Panetta: «Vedo troppa spettacolarizzazione»
Sui 3000 siepi ha vinto l’oro ai Mondiali del 1987 «A Doha effetti speciali inutili Se poi aggiungiamo le partenze cronometrate, io spengo la Tv...»
L' atletica potrebbe cambiare faccia? Beh, quella faccia a Francesco Panetta, non piace. Nel corso dell'intervista usa come un mantra la frase: «Mettiamo prima tutti e tutto in sicurezza, non solo lo sport, poi torneremo a ciò che conosciamo».
Parole dalla sua casa di Monza, dopo aver sentito per giorni le sirene delle ambulanze. Altro refrain: «Se le rivoluzioni portano migliorie, ok. Ma se invece consegnano soltanto stravolgimenti allora fermiamoci e aspettiamo». Un titolo mondiale nei 3000 siepi a Roma '87 con tanto di record italiano tuttora intatto (8:08.57), un oro europeo a Spalato '90 e, oggi, poche metafore.
Insomma, a Francesco Panetta le rivoluzioni non piacciono? «Non sono un retrogrado, intendiamoci. Però, se come ho visto ai Mondiali di Doha c'è un'eccessiva spettacolarizzazione, allora non mi piace. Tutti quegli effetti speciali, quando basterebbe una semplice presentazione dello speaker... Se poi a tutto questo aggiungiamo anche le partenze cronometrate nel mezzofondo io, semplicemente, spengo la tv».
E come la mettiamo con le misure di sicurezza?
«E discipline come il calcio o il rugby come la mettono? Prendiamo atto che c'è un'emergenza e che abbiamo saggiamente spostato un'Olimpiade, che non è una sagra di paese. Ma se nel frattempo dobbiamo aspettare, aspettiamo. Lo sport non ha bisogno di palliativi».
È una proposta...
«E la competizione è competizione. Il gomito a gomito è il sale. Se voglio bere una birra la bevo, non prendo una birra analcolica. Lo sport non si può fare per delega e chi spinge per questa proposta non conosce cosa sia la gara gomito a gomito».
Ne ha parlato in federazione? «No, solo oggi in questa intervista».
Proviamo ad immaginare una gara in cui nessuno faccia l'andatura: le lepri diventerebbero inutili.
«Ah, io le ho sempre trovate inutili. Il fatto che l'atletica sia diventata noiosa per alcuni aspetti lo dobbiamo proprio a loro. La lepre ogni tanto ci sta, ma non può essere la regola. Abbiamo lobotomizzato gli atleti, quello non è correre. Oggi, salvo eccezioni, non trovi gente che sappia farlo, mentre lodo campioni come Mo Farah che sanno interpretare la gara».
Come commenta gli Assoluti che si sdoppiano con una sede diversa per il mezzofondo?
«È come quando releghi i lanci in un altro posto. E’ come dire che oggi, per motivi di sicurezza, a calcio giocherai 7 contro 7».
Restando nei nostri confini, cosa ne pensa del fondo e del mezzofondo azzurro?
«Vedo cose importanti, ma anche il solito problema: abbiamo un leader e poco altro alle sue spalle. Crippa, primatista italiano nei 10.000, non risolve il problema, così come Tortu o Jacobs. Non sono espressione di un movimento che ha invece bisogno di...»
...ricambio. Sempre il solito discorso, e non solo per l'atletica. «Ha bisogno di rinforzi. Abbiamo un fuoco che arde là sotto, ma poi le fiamme non divampano. Andiamo a trovare gente che corra e lasciamo carta bianca ai tecnici bravi. Ne abbiamo. Tutto questo, però, creando attorno a loro una realtà importante che non si esaurisca».
Quanto a Tokyo 2021? «Confermo: lo spostamento è stato un bene per gli atleti, ai quali è stata data la possibilità di prepararsi meglio».
«Le misure di sicurezza? Se c’è da aspettare, allora aspettiamo!»
Cosa direbbe se ai Giochi vedessimo le partenze cronometrate? «Oggi non mi occupo più di sport. Ho visto Doha per Filippo Tortu e poco altro. I 3000 siepi perché i figli insistevano. Già ora sono distratto, figuriamoci se alle gare mi metteranno le partenze scaglionate come per le vacanze intelligenti...».
«Lo sport non ha bisogno di palliativi e non si può certo fare per delega»