«VALENTINO FA BENE A CONTINUARE»
L’uomo che ha portato Rossi alla Yamaha vuole vederlo ancora in pista Brivio: «Motivazioni, risultati e talento: non è arrivato il momento dell’addio. Ma noi puntiamo su Rins e Mir»
Q uando la Suzuki ha voluto rientrare in veste ufficiale nel Mondiale, nel 2015, ha affidato l’intera operazione a Davide Brivio, vent’anni di esperienza tra Superbike e MotoGP e soprattutto l’uomo che in passato è riuscito a strappare Valentino Rossi alla Honda per portarlo in Yamaha. Brivio è stato l’uomo chiave della rinascita della casa di Hamamatsu che oggi può contare su un team stabile, dove si respira un’atmosfera sana, e dallo scorso anno anche vincente. Alex Rins, che ha rinnovato come con Joan Mir per il prossimo biennio, ha portato la Suziki davanti a tutti ad Austin e a Silverstone. Il prossimo traguardo è tornare sul tetto più alto del mondo, riportando in casa suzuki il titolo mondiale che manca dal 2000.
Per il prossimo biennio avete rinnovato con entrambi i piloti, cosa le piace dei due spagnoli?
«Sì, abbiamo continuato la nostra politica dei piloti giovani, per farli crescere nella squadra. Con Alex abbiamo fatto un bel percorso, è con noi dal 2017, ha dimostrato di saper vincere e secondo me oggi è tra i top rider della MotoGP, tra quelli che lottano sempre per il podio. Ora dobbiamo affinare maggiormente questa combinazione tra moto e pilota per puntare a vincere il campionato. Se Rins è più un pilota di razionalità e tecnica di guida, Joan invece vira più sull’istinto, sull’essere aggressivo. Dopo il suo debutto lo scorso anno, il tempo dirà dove può arrivare ma sono certo che ha il potenziale per lottare con Alex. Con loro abbiamo due carte da giocare».
Ci sarà da aspettarsi una lotta interna?
«Ci aspettiamo che si alzi il livello di competizione all’interno della squadra. Abbiamo due numeri uno e spero ci possa essere quella competizione sana che fa bene ai team. Faremo tutto il possibile perché sia così e che vinca il migliore. Sarà la pista poi a dirlo».
Il 2020 sarà un anno particolare, con poche gare, su pochi circuiti, pensa che qualcuno possa essere avvantaggiato o qualcun altro penalizzato dalla situazione? «Sarà un anno speciale in cui tutti dovremo adattarci. Ci sarà chi sarà più competitivo in Austria, ma che magari non lo sarà a Jerez. Che il campionato sia corto o lungo i fattori in pista non cambieranno, chi è veloce starà davanti comunque».
Dal punto di vista manageriale, nei Mondiali 2021-22 come pensa sarà il discorso a livello economico e logistico a seguito di questa crisi economica mondiale? «Ne soffriremo un po’ tutti, quindi ci sarà una maggiore attenzione ai costi. Speriamo che gli sponsor che ci sono continueranno a esserci, perché anche loro nei rispettivi business avranno delle difficoltà. C’era l’obiettivo di arrivare a disputare 22 gare nel 2022, magari dovremo contenere anche questo. Ma per ora sono tutte ipotesi, avremo uno scenario più chiaro in autunno. Sicuramente ci sarà un contraccolpo».
E si capirà anche quale sarà stato il vero danno economico della pandemia.
«Vedremo se le aziende saranno ripartite, in quale modo e quali saranno le difficoltà. Tutti siamo sostenuti dalle aziende, noi in primis che non abbiamo sponsor. Ora nessuno sta vendendo molto e noi produciamo anche le auto: anche lì la situazione è la stessa. Bisognerà vedere come ne usciremo».
Si era parlato di un team privato nel 2022, raddoppiando così le moto nella top class.
«L’idea c’è, dovremo sederci a tavolino con l’azienda e poi valuteremo le mosse da fare».
In passato ha lavorato a fianco di Valentino Rossi, ha mai pensato a lui per la Suzuki o il progetto dei piloti giovani e dei campioni da crescere in casa lo rendeva incompatibile?
«La Suzuki vuole il Mondiale. Il conto dei danni da Covid solo in autunno»
«No, sinceramente no. Il nostro progetto è quello di portare avanti Alex e Joan. Anche se Valentino non mi sembra pronto a fermarsi e da un punto di vista motivazionale, di prestazioni e talento non sarebbe neanche il momento giusto per smettere per lui».
L’unico pilota italiano con cui ha lavorato in questa sua era Suzuki è stato Andrea Iannone, che ricordo ha di lui?
«Andrea è arrivato nel 2017, dopo aver disputato ottime stagioni con Ducati. Decidemmo di prenderlo perché se ne stava andando Viñales e volevamo continuare un po’ quel percorso di prestazioni di un certo tipo. Viñales aveva vinto una gara, era arrivato a giocarsi il podio e volevamo ripartire da lì. Andrea era il pilota giusto per questo. Quando è arrivato però non avevamo fatto la scelta migliore, a livello tecnico, sul motore e questo ci ha penalizzato. Nel 2018 poi siamo riusciti a risolvere il nostro problema e lui ha conquistato quattro podi e fatto belle gare, ha rispettato gli obiettivi iniziali. Da questo punto di vista è andata bene».