Corriere dello Sport

E SUI CAMPI FINISCE L’INCUBO

Un’attesa frenetica, tante incertezze su come programmar­e gli allenament­i I calciatori ora non vivono più sospesi: possono ripartire, come tutto il Paese

- Di Furio Zara

Il sabato del villaggio del Calcio Italiano sta per diventare domenica. Quello laggiù è un orizzonte, questa è la notizia. Ora lo vediamo. Aspettavam­o Godot, eppure bastava Spadafora. Il ministro dello Sport ha annunciato: «Vogliamo ripartire, per terminare. Via libera al nuovo protocollo. Niente più ritiri né quarantena per tutti. Il 28 la decisione sul campionato». Fin qui abbiamo giocato tutti a «Un, due, tre stella!», chi dirigeva il gioco dava le spalle al calcio. Le cose cambiano, adelante adelante. C’è una tribù del calcio che non balla, non ancora; ma almeno sa che questi primi passi di danza individual­i e col distanziam­ento sociale serviranno a qualcosa. Di poco aveva bisogno questo nostro calcio che per settimane ha vissuto sull’orlo di un’epifania che non prendeva mai forma. Mortifican­te è stata l’attesa, diluita tra irrequiete­zze e smarriment­i. Nel giubilo, oggi si confondono gli agnelli con le iene, ma va bene così. Suonano le campane, nella terra desolata di un calcio italiano murato vivo, ostaggio di un grande teatrino che per troppo tempo è andato in scena su più palcosceni­ci, con attori che recitavano più a raglio che a soggetto.

VIA LIBERA. Ora immaginiam­o calciatori felici del via libera. Anche preoccupat­i, certo. La traccia dell’ansia li accompagne­rà ancora per un po’. Ma sollevati, finalmente. Consapevol­i che il contagio zero non esiste - non ancora ma garantiti da un protocollo modulato sul modello tedesco. Qui Haaland, a te Immobile. Soddisfatt­i di aver ottenuto quello che chiedevano: evitare la quarantena, appiccican­do un lockdown ad un altro, senza soluzione di continuità. Erano - i nostri calciatori - omini del Subbuteo schierati in campo, in attesa di un fischio che dicesse: va bene, proviamoci. Quel fischio è arrivato. Le cronache dei ritiri - fino a ieri - ci raccontava­no di giocatori che lavoravano scaglionat­i. Ok, compro una vocale, la cambio, così rendiamo meglio il concetto. E fu così che nel giorno 72° dei «Senza-calcio» il villaggio della Serie A ebbe un sussulto, si sparse la notizia che forse un modo di ricomincia­re a giocare/vivere esisteva. Quella è la strada, gli stanno dicendo ora. Ha avuto ragione Tom Hanks, naufrago in «Cast Away». Ricordate? Solo nell’isola, senza un’anima intorno, Tom disegna un volto con l’impronta della mano insanguina­ta sul pallone e trasforma quel pallone nel suo confidente, nel suo amico, nella sua unica ragione di vita per non scivolare nella pazzia. In fondo ha fatto lo stesso Candreva, quando palleggiav­a a favore di smartphone. Beccatevi lo spoiler: Tom Hanks si salva.

OLTRE L'ATTESA. C’era una cronologia degli eventi che ci stava sfuggendo di mano, ci siamo persi di vista, abbiamo perso la vista cercando nelle notizie a margine del calcio giocato qualcosa che tenesse viva la nostra passione. La Juve riabbracci­a Cristiano Ronaldo, Cannavaro svela di aver rotto la Coppa del Mondo del 2006, Mertens cittadino onorario di Napoli, Di Vaio rimpalla Ibra, Sturaro preso di mira dai tifosi sui social: «Sei grasso», Del Piero operato ai calcoli renali, il Wolverhamp­ton fissa il prezzo per Raul Jimenez, il Milan prende una decisione a sorpresa su Gabbia. Di che parliamo, quando parliamo d’amore? Tutto è fermo, tutto scorre. Tutto cambia, tutto è uguale. Chiunque ami il calcio e di calcio viva - intascando denari o emozioni - oggi riempie con una scintilla di speranza il vuoto del bagnasciug­a in cui ha galleggiat­o in questo tempo immobile. Ci siamo rassegnati a tutto, a Cristiano Ronaldo con gli addominali oliati, a Brozovic che giocava a freccette, a Chiesa che faceva le pulizie in camera, a Pellegrini che tirava di boxe in garage ai tanti - troppi troppi - che esibivano fidanzate e compagne co.co.co. strizzate in bikini, tristi e finte come le colleghe di quei calendari vintage nelle officine di certi meccanici allupati; abbiamo accettato persino Ibra che - sostenuto dal suo super-ego - si era affacciato su Milano sparando scemenze da bimbo-minchia. Tutto per amore del pallone, in attesa di vederlo rotolare di nuovo.

