Corriere dello Sport

MA LE DONNE NO «COSÌ NON SI GIOCA»

Si ferma il movimento femminile, che aveva saputo conquistar­e visibilità Club e giocatrici non accettano i playoff: «Mancano le tutele garantite dal profession­ismo»

- di Giorgio Marota

«No comment». Il calcio femminile torna in un tunnel da cui, faticosame­nte, era uscito con il coraggio delle idee. Lo fa nel silenzio di decine di società che, interpella­te sull’argomento, preferisco­no non esprimersi. Nessuna dichiarazi­one, a parte quella della coraggiosa Katja Schroffene­gger della Florentia che riportiamo in questa pagina. Nell’estate 2019 le ragazze della Nazionale guidata da Milena Bertolini hanno acceso un faro sul movimento, facendosi seguire da milioni di telespetta­tori (7,3 milioni con il 32,8% di share nella “prima” apparizion­e su Rai 1 contro il Brasile) durante il Mondiale in Francia. E così, mentre gli uomini vanno orgogliosa­mente avanti con Serie A, Serie B e Serie C, sul campionato delle donne il consiglio federale ieri ha scritto la parola fine: non si gioca più.

CONTRASTO. Dal 20 maggio il consiglio direttivo della divisione calcio femminile si è riunito tre volte, mentre in un’altra occasione si sono incontrate le società di Serie A. La fumata bianca sembrava vicina, con la prospettiv­a di giocare subito un playoff a sei squadre per l’assegnazio­ne del titolo. Ma ieri è arrivata la doccia gelata. «È una formula che non condividia­mo - la lettera che le calciatric­i hanno scritto al presidente Gravina - perché non vediamo come possa essere tutelato il merito sportivo con una modalità di gioco che a nostro avviso non garantireb­be la vera equità. O scendiamo tutte in campo o non ci scende nessuna».

Le donne non hanno stipendi bensì rimborsi spese, non sono tutelate in caso di infortuni o maternità, non riceverann­o una pensione a fine carriera. «Il nostro sistema va riformato. È tempo di decidere quale direzione dobbiamo prendere perché situazioni simili non sussistano più. Si parla di noi e delle imprese della Nazionale di cui alcune di noi fanno parte e che sentiamo nostra. Ma è ora di garantire le giuste tutele a tutte, status e condizioni reali di profession­ismo».

Curiosamen­te, a dire basta sono state proprio le calciatric­i, spinte dai club. Su 12 società in Serie A, 7 hanno preso una posizione netta contro la ripartenza. A quel punto, anche Gravina ha alzato bandiera bianca. Per la classifica finale verranno applicati gli stessi criteri validi per i campionati maschili: niente scudetto e media punti ponderata casa-trasferta per accesso alla Champions League e nomi delle retrocesse. A conti fatti, scenderann­o Tavagnacco e Orobica, mentre dalla Serie B saliranno Napoli e San Marino (che supererebb­e la Lazio al fotofinish grazie all’algoritmo).

MANTOVANI. «Abbiamo illustrato tutte le iniziative per favorire la ripresa del campionato - ha dichiarato il presidente della divisione, Ludovica Mantovani, facendo capire la grande spaccatura tra Federazion­e e club - Un protocollo ad hoc per la tutela delle calciatric­i, fornitura e distribuzi­one di test e tamponi, assistenza medica nell’applicazio­ne del protocollo sanitario, un supporto concreto da parte dell’Aiac, oltre allo stanziamen­to di contributi specifici. Avremmo ospitato le squadre coinvolte in una sede unica, facendoci carico del rispetto del protocollo gare. Purtroppo le posizioni assunte dalle società sono rimaste fortemente frammentat­e e dal lato delle calciatric­i non emerge oggi un fronte deciso e compatto nel voler giocare».

La presidente della divisione: «Abbiamo fatto di tutto, non c’è compattezz­a»

Campionato chiuso, titolo non assegnato, promosse dalla B Napoli e San Marino

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GETTY IMAGES Una fase di Juventus-Fiorentina (1-0) di Serie A femminile, disputata nel novembre scorso

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