Corriere dello Sport

Blitz in Brasile per Everton: «Ora l’offerta» De Laurentiis-Mertens, il patto del Vesuvio

Il belga prima del lockdown ha incontrato ADL: «Presidente, voglio vincere». «Dries, e io no?»

- Di Antonio Giordano

È andata (più o meno) così: «Il Napoli è venuto ed ha presentato un progetto». Se parla il papà di Everton Sousa Soares, Carlo Alberto, bisogna ascoltare o leggere, dipende dalle situazioni, memorizzar­e e prendere atto: «E da quel che so la prossima settimana verrà anche presentata un’offerta. Napoli è una bella città, quello che è un club che ha fatto spesso la Champions, che ha avuto un’ottima squadra. Ora c’è la crisi economica, con le difficoltà di chiunque, sarà difficile per il Gremio battere i piedi». Everton Sousa Soares, per gli amici sempliceme­nte Everton, ha ventiquatt­ro compiuti da poco, già quattordic­i partite con la Nazionale ed è capace di ubriacarti prim’ancora di avventurar­si in dribbling: il Napoli se ne è innamorato tempo fa e De Laurentiis, che ha voglia di Sudamerica, ha lasciato che le manovre di avviciname­nto cominciass­ero, ma in quel silenzio ch’è stato rotto, eccome, attraverso i microfoni di GauchaZH: «Il Napoli è venuto ed ha presentato un’offerta». Un’altra, dopo quella recapitata, ma di persona, a Dries Mertens: e pure con lui, è andata più o meno così.

RETROSCENA. Perché quel giorno, ed era il primo marzo, trovandosi uno di fronte, De Laurentiis e Mertens non poterono sfuggire a se stessi: e ora che manca soltanto la firma su quel contratto, che legherà “Ciro” praticamen­te a vita al Napoli, c’è materia (e anche materiale) per dare un senso a questa scelta di cuore. E allora, flash back di quella domenica assai speciale, che Aurelio De Laurentiis indirizza a modo suo, con un autentico colpo di scena, sin dal post partita di

Napoli-Torino, l’ultima apparizion­e in campo, quando invita Mertens a pranzo per il giorno successivo: «Ci vediamo al Vesuvio». E’ quello il quartier generale del presidente ed è su quella terrazza che in sedici anni - da un ciak all’altro s’è sviluppato questo film nel quale non sono previsti titoli di coda ma sempliceme­nte colpi di testa: «Resta qua...». E non è mai stata una questione di soldi, né per l’uno e né per l’altro, anche se Mertens, consapevol­e d’essere dinnanzi al suo ultimo contratto, ha riflettuto e ascoltato, avendo ben chiaro però ciò che s’erano sussurrati in quella tiepida giornata: «Presidente, io voglio vincere». E come in duetto cinematogr­afico, con tanto di battuta ad effetto, la risposta sorridente che funge da spartiacqu­e: «E perché secondo te io voglio perdere .... ?». Si sono lasciati stringendo­si la mano, come se fosse stato stretto un patto, poi il resto l’ha fatto il distanziam­ento sociale e anche l’irruzione - legittima persino eticamente - di Inter e Chelsea, che hanno provato a forzare una volontà ormai radicata nella sua coscienza da napoletano di fatto.

LA TRIADE. I dubbi, umanissimi, sono comparsi ma Giuntoli e Gattuso, che hanno avuto modo di sentirsi e ripetutame­nte con Mertens, non hanno mai (seriamente) temuto che si stesse per rompere quel feeling, sancito anche dai silenzi, da qualche sorrisetto malizioso di chi però ha tenuto un comportame­nto corretto: «Non ho deciso ancora e semmai lo farò, verrete avvisati in anticipo». De Laurentiis se ne è stato a dialogare con il management del calciatore e a Mertens si sono dedicati Giuntoli, Gattuso e anche quella eco fascinosa di una città che l’ha conquistat­o e l’ha attratto a sé, perché non è semplice rinunciare a Palazzo Donn’Anna, a Posillipo e ai profumi inebrianti di una terra che ormai è la sua. Contratto biennale, in sintesi fanno (circa e bonus compresi) dodici milioni di euro, poi l’opzione per il terzo e persino uno sguardo da allungare oltre quest’orizzonte, perché non è scritto da nessuna parte che a trentasei anni, quanti ne avrà nel 2023, debba fermarsi: e Giuntoli l’ha stuzzicato: «Hai ancora cinque anni davanti a te».

LA GRANDE BELLEZZA. Mertens è diventato, improvvisa­mente, l’uomo simbolo, un totem che si allunga (almeno) sul prossimo triennio e che porta con sé la memoria di questo passato nel quale c’è la Grande Bellezza, che nasce attraverso le intuizioni di Benitez e poi si manifesta, plasticame­nte, nel triennio di Sarri. Mertens è l’idea d’un calcio “trasgressi­vo”, “rivoluzion­ario” antico e però moderno, praticamen­te una sorta di “uomo in più” che Paolo Sorrentino, Sua Santità l’Oscar, ha virtualmen­te abbracciat­o alla Triennale di Milano, dove parlando d’altro non ha potuto (ovviamente) di lasciarsi andare ad un “palleggio” sul suo Napoli. «Soffro moltissimo per la mancanza del campionato di calcio, anche se la stagione del Napoli non era stata particolar­mente felice. Ma l‘interruzio­ne mi è dispiaciut­a lo stesso. È invece una bellissima notizia la conferma di Mertens, che oltre a essere un grande giocatore, prezioso per il Napoli, è anche un uomo simpatico e che mette allegria. Per questo sono doppiament­e contento che rimanga a Napoli». Come se fosse un trailer sulle proprie emozioni.

Contratto biennale a 12 milioni più l’opzione per il terzo E “Ciro” adora la città

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ANSA Everton, 24 anni, attaccante del Gremio e della nazionale brasiliana

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