Ma tutti giocano le esibizioni (senza regole)
Fioccano tornei organizzati dagli stessi giocatori ma senza punti
un coach, sono troppo abituato a fare a modo mio e onestamente non ho voglia di stare ad ascoltare i consigli altrui». Sconsideratezza cronica o saggezza zen?
NUMERI. Kyrgios ha 25 anni, è stato numero 13 Atp nel 2016. Oggi è numero 40 dopo aver vinto 6 tornei e aver raggiunto due volte i quarti in uno Slam: nel 2014 a Wimbledon, quando sradicò Rafa Nadal, e l’anno successivo a casa sua, in Australia. «Nick avrebbe anche le qualità per aspirare a vincere grandi tornei - sostiene da anni John Newcombe, un’altro che si è speso, inutilmente, per rimettere in carreggiata il reprobo - Ma per riuscirci dovrebbe allenarsi…».
FATICA. Un impegno che Kyrgios ritiene proibitivo. «Non credo che il mio fisico sarebbe in grado di reggere per sette match in uno Slam, dovendo giocare tutte le volte tre o quattro ore. Dopo ogni match io penso solo a bermi qualche birra, e a rilassarmi. Credo che lo sport si prenda un po’ troppo sul serio». Sempre a Loney, suo compagno di party, Kyrgios ha del resto dichiarato di aver battuto Nadal da ubriaco, nel 2017 a Cincinnati. «Sapevo di dover servire bene, ma in campo riuscivo a stento a muovermi, avevo ancora i postumi della sbornia». Confermata da Loney: «Non mi capacitavo di come tu riuscissi a giocare a quel livello, dominando uno dei più forti del mondo dopo aver passato con noi tutta la notte». L’importante, con Kyrgios, è non prenderlo mai troppo sul serio.
Anche i campioni iniziano a stiracchiarsi, uscendo dal lungo letargo della Fase 1 della pandemia, e gli effetti si vedono. Dominic Thiem, il numero 3 del mondo, finalista dell’unico Slam finora giocato nel 2020, ha perso in tre set contro il suo