LA CRISI DELL’AUTO ANCHE L’EUROPA KO
Le vendite di aprile: crollo globale. E ancora c’è chi critica il prestito FCA Siamo arrivati a -78%, con tutti i grandi mercati in difficoltà
Mentre Troia brucia .... c’è ancora chi ha il coraggio di mettere in dubbio l’operazione “prestito garantito” per FCA Italia. Sempre che, si intenda, la richiesta di avere una linea di credito di 6,3 miliardi in tre anni, superi tutti i controlli degli enti preposti, da Banca Intesa San Paolo, alla Sace (controllata Cassa Depositi e Prestiti) che dovrà garantire l’80% della somma, fino al Ministero dell’Economia.
Tanto per dire: i dati di ieri dell’ACEA, l’Associazione dei Costruttori Europei, fotografano alla perfezione la situazione dell’Automotive a livello continentale. Dopo il -52% di marzo, ad aprile siamo arrivati al -78% di immatricolazioni, con un range che va dal -34% della Norvegia al -98% dell’Italia. Ma dove tutti e cinque i mercati maggiori registrano perdite e cali molto pesanti. Subito dopo l’Italia ci sono Regno Unito (-97,3%, privati -99%), Spagna (-96,5%, privati -98%) e Francia (-89%, privati -85%).
L’unica un po’ a salvarsi, coincidenza, è la Germania (-61%, privati -58%), ma è record negativo anche per loro. Per la cronaca, nel quadrimestre il calo è del 39% rispetto al 2019, con una perdita secca di 2.146.000 immatricolazioni. Altro dettaglio, non da poco, ad aprile si è fermata anche la crescita delle autovetture elettriche e plug-in. Unica eccezione, sempre la Germania, dove continuano ad aumentare le immatricolazioni di plug-in. In definitiva, un bollettino di guerra, al quale inevitabilmente dà il suo contributo anche FCA che in aprile in Europa ha immatricolato 10.952 vetture, con un calo dell’87,7% rispetto allo stesso mese del 2019. La quota è del
Ecco, con un quadro del genere, forse sarebbe più opportuno che il Parlamento italiano, invece di contestare una richiesta legittima, quella del prestito di FCA Italia, si impegnasse a rendere efficace la pioggia di emendamenti pro-Automotive al Decreto Rilancio. Poi toccheranno sempre all’istituzione, quale che sia, i controlli dovuti e doverosi sull’utilizzo dei denaro che dovesse arrivare al costruttore nazionale in modo che sia davvero destinato a consolidare gli investimenti in Italia, peraltro da tempo confermati, o a garantire i pagamenti per la filiera. Piuttosto che prendere la strada dei dividendi futuri per la chiusura della fusione con PSA, che poi è il timore di molti. Ma non si può sempre vivere e lavorare partendo da un principio di malafede. Tanto meno nel caso di un prestito che resta un prestito e si deve restituire. Quindi?
UK, Francia, Spagna come l’Italia: -98% La Germania -61% Tutti record negativi