Mondiale per club, l’ultima chimera di Infantino
Trovatemi il miliardo. Pare il titolo di un libro e invece è la (disperata) richiesta rivolta dal presidente Fifa, Gianni Infantino, alla banca d’affari statunitense Raine Group. Come riferito nelle scorse settimane dal New York Times, l’istituto finanziario guidato da Joe Ravitch è stato incaricato di rastrellare sponsor e finanziatori disposti a sostenere il Mondiale per Club. Cioè la creatura che Infantino pensava di innalzare a principale simbolo del suo espansionismo, e che invece prospetta d’essere il segno della disfatta personale. Annunciato ad aprile 2018 grazie a un’indiscrezione del Financial Times, il progetto mirava a sparigliare gli equilibri politici del calcio mondiale attraverso l’uso di due leve strategiche: la gestione del calendario delle grandi manifestazioni internazionali per club e l’individuazione di una vena d’oro talmente grassa da catalizzare l’attenzione (e l’avidità) delle principali società di calcio.
GIRO D’AFFARI. Del resto, l’annuncio di una manifestazione capace di generare un giro d’affari da 25 miliardi di dollari non poteva che scatenare gli appetiti. Ma quell’ambizioso disegno è stato stravolto quasi subito. Durante il percorso di varo della manifestazione si è infatti sfilato quello che era stato presentato come il principale partner strategico (e finanziario) del progetto, il conglomerato giapponese SoftBank Group. A marzo 2019 SoftBank si è fatto da parte. Peraltro, le notizie finanziarie di fine aprile 2020 parlano di un rosso da 8 miliardi di euro previsto per il 2021. Ciò che avrebbe comunque reso complicato l’apporto di SoftBank al progetto di Infantino. E dopo il conglomerato giapponese si è ritirata anche Centricus, società globale d’investimento con sede a Londra. Insomma una corsa a chiamarsi fuori, importante abbastanza mette in ambasce l’avvocato del Canton Vallese.
PRIMA EDIZIONE IN CINA. Che dal canto suo, con quel piglio da grande player della politica internazionale ereditato dal predecessore e conterraneo Josep Blatter, si era già impegnato a portare in Cina la prima edizione del torneo fissata per il 2021. Avrebbe dovuto essere il punto chiave del piano di sviluppo tracciato nel documento strategico pomposamente intitolato “Making football truly global - The Vision 2020-2023”. Lo sfoglio si apre col solito faccione sorridente dell’avvocato calabro-svizzero, che però in questi giorni non ha molti motivi d’allegria. Né il rinvio della manifestazione causa Covid-19 sembra venirgli granché incontro. Perché saltato il 2021 (da dedicarsi al recupero degli Europei), lo slittamento rischia di protrarsi al 2024. C’è infatti nel mezzo un mondiale (per nazionali) del 2022 in Qatar che, piazzato in inverno, azzera le possibilità di vedere la nuova competizione piazzata nelle estati del 2022 o del 2023. E in un tempo che vede gli equilibri politico-calcistici essere ribaltati da un mese all’altro, la prospettiva del quadriennio d’attesa è quella dell’era geologica. A ogni modo, Infantino chiede a mister Ravitch di raggranellargli 1 miliardo di dollari. Come se il Mondiale per Club dovesse partire ancora la prossima estate. L’ottimismo della volontà e la cecità della ragione. Intanto che gli ex amici Josep Blatter e Michel Platini affilano le mascelle contro l’ex segretario generale Uefa. Loro non hanno più nulla da perdere. Altro che miliardi.
L’ambizioso disegno del manager si è arenato dopo l’addio di SoftBank Group
Così ha incaricato la banca d’affari Usa Raine group di rastrellargli sponsor