Corriere dello Sport

TAMPONI IN PREMIER SEI CONTAGIATI LA PARTENZA SLITTA

Primi risultati dei 748 test effettuati su giocatori e staff Sono tre i club coinvolti, ignoti i contagiati. Intanto manca l’accordo sulle regole mediche

- Di Gabriele Marcotti

Irisultati dei tamponi fatti a giocatori e staff in Premier League danno un'importante iniezione di fiducia per la ripresa del calcio inglese. Trovati appena sei positivi (appartenen­ti a tre club diversi) sui 748 test effettuati. All'appello manca un club (probabilme­nte il Norwich City) i cui risultati non sono arrivati. Ma l'incidenza dei contagiati - pari allo 0,8 per cento - fa ben sperare. Il valore infatti è di poco più altro rispetto a quello registrato in Germania prima del via, quando i positivi erano 10 su 1742, circa lo 0,6 per cento. Le sei persone risultate positive andranno ora in quarantena per sette giorni (come indicato dalle autorità sanitarie nazionali: nel Regno Unito la quarantena dura appena una settimana, salvo che per anziani e determinat­e categorie a rischio). La stessa Premier League ha confermato di non conoscere l'identità dei sei contagiati per motivi di privacy ma che i dati di oggi offriranno indicazion­i per capire se si potrà passare poi alla fase due degli allenament­i - cioè non più distanziat­i e a piccoli gruppi ma a pieno regime - a partire dal primo giugno.

Sempre che, ora dal primo giugno, venga approvato l'accordo sul protocollo medico da seguire per la seconda fase degli allenament­i. Cosa per niente scontata dato che al momento i club di Premier League hanno votato soltanto a favore della prima fase di sedute distanziat­e: non più di cinque giocatori in campo, niente contatto fisico, palloni disinfetta­ti, giocatori che arrivano in macchina già cambiati e che poi fanno la doccia a casa. Sarà necessario approvare poi il protocollo per gli allenament­i a pieno regime ed infine quello per le partite vere e proprie.

IL NODO. Ed è qui che il tutto rischia di saltare per aria, non per ingerenze particolar­i, ma perché i sei club "ribelli" - cioè quelli che non vogliono le partite in campo neutro e che hanno fatto sapere che voteranno contro se non potranno giocare regolarmen­te in casa e fuori - sanno che possono staccare la spina in qualsiasi momento. E passata la prima fase di test, proprio questo argomento - assieme al protocollo per il ritorno degli allenament­i a pieno regime - diventa la priorità dei club di Premier League. Le forze dell'ordine - che avevano posto le gare in campo neutro come condizione per tornare a giocare per evitare assembrant­i di tifosi - si sono dette disponibil­i a ridiscuter­e la questione, semmai lasciando la decisione alle autorità locali. Ma a ieri però non era ancora arrivato l'ok.

LA DATA. La data del ritorno in campo resta ufficialme­nte quella del 12 giugno, ma quasi sicurament­e slitterà al 19 se non al 26 giugno. Agli allenatori che avevano espresso scetticism­o sulla possibilit­à di preparare i giocatori in meno di due settimane si sono ora uniti anche i medici i quali sono categorici: per giocare ci vuole una preparazio­ne più lunga. La Premier League accetta e incassa: hanno aspettato finora, possono tranquilla­mente aspettare anche una settimana in più.

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ANSA Maggio 2019, Liverpool in allenament­o: scena ancora rimandata

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