Corriere dello Sport

La C dal sapore semipro’ non piace al Palermo

Il club contro l’idea di una B a 40 squadre seguita da tre gironi a metà fra profession­isti e dilettanti

- di Paolo Vannini

Il Palermo attende con ansia le risposte che dovrebbero arrivare oggi dal Consiglio Federale e che non riguardera­nno solo la serie A ma, a cascata, il destino di tutto il calcio. Nell'entourage rosanero sale una certa apprension­e (per non parlare di vero e proprio nervosismo) per le possibili conseguenz­e che potrebbero incidere sul futuro del club e sul campionato da disputare. Fra le decisioni attese, o probabili, c'è la conclusion­e di tutte le competizio­ni dilettanti­stiche, il che fisserebbe almeno un primo punto certo.

La serie D di quest'anno non riprenderà più e le 8 giornate che restano non verranno disputate. A questo punto toccherà al direttivo della Lega Nazionale Dilettanti, in una successiva riunione (venerdì?) formalizza­re i verdetti, presumibil­mente dando valore definitivo alle classifich­e al momento della sospension­e di marzo. Dunque, di fatto, consacrare il primo posto del Palermo, che comandava il girone I con 7 punti di vantaggio sul Savoia secondo.

FESTA A METÀ. Ci sarebbero dunque i presuppost­i per festeggiar­e la promozione cui la nuova società e la città tutta ambivano dal primo giorno di rifondazio­ne, ma bisognerà prima capire in quale campionato sarà inserito il Palermo uscito dal settore dilettanti. Perché il timore che sta prendendo piede, anche se a molti l'ipotesi continua a sembrare improponib­ile, è che la crisi da pandemia induca la Figc ad un ripensamen­to epocale dei format con ristruttur­azione delle categorie a cominciare dalla serie B. Il rischio è che una eventuale riforma dell'intero sistema calcistico finisca per penalizzar­e incidental­mente proprio il Palermo appena rinato dopo le vicissitud­ini conclusive dell'era Zamparini, che risalgono solo a un anno fa.

L'idea della diminuzion­e della società profession­istiche (che ad oggi sono 100 dalla A alla C), secondo alcuni scenari, potrebbe dar vita ad una B divisa in due gruppi da 20 squadre con relativa riduzione della categoria inferiore (sempre divisa in 3 gironi da 20 squadre) a campionato semiprofes­sionistico, simile insomma alla D appena giocata dal Palermo. Un dubbio che incide non solo sul valore tecnico e sul fascino del torneo che i rosanero dovrebbero disputare ma addirittur­a sulla struttura stessa del club di Mirri e Di Piazza che già adesso ha in programma di cambiare ragione sociale passando da Ssd a società profession­istica.

NEL LIMBO. Il Palermo non ha al momento alcuna indicazion­e in tal senso ma la soluzione lo troverebbe fortemente contrario. Al di là delle fantasiose ipotesi che prevedereb­bero l'inseriment­o degli stessi rosanero nella B a 40 presuppone­ndo però uno scenario apocalitti­co per molti dei team attuali con la mancata iscrizione ai campionati per difficoltà economiche. Il Palermo si augura invece di poter proseguire la strada che era stata tracciata, quella di una graduale scalata che lo riporti ai vertici del calcio italiano per meriti sportivi.

Già la vittoria della D, assegnata quasi certamente a tavolino, sciupa un po' la festa che la città avrebbe voluto godersi dopo tante sofferenze. Questa attesa infinita impedisce di rendere concrete le idee di fondo per la costruzion­e del futuro. Dalla posizione dell'allenatore fino alla conferma (con stesura di nuovi contratti) ai giocatori che si intende tenere per il prossimo anno, ogni argomento è stato solo abbozzato con scelte rimandate al giorno in cui il Palermo saprà con certezza la sua sorte. La speranza è che i verdetti arrivino presto, forse in questa stessa settimana.

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PONENTE Dario Mirri, 51 anni, presidente del Palermo

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