Ribery jr: Amo la maglia Viola
FIRENZE. Franck Ribery è di nuovo lì, al centro della Fiorentina. Già ieri, seppur a distanza, ha rivisto i compagni ed è tornato a lavorare sul campo del centro Astori: il suo count down è finalmente finito. E’ dal 30 novembre, dal pestone rimediato nella gara contro il Lecce, che aspettava la fine di questo tunnel. La pandemia ha reso tutto complicatissimo.
ALTRO TAMPONE. Ieri, accompagnato dal team manager Alberto Marangon, si è sottoposto nuovamente a test sierologico e tampone in vista della fine dell’auto isolamento figlio del rientro dalla Germania. Dopo le due negatività dei giorni passati, la prima registrata in Baviera e la seconda a Firenze non appena arrivato, ora manca solo l’ultimissimo tassello, gli allenamenti in gruppo.
SULLA SCIA DI PAPÀ. Gli manca, oltre a tutta la famiglia, il suo “complice” perfetto, il piccolo Seif, uno dei figli, con cui a Monaco si è divertito allenandosi e che, proprio come lui, è innamorato del pallone. I video dei loro workout, con la scala fitness sistemata sul pavimento della terrazza, i coni da allenamento a creare percorsi per imparare a scartare l’avversario rapidamente, hanno fatto il giro dei social, oltre ad aver acceso i riflettori sul Ribery allenatore che forse non ti aspetti. Seif, 8 anni compiuti lo scorso settembre, fa parte delle giovanili della Fiorentina e dal canto suo non ha dubbi: «Mi piacciono le maglie viola - ha raccontato e un giorno voglio essere bravo come mio padre. Allenarsi con papà è difficile, ma è anche tanto divertente».
IL FRANCK ALLENATORE. Questione di dna, insomma. Ed è qui che l’esperienza del campione fa la differenza. Arrivano suggerimenti - «Deve lavorare anche col piede destro, non è che gli servirà solo per guidare» - e, soprattutto, incoraggiamenti. «Adoro insegnare ai bambini - ha continuato -. Spiego molto, seno positivo. E se si commettono errori non è certo un problema. Sarebbe bellissimo se Seif diventasse un professionista, ma c’è tempo. E se così non fosse, non sarebbe un cruccio». Ribery, adesso, aspetta solo il momento per giocare: per la sua Firenze, di cui si è preoccupato anche da lontano, e per una Fiorentina che ora più che mai vuole cucirsi sulla pelle.