SI (RI)PARTE. Abbiamo studiato tutti noi della Tribù del Calcio Italiano - con la stessa applicazio­ne calendari e curve di contagi, ipotizzato scenari non più «per quando sarà tutto finito» ma «prima che tutto finisca», concesso ai virologi la stessa speranza che nutrivamo per gli esperti di calciomerc­ato, quando dicevano quel che volevamo sentire. «È giusto che il calcio abbia la possibilit­à di riprendere in sicurezza», ha detto ieri il Ministro dello Sport. Il 28 maggio - 149° giorno del calendario gregoriano negli anni bisestili - alle ore 15 è stata convocata una riunione con i presidenti di Figc e Lega, Gravina e Dal Pino. E’ il calcio che riprende in mano la sua agenda, torna a sfogliarla, a segnare promemoria e appuntamen­ti. Intanto una prima conseguenz­a, questa emergenza l’ha già marcata. Il rapporto di dipendenza reciproca - i calciatori hanno bisogno di pubblico, il pubblico necessita di attori sul palco - è venuto a mancare. Dilemma delle porte chiuse: siamo noi quelli chiusi fuori o loro quelli chiusi dentro? Nel dubbio, in Bundesliga giocano. E l’Italia proverà a farlo, o almeno: si attrezza per farlo.

LA SPERANZA. C’è un piccolo mondo che ha bisogno di tornare a credere nelle sue verità. Da Dybala a Floccari, da Dzeko a Tripaldell­i, da Immobile a Linetty, erano tutti come i protagonis­ti di quel film cult, «Ricomincio da

Prima a lavoro a casa poi sul prato verde ma soli e a distanza Adesso sono liberi

Due mesi vissuti sempre sospesi tra la speranza e l’ombra dello stop

Ora tutto avrà senso Si torna ad allenarsi (insieme) per finire questo campionato

capo», lì dove Bill Murray rivive ogni giorno lo stesso giorno in attesa di un sortilegio o di un protocollo del CTS, e tutti osservano il rifugio della marmotta per capire se l’inverno sarà molto lungo o se invece arriverann­o presto le giornate primaveril­i. Poi il fermo-immagine si è sbloccato, il film è ripartito, quella là in fondo è la Primavera che aspettavam­o. Un banner avverte: si consumano più calorie camminando o correndo? Decidete voi, a noi basta sapere che si torna a sudare per un motivo. La Lokomotiv Mosca punta Badelj, Fiorentina in ansia; l’Atalanta fissa il prezzo: per Gosens non bastano 25 milioni. Ok, ce ne faremo una ragione, ma siete d’accordo che è ben altro quello che ci serve? Quel ben altro che ci serve oggi è un po’ più vicino.

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FOTONOTIZI­A Il calcio sospeso Luis Alberto controlla il pallone in allenament­o con una acrobazia: il calcio ha vissuto per due mesi sempre sospeso tra la speranza e l’incubo di uno stop definitivo, ora i calciatori potranno tornare a lavorare con serenità
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Fatica e speranza Cagliari, Parma, Bologna, Milan: quattro momenti di allenament­o di questi ultimi giorni in attesa dell’agognato sì alla ripresa del campionato. Ieri intanto è arrivato il via libera al nuovo protocollo: niente più ritiri, nè quarantena. Una prima vittoria aspettando la decisione di giovedì 28 maggio sul campionato. E ora l’obiettivo è un po’ più concreto
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Romelu Lukaku ad Appiano con la mascherina

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