TAMPONI IN PREMIER SEI CONTAGIATI LA PARTENZA SLITTA
Primi risultati dei 748 test effettuati su giocatori e staff Sono tre i club coinvolti, ignoti i contagiati. Intanto manca l’accordo sulle regole mediche
Irisultati dei tamponi fatti a giocatori e staff in Premier League danno un'importante iniezione di fiducia per la ripresa del calcio inglese. Trovati appena sei positivi (appartenenti a tre club diversi) sui 748 test effettuati. All'appello manca un club (probabilmente il Norwich City) i cui risultati non sono arrivati. Ma l'incidenza dei contagiati - pari allo 0,8 per cento - fa ben sperare. Il valore infatti è di poco più altro rispetto a quello registrato in Germania prima del via, quando i positivi erano 10 su 1742, circa lo 0,6 per cento. Le sei persone risultate positive andranno ora in quarantena per sette giorni (come indicato dalle autorità sanitarie nazionali: nel Regno Unito la quarantena dura appena una settimana, salvo che per anziani e determinate categorie a rischio). La stessa Premier League ha confermato di non conoscere l'identità dei sei contagiati per motivi di privacy ma che i dati di oggi offriranno indicazioni per capire se si potrà passare poi alla fase due degli allenamenti - cioè non più distanziati e a piccoli gruppi ma a pieno regime - a partire dal primo giugno.
Sempre che, ora dal primo giugno, venga approvato l'accordo sul protocollo medico da seguire per la seconda fase degli allenamenti. Cosa per niente scontata dato che al momento i club di Premier League hanno votato soltanto a favore della prima fase di sedute distanziate: non più di cinque giocatori in campo, niente contatto fisico, palloni disinfettati, giocatori che arrivano in macchina già cambiati e che poi fanno la doccia a casa. Sarà necessario approvare poi il protocollo per gli allenamenti a pieno regime ed infine quello per le partite vere e proprie.
IL NODO. Ed è qui che il tutto rischia di saltare per aria, non per ingerenze particolari, ma perché i sei club "ribelli" - cioè quelli che non vogliono le partite in campo neutro e che hanno fatto sapere che voteranno contro se non potranno giocare regolarmente in casa e fuori - sanno che possono staccare la spina in qualsiasi momento. E passata la prima fase di test, proprio questo argomento - assieme al protocollo per il ritorno degli allenamenti a pieno regime - diventa la priorità dei club di Premier League. Le forze dell'ordine - che avevano posto le gare in campo neutro come condizione per tornare a giocare per evitare assembranti di tifosi - si sono dette disponibili a ridiscutere la questione, semmai lasciando la decisione alle autorità locali. Ma a ieri però non era ancora arrivato l'ok.
LA DATA. La data del ritorno in campo resta ufficialmente quella del 12 giugno, ma quasi sicuramente slitterà al 19 se non al 26 giugno. Agli allenatori che avevano espresso scetticismo sulla possibilità di preparare i giocatori in meno di due settimane si sono ora uniti anche i medici i quali sono categorici: per giocare ci vuole una preparazione più lunga. La Premier League accetta e incassa: hanno aspettato finora, possono tranquillamente aspettare anche una settimana in più.