collegato in diretta con Rai 2, ha annunciato: «L'ok del Comitato tecnico scientifico sul protocollo è un'ottima notizia perché finalmente gli allenamenti potranno riprendere. La Federcalcio si è mostrata disponibile a rivedere la sua prima proposta di protocollo e sono state fatte valutazioni molto puntuali, con chiarimenti sui tempi dell'isolamento, sulla quarantena per i calciatori trovati eventualmente positivi e sulla necessità di non incidere sui tamponi destinati alla popolazione. In questo modo possono iniziare le sedute anche quelle formazioni che non hanno un centro sportivo adatto a ospitare tutti i membri del gruppo squadra. La situazione della curva dei contagi e i numeri ci hanno permesso di rivedere le regole in senso migliorativo. E' giusto che in un momento in cui gli italiani hanno condizioni di ripartenza più leggere anche il mondo del calcio e dello sport abbiano la possibilità di riprendere in sicurezza. Chiudere il campionato sarebbe stata la scelta d'impulso quando contavamo i morti e c'erano persone che mi chiedevano con insistenza di decidere subito e di indicare una data di ripresa della Serie A. Ho reagito con durezza perché la ritenevo una richiesta vergognosa, una cosa della quale non c'era bisogno. Sono stato dipinto come il nemico del calcio, una cosa che prima mi dava fastidio, mentre ora mi fa solo sorridere».
RIUNIONE CHIAVE. Il cielo sul mondo del pallone, dunque, si è schiarito, ma non c'è ancora certezza sulla data della ripartenza. Spadafora lo ha lasciato intendere quando gli è stato chiesto dell'ipotesi di concludere il campionato con i play off: «Il format lo decide la Federazione. Io dico soltanto che se il campionato inizia, deve concludersi. Per il resto tutte le soluzioni vanno bene. Una data in cui ricominciare? Intanto do a tutti una buona notizia: ho con
«Sono stato dipinto come nemico del pallone: mi viene da sorridere»
«I playoff? Scelta della Federazione ma il campionato deve concludersi»
vocato una riunione il 28 maggio alle ore 15 con Gravina, Dal Pino e tutte le componenti del pallone. Valutate le condizioni e i dati dell'epidemia, stabiliremo se e quando ripartirà il campionato». In precedenza all'Italpress aveva aggiunto: «In caso di positività tra i giocatori, un ulteriore stop potrebbe incidere in maniera determinante sul prosieguo delle partite, per questo stiamo prendendo in considerazione tutte le soluzioni possibili e validate dai medici (apertura importante in vista del futuro). L'obiettivo che dobbiamo realizzare non è solo quello di far ripartire il campionato, bensì di riuscire a farlo terminare». Si ricomincerà il 13 giugno grazie a una modifica del governo al dpcm di domenica o si slitterà al 20? Il dubbio resta. Tommasi, intervistato sempre da Rai 2, a nome dell'Aic ha fatto una sottolineatura importante che fa propendere per la seconda data: «La prudenza prima di tutto - ha ammonito e anche se speriamo di accelerare, bisogna tener conto che ai calciatori servono 4 settimane di lavoro. Meglio il 13 giugno o 20 giugno? I giocatori non vedono l’ora di tornare in campo, ma non affrettiamo troppo». Del Rio, capogruppo del Pd alla Camera, a Un giorno da Pecora, si è concentrato sull'aspetto clou: «L'importante è che il calcio riparta. Ci sono le condizioni perché questo avvenga. Supportiamo il ministro Spadafora nelle aperture che ha fatto recentemente».
ALLENAMENTI E PARTITE. Le squadre adesso devono aspettare che il protocollo sia ufficialmente trasmesso dalla Figc e poi iniziare ad applicarlo. Pensare che già da oggi possano scattare sedute con partitelle intense e tackle sarebbe però fuori luogo anche perché il presupposto per attuare il protocollo è quello di fare un doppio tampone: uno 78-92 ore prima del giorno "zero", quando il test molecolare va ripetuto la seconda volta. Quindi ci vorrà ancora un po' di pazienza. L'alternativa nel breve periodo è proseguire gli allenamenti individuali o seguire le linee guida indicate per le sedute di squadra da parte del ministero dello sport. Un discorso a parte lo merita il protocollo per le partite che il Cts aspetta e del quale ieri in una riunione del Commissione medico scientifica della Figc si è appena iniziato a parlare. E' chiaro che la norma sulla quarantena-isolamento andrà rivista perché quella attuale "regge" solo per la fase degli allenamenti. Se tutti i contatti stretti di un positivo dovessero essere isolati in un unico posto per 14 giorni, non potrebbero recarsi a giocare e il campionato non finirebbe. Ma per un'ulteriore modifica, che varrebbe per tutti i cittadini e sarà possibile quando i virologi determineranno con precisione il tempo di incubazione del virus, è fondamentale che la curva dei contagi migliori ulteriormente.
Impossibile pensare subito però a sedute con partitelle intense e contrasti decisi