MERTENS RE DI NAPOLI
Velocità e classe per la finale Vuole restare da solo sul trono del gol azzurro: l’Inter è avvisata Coppa dei Campioni 1987: nel tempio dei blancos senza pubblico gli insulti contro la squadra azzurra
Non avevamo capito niente: però anche lui, eh, tutti quegli anni a starsene defilato, un uomo solo già a distanza sociale, innamorato perso di se stesso e del dribbling. Mai una volta che gli fosse venuto il dubbio o che avesse avvertito il sacro fuoco del bomber: si accontentava di quel ruolo un pochino marginale, adesso si può dire, mentre invece dentro di sé nascondeva un protagonista, anzi il primo attore. Dries Mertens può ancora (forse per poco) guardare dall’alto in basso il suo amico Romelu Lukaku: vi sembrerà strano, e infatti lo ma mica solo fisicamente, perché anche le statistiche ci mettono qualcosa e per il momento dicono che con le squadre di club stiamo (anzi stanno) 222 a 210. Poi vedremo cosa succederà, questo non si può prevedere, ma intanto la sfida è cambiata recentemente, ormai sono quattro anni, e da quel momento, fu un caso e certo un intervento del destino, è cominciata una vita nuova.
ESPLOSIONE. Dei numeri, almeno di loro, bisogna fidarsi: Dries Mertens diventa un centravanti, e sembrava dovesse essere un falso nueve, nell’ottobre del 2016, quando il Napoli (ri)perde Milik e Gabbiadini non convince Sarri. E’ una scelta che sa di intuizione a suo modo geniale ed in effetti lo diventa, perché in quell’uomo che intanto è divenuto scugnizzo per acclamazione e lo chiamano Ciro, c’è un attaccante: ventinove reti (dal momento in cui viene investito delle responbsabilità della prima punta) in appena trentasei partite, è pure stucchevole mettersi a far la media. Basta, per cominciare, il confronto con il suo predecessore, quello del Mertens terzo di sinistra, alter ego di Insigne, duqque un esterno di fatto: ci sono trentaquattro gol in tre stagioni, dense di 138 partite. Fate voi.
LA GIOSTRA DEL GOL. Mertens ha l’istinto del killer, le movenze del centravanti moderno, l’eleganza del fine dicitore e pok una voracità che squarcia: da quando gli è stato cucito addosso l’abito del bomber, ne ha segnate ottantadue, era sperduto nelle classifiche degli specialisti ed ora è diventato il re dei bomber dei 94 anni del Napoli, condivide il trono con Hamsik ma gliene manca uno per starsene da
solo. Bell’amico.
Gennaro Gattuso valuta tutte le situazioni negli allenamenti a Castel Volturno: al momento questa la formazione che affronterà sabato l’Inter al San Paolo: Politano in vantaggio su Callejon.
CAPOLAVORI. Mertens è l’ultimo goleador internazionale, quella simpatica canaglia che ha fatto tremare il Barcellona al San Paolo, con uno di quei capolavori che appartengono ad un genio, alla sua classe straripante ma anche alla faccia tosta che non gli manca: perché in una serata del genere, ottavo di Champions League al cospetto di Messi, bisogna avere una sacra esuberanza per andare a cercare e a trovare l’incrocio dei pali.
RINNOVA. Napoli-Inter è stata la sua partita personalissima, per settimane intere, nel silenzio rumoroso d’una trattativa per il suo contratto vissuta senza veli: poteva andarsene a Milano, ci sono stati contatti, confermati da Ausilio, e un’umanissima tentazione di rimettersi in gioco, altrove, diversamente. Poi ha prevalso la scelta di vita, ch’è anche quella del cuore, e adesso mancano semplicemente le firme sul rinnovo biennale (e opzione per il terzo), con tutti quei bonus tra i quali c’è anche la parola scudetto. Napoli-Inter ricomincia sabato sera e dentro questa sfida che vale la finale di coppa Italia c’è un derby in famiglia tra Mertens e Lukaku, amici strettissimi in Nazionale e rivali per una notte: però si riparte da 222 a 210 e forse non è colpa di nessuno se non s’era avvertita quest’anima rock nel principe azzurro. Non si smette mai di scoprirsi: luci al San Paolo, please.
Dries Mertens sinora ha realizzato ventuno reti con l’FC Utrecht, quarantacinque con il Psv e centoventuno gol con il Napoli