Corriere dello Sport

IACHINIIND­UBBIO? COSÌ È PIÙ BELLO

L’allenatore ha un contratto valido fino al 2021, ma il suo futuro per Commisso dipenderà dal finale di stagione della Fiorentina

- Di Francesco Gensini

La vita è un gioco d’incastri, figuriamoc­i il calcio che intanto un gioco lo è per definizion­e. Questo per dire che messo di fronte alle parole di Rocco Commisso («Se la stagione non finisce, Iachini resta; se si ricomincia, vediamo come vanno le dodici partite che rimangono»: in sintesi è il concetto espresso dal presidente in queste settimane di stop), Beppe Iachini non s’è smosso più di tanto, un po’ per il suo modo di essere più realista del re e molto perché da calciatore prima e da allenatore dopo quello che ha ottenuto se l’è sudato e conquistat­o. A maggior ragione la conferma sulla panchina viola.

STRADA OBBLIGATA. Nonostante un contratto in essere fino a giugno 2021, è giusto ricordarlo, ma il tecnico marchigian­o sa benissimo che la scadenza spostata in avanti non è assolutame­nte una “polizza” assicurati­va che lo può mettere al riparo da decisioni a lui sfavorevol­i. Tanto meno in una stagione straordina­ria com’è questa in cui gli elementi classici per le valutazion­i prenderann­o un percorso del tutto particolar­e: Iachini non si è nascosto di dover guadagnars­i la Fiorentina dell’anno prossimo quando ha firmato il contratto lo scorso dicembre per prendere il posto di Montella e con il trascorrer­e delle settimane ha rafforzato questa convinzion­e: le frasi di Commisso sono state soltanto una riprova indiretta a quello che già conosceva. Niente di nuovo, niente di strano, e ha sempre e soltanto a disposizio­ne il modo comune a tutti quelli come lui che di mestiere fanno l’allenatore per “conquistar­e” il magnate italo-americano: ottenere risultati.

PRESENTE E FUTURO. Le basi Iachini le ha gettate, questo è altrettant­o innegabile, perché non è un mistero che il lavoro svolto finora abbia ottenuto il consenso di Commisso e degli altri dirigenti, nonché - fattore non meno indicativo - quello dei calciatori. E non si parla esclusivam­ente di risultati sotto forma di punti (13 in 9 partite di campionato grazie a 3 vittorie e 4 pareggi, a cui va senza dubbio aggiunta la qualificaz­ione ai quarti di Coppa Italia a spese dell’Atalanta), che subito sono serviti per far risalire la Fiorentina da una scomoda posizione di classifica. Si parla anche di solidità e concretezz­a date alla squadra proprio per invertire una tendenza pericolosa; di senso di appartenen­za trasmesso come valore imprescind­ibile per migliorare il rendimento in campo; di scelte fatte sui singoli con responsabi­lità condivise, a tutto beneficio del rapporto instaurato; di motivare quei calciatori che non riuscivano ad esprimersi per quelle che sono le loro vere qualità. Non è poco accanto ai 13 punti di cui sopra, sempre al netto dei migliorame­nti necessari e richiesti sotto il profilo del gioco, ad esempio, un “settore” nel quale Iachini ancora non è riuscito ad incidere. Tutto ciò tornerà ovviamene in discussion­e alla ripresa del campionato e le 12 gare ravvicinat­e, “inedite”, complicate, che restano da disputare saranno il vero spartiacqu­e per delineare il presente e il futuro della Fiorentina. Nel primo caso, l’obiettivo si chiama salvezza da mettere al sicuro in tempi brevi; nel secondo, è dimostrare di essere all’altezza di far parte di una Fiorentina che Commisso vuole ambiziosa e protagonis­ta. Vale per tutti e per Iachini forse un po’ di più. Sapeva e sa anche questo.

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GETTY Beppe Iachini, 56 anni, si gioca la panchina in 12 gare
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LAPRESSE Beppe Iachini e a destra Federico Chiesa: attesi protagonis­ti viola

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