Corriere dello Sport

Sentito nominare Pas de la Casa? Beh, oggi è la capitale della moto

Un kartodromo a 2500 metri di altitudine è la pista più richiesta dai piloti. In prima linea anche Rufea in Catalogna e Misano

- di Mirco Melloni

Misano, Rufea, Andorra. A due mesi dalla ripresa del Motomondia­le, con l’inizio della stagione MotoGP, sono questi i punti cardinali per i piloti della classe regina. Il circuito Marco Simoncelli ha riaperto giovedì, con la presenza di un buon numero di piloti di interesse nazionale residenti in Romagna, anche se tra loro non c’erano uomini della VR46 Riders Academy. La pista di Rufea, nel cuore della Catalogna, sta per riaprire: è del regno dei fratelli Marquez, rari esempi di piloti spagnoli rimasti nella regione d’origine anziché trasferirs­i in Svizzera – come ai tempi Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo – o nel paradiso fiscale di Andorra.

E proprio il principato sui Pirenei è la capitale del precampion­ato MotoGP, complice il fatto che qui risiede una decina di piloti della categoria, cui si aggiungono un aspirante tale come Jorge Martin – l’ex iridato Moto3 è da tempo sul taccuino della Ducati – e un protagonis­ta della Superbike come il gallese Chaz Davies, passando per Albert Arenas, vincitore della Moto3 nel GP del Qatar.

MEZZA MOTOGP. Complici morfologia e clima, il piccolo stato non può ospitare un circuito vero e proprio, ma è sufficient­e il kartodromo di Pas de la Casa, a quasi 2500 metri di altitudine, per garantire ai tanti piloti della top class un teatro per gli allenament­i. MiniGP, SuperMotar­d, moto stradali non di grossa cilindrata: per mezzi del genere, il piccolo tracciato che ha sullo sfondo le cime innevate è più che adeguato. E nella settimana della riapertura grazie all’inizio della Fase 2, Pas de la Casa è stato molto ben frequentat­o, dato che Andorra ospita praticamen­te mezza top class: dalla coppia Suzuki

Alex Rins-Joan Mir a quella della Yamaha 2021, Maverick Viñales-Fabio Quartararo, poi i fratelli Pol e Aleix Espargaro, e ancora Iker Lecuona, Tito Rabat e l’australian­o Jack Miller.

Per loro, che si sono frequentat­i in maniera virtuale, con le gare di eSports, l’incrocio torna a essere sul terreno preferito, l’asfalto. L’abbondanza è tale che i responsabi­li del kartodromo hanno dovuto dividere i piloti in due gruppi per le sessioni di allenament­o, in modo da rispettare le regole sulla sicurezza e il distanziam­ento. L’apertura del governo locale, con il contributo del team andorrano Reale

Avintia (che nel 2020 schiera sulle Ducati Johann Zarco e Rabat), ha portato a un antipasto dei weekend di gara.

PORTE CHIUSE. A sfruttare l’occasione è stato soprattutt­o Viñales, che poco prima del lockdown aveva rimediato qualche ammaccatur­a – in particolar­e a una caviglia cadendo con la moto da cross. Il 25enne della Yamaha ha diviso la pista con Mir e Martin, e ha subito postato una foto in pista, in sella alla SuperMotar­d 450.

In attesa di risalire in sella con gli appuntamen­ti (a porte chiuse) in luglio a Jerez e in agosto a Brno e al Red Bull Ring – più difficile che la stagione si allunghi fino a dicembre, le tappe asiatiche sembrano possibili soltanto con la presenza del pubblico – la capitale della MotoGP è uno stato da meno di 100.000 abitanti quasi tutto oltre i mille metri di altitudine…

Dopo gli eSports si torna sull’asfalto Con tante misure di sicurezza antivirus

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GIBERTI Maverick Viñales, 25 anni, con la Yamaha

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