Corriere dello Sport

La Liga va in onda il 12 giugno per amore e per forza

TEBAS HA MESSO TUTTI D’ACCORDO: PARTIRE DOPO IMPLICHERE­BBE PAGARE PENALI MILIONARIE ALLE TV

- Di Andrea De Pauli

A quanto pare, Javier Tebas ha studiato almeno una decina di possibili calendari differenti per la ripresa, ma tutti avevano una costante: la data limite per la ripartenza non superava mai il 12 giugno. Dopo il via libera agli allenament­i, però, sono arrivate le prime proteste da parte di diversi club, che su richiesta dei loro preparator­i atletici, hanno chiesto se fosse possibile rimandare di qualche settimana il nuovo fischio d’inizio, avvisando che il rischio di infortuni muscolari, allo stato delle cose, sarà piuttosto elevato. La Lega, che ultimament­e si è dimostrata molto diplomatic­a e conciliant­e con tutte le componenti più o meno su tutte le questioni, pur di riattivare la grande macchina del pallone, su questo punto, però, è stata inamovibil­e. E l’argomento che ha apportato alle 20 società di Primera Division è stato più che convincent­e, visto che una volta reso noto, nessuno ha avuto più nulla da eccepire. Si riparte il 12, punto!

GRANE TV. La questione è semplice. Se si va oltre questa data, si oltrepasse­ranno i 90 giorni dal momento in cui è stato dichiarato il primo stato d’allerta. Ciò, secondo quanto recitano i contratti in mano di Tebas, permettere­bbe agli oltre 100 operatori in giro per il mondo che si sono assicurati i diritti di trasmissio­ne del campionato spagnolo di presentare richieste per danni e pregiudizi, indennizzi vari, fino alla totale cancellazi­one degli accordi. Un disastro, insomma, specie per i club medio-piccoli, che dai proventi tv ricavano fino al 75% delle loro intere entrate. In ballo, come il numero uno della Lega ripete fin dal primo giorno della crisi, ci sono 550 milioni. 350 milioni sono già andati in fumo a causa dell’impossibil­ità di ospitare il pubblico sugli spalti. Non dovesse ripartire il torneo - opzione ormai remota - le perdite si eleverebbe­ro, invece, fino a un miliardo di euro per l’intero sistema.

RITMO INDIAVOLAT­O. Tutti d’accordo, quindi, sulla data limite della ripartenza, sebbene un po’ prematura a livello muscolare per gli atleti. E il timore che gli innovativi cinque cambi possano ridurre solo in parte il rischio infortunio pare fondato. Rimane aperta, però, l’ipotesi di poter interrompe­re il ritmo indiavolat­o, che prevede la disputata delle partite sette giorni su sette, con intervalli di 72 ore tra una gara e l’altra, con due turni separati da almeno 5 o 6 giorni di riposo per garantire un minimo di recupero in più in momenti strategici. Il calendario, in questo senso, dà un minimo di margine fino al 29 luglio. Sulla questione deciderann­o Lega e Federazion­e nei prossimi giorni.

I preparator­i atletici avevano chiesto più tempo per evitare il rischio infortuni

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ANSA Javier Tebas, 57 anni, presidente della Lega spagnola

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