MIHAJLOVIC COME SIR ALEX
La società vuole stringere un patto di ferro col tecnico per un ruolo da manager Sinisa è al centro del progetto del nuovo Bologna che punta dritto all’Europa: sarebbe il Ferguson in salsa emiliano-romagnola
Il Bologna vuole tenersi Sinisa Mihajlovic a lungo. Ma l’ultima parola spetta a lui. Se dovesse arrivare una squadra importante, Sinisa potrebbe andare via. Però la volontà del club è chiara: stringere un patto con Sinisa per tanti anni ancora. Al momento il traguardo è il 2023, vale a dire un prolungamento del contratto di un anno di cui il club e l’entourage del tecnico serbo hanno già discusso. Un accordo di massima c’è, è probabile che venga formalizzato una volta chiuso questo campionato. Tuttavia, l’ultima parola spetta ancora a lui, a Sinisa, che valuterà. L’allenatore serbo ha un contratto che scade nel 2022, ma il rinnovo di un anno è già stato discusso. Lo ha lasciato intendere anche l’ad Claudio Fenucci, intervenuto ieri in Rai. E’ il segno di una volontà chiara del club, che vuole provare a dare a Sinisa una proiezione lontana. Anche dopo le tante, tantissime difficoltà che hanno affrontato insieme in quest’ultimo anno degno di un kolossal.
Quello del 2023 è però un orizzonte che il Bologna vuole spostare ancora più avanti. Saputo e tutti i dirigenti vorrebbero un Mihajlovic da ciclo lungo, cioè mettere Sinisa al centro dei lavori rossoblù. Per due motivi. Il primo è tecnico: la dirigenza ha delle ambizioni, Saputo vuole traguardi preziosi, c’è un restyling dello stadio alle porte e l’idea di arrivare in Europa è solo da realizzare. E quindi serve un tecnico di sicuro appeal. La seconda è di natura sentimentale: Sinisa a Bologna ha trovato una dimensione, una sorta di seconda casa. Anche su questo insisterà il club.
DESIDERI DEL CLUB. A Casteldebole, come dappertutto, pensano un anno alla volta, il covid ha stravolto per almeno un campionato (il prossimo) una serie di certezze. Ma ci sono dei punti fermissimi da cui non si può prescindere. Il più importante di questi per il Bologna è Mihajlovic. C’è per lui un piano a lunga gittata che ne trasformerebbe la figura in una sorta di manager inglese. «Mihajlovic a vita nel Bologna come Ferguson? Sarebbe il desiderio di tutti noi, come dirigenza siamo portati a pensare a lungo termine e lo stiamo facendo con lui», ha detto Fenucci. Una figura ibrida tra campo e scrivania, come fu Ferguson al Manchester United (e in parte Mourinho all’Inter). Totalizzante, accentratore, responsabile: Mihajlovic è tutto questo per i dirigenti. Il carisma è una virtù innata: o ce l’hai o segui il capo. La naturale predisposizione al comando di Sinisa è qualcosa di raro, che non si trova dappertutto. Il rapporto coi dirigenti funziona, quello con i giocatori anche. «I giocatori sono liberi di fare tutto quello che voglio io», ha detto spesso Sinisa scherzando. Nemmeno troppo, in fondo. La gestione della squadra, da quando c’è lui, si è modificata. Sinisa non è un uomo solo al comando, è un manager moderno ed è in grado di lavorare a trecentosessanta gradi.
NELLA STORIA. Per questo il club se lo vuole tenere stretto. Arrivato lo scorso gennaio, raggiunta la salvezza e un decimo posto da record, Mihajlovic aspettava il 2020 come l’anno giusto, il campionato da luci della ribalta per sé e per il club. Poi la sua malattia, la pandemia che ha sconvolto il mondo: tutte queste cosa hanno rallentato il passo. Ora si rivede uno spiraglio di normalità e anche i tasselli del puzzle stanno trovando una collocazione. Al centro
Pronto un rinnovo di contratto fino al 2023 e un’intesa al di là della panchina
L’innata leadership di Sinisa dentro e fuori dal campo è una qualità rara
Il tecnico è alla terza stagione in rossoblù e il club se lo vuole tenere stretto