L’allarme di Conte: Meno movida o i contagi risalgono
Rallenta la crescita dei positivi, restano stabili i decessi: 161. Incredibile: il baseball riparte proprio da Codogno
Gli ultimi messaggi di coraggio se li sono inviati ieri in chat. «La paura c’è, qualcuno ha un po’ di diffidenza. Cose normali, dopo quello che abbiamo passato. Però la voglia di ricominciare è forte da parte di tutti».
I suoi ragazzi Ettore Finetti li ha caricati uno per uno e oggi i Jaguars ripartono con degli allenamenti da dove tutto è cominciato. Il baseball è il primo sport di squadra a rimettere in moto Codogno. Ma questa è più di una ripartenza, è un cerchio che si chiude.
APOCALISSE. Tre mesi fa era l’epicentro dell’apocalisse, dicevano che Codogno era come l’inferno, poi l’inferno è diventato più grande, ha tirato dentro la Lombardia, l’Italia, il mondo intero. Lo sport che riparte qui è un segno di speranza.
Nei lunghi mesi del lockdown Finelli, 50 anni, da allenatore si è trasformato anche in amico, in fratello, in padre se ce n’era bisogno. «Il baseball per me è una passione fortissima, che mi ha sempre dato emozione. La pandemia ci darà qualcosa in più. Anche dal punto di vista degli allenamenti, più concentrazione e più attenzione».
Bisognerà sanificare le mazze (le palle no), i guanti andranno tenuti in una busta, la temperatura sarà misurata all’ingresso, e tutti dovranno firmare l’autocertificazione. Doccia solo a casa. I giocatori useranno un campo di quasi dodicimila metri quadrati, quattro su una metà e quattro sull’altra per un’ora. E poi, altri otto. Poco o tanto, è la vita che riparte con l’imprevedibilità di una pallina lanciata nel cuore della speranza.
SERIE B. Cominceranno i ragazzi della Serie B, che poi sono gli stessi dell’Under18. Sono ragazzi che il baseball se lo sudano dopo la scuola, o dopo il lavoro: chi fa l'elettricista, chi l'impiegato, chi insegna inglese come Matthew Boccardi. «La squadra ha fatto riunioni su Skype, il preparatore atletico aveva dato qualche direttiva e siamo andati avanti così per un po’. Ma senza certezze non è stato facile».
A 72 anni Giangiacomo Sello, il presidente del club, vede questa ripartenza come qualcosa di bello. Per i ragazzi, ma anche per la comunità. D’altra parte, «per me il baseball ha sempre rappresentato tanto, volevo che questo sport avesse un’identità a Codogno e anche fuori. La mia è sempre stata una specie di missione».
La squadra la fondò nel '67. «Nel tempo abbiamo avuto anni buoni e altri meno, ma è chiaro che la pandemia ci metterà in difficoltà». La Federazione ha studiato aiuti per permettere alle società di ricominciare con meno apprensione, qualche facilitazione nelle iscrizioni e via dicendo.
Il campionato potrebbe riprendere il 14 giugno, ma la data potrebbe slittare di un mese ancora: deciderà il 28 maggio il consiglio della Federbaseball. All’orizzonte c’è un campionato ridotto (6 squadre?), senza retrocessioni e con una promozione sola.
SPERANZA. Intanto, però, rivedere la ripresa è un segno di speranza. Codogno la chiusero il 20 febbraio, da allora i morti in paese sono stati 186. La federazione voleva ripartire da qui per riannodare ogni cosa. «E’ una bella notizia, di grande importanza. Un sogno».
Andrea Marcon, il numero uno della Federbaseball, non vede l’ora. «Sono il presidente dello sport delle regole per eccellenza e siamo sempre chiamati a rispettarle. Ma niente col virus sarà come prima».
REGOLE. Di regole nel protocollo ce sono una marea. Vietato masticare tabacco e semi, sputare, inumidirsi la mano con la saliva per lanciare o tirare la palla. «La saliva serviva per dare un effetto particolare. Se ne farà a meno. Vecchi usi e tradizioni andranno rivisti». Quel che importa è giocare, è vivere. «Ho promesso al Codogno che alla prima partita sarò là.
Mi viene in mente “L’uomo dei sogni”, quel film con Kevin Costner. Io sono nato in Canada, il ricordo più bello che ho sono i lanci in giardino con mio papà Luigi. C’è una battuta nel film: “Papà, vuoi giocare con me?”. Riassume tutto, è il desiderio di giocare con gioia e libertà».