IACHINIINDUBBIO? COSÌ È PIÙ BELLO
L’allenatore ha un contratto valido fino al 2021, ma il suo futuro per Commisso dipenderà dal finale di stagione della Fiorentina
La vita è un gioco d’incastri, figuriamoci il calcio che intanto un gioco lo è per definizione. Questo per dire che messo di fronte alle parole di Rocco Commisso («Se la stagione non finisce, Iachini resta; se si ricomincia, vediamo come vanno le dodici partite che rimangono»: in sintesi è il concetto espresso dal presidente in queste settimane di stop), Beppe Iachini non s’è smosso più di tanto, un po’ per il suo modo di essere più realista del re e molto perché da calciatore prima e da allenatore dopo quello che ha ottenuto se l’è sudato e conquistato. A maggior ragione la conferma sulla panchina viola.
STRADA OBBLIGATA. Nonostante un contratto in essere fino a giugno 2021, è giusto ricordarlo, ma il tecnico marchigiano sa benissimo che la scadenza spostata in avanti non è assolutamente una “polizza” assicurativa che lo può mettere al riparo da decisioni a lui sfavorevoli. Tanto meno in una stagione straordinaria com’è questa in cui gli elementi classici per le valutazioni prenderanno un percorso del tutto particolare: Iachini non si è nascosto di dover guadagnarsi la Fiorentina dell’anno prossimo quando ha firmato il contratto lo scorso dicembre per prendere il posto di Montella e con il trascorrere delle settimane ha rafforzato questa convinzione: le frasi di Commisso sono state soltanto una riprova indiretta a quello che già conosceva. Niente di nuovo, niente di strano, e ha sempre e soltanto a disposizione il modo comune a tutti quelli come lui che di mestiere fanno l’allenatore per “conquistare” il magnate italo-americano: ottenere risultati.
PRESENTE E FUTURO. Le basi Iachini le ha gettate, questo è altrettanto innegabile, perché non è un mistero che il lavoro svolto finora abbia ottenuto il consenso di Commisso e degli altri dirigenti, nonché - fattore non meno indicativo - quello dei calciatori. E non si parla esclusivamente di risultati sotto forma di punti (13 in 9 partite di campionato grazie a 3 vittorie e 4 pareggi, a cui va senza dubbio aggiunta la qualificazione ai quarti di Coppa Italia a spese dell’Atalanta), che subito sono serviti per far risalire la Fiorentina da una scomoda posizione di classifica. Si parla anche di solidità e concretezza date alla squadra proprio per invertire una tendenza pericolosa; di senso di appartenenza trasmesso come valore imprescindibile per migliorare il rendimento in campo; di scelte fatte sui singoli con responsabilità condivise, a tutto beneficio del rapporto instaurato; di motivare quei calciatori che non riuscivano ad esprimersi per quelle che sono le loro vere qualità. Non è poco accanto ai 13 punti di cui sopra, sempre al netto dei miglioramenti necessari e richiesti sotto il profilo del gioco, ad esempio, un “settore” nel quale Iachini ancora non è riuscito ad incidere. Tutto ciò tornerà ovviamene in discussione alla ripresa del campionato e le 12 gare ravvicinate, “inedite”, complicate, che restano da disputare saranno il vero spartiacque per delineare il presente e il futuro della Fiorentina. Nel primo caso, l’obiettivo si chiama salvezza da mettere al sicuro in tempi brevi; nel secondo, è dimostrare di essere all’altezza di far parte di una Fiorentina che Commisso vuole ambiziosa e protagonista. Vale per tutti e per Iachini forse un po’ di più. Sapeva e sa anche questo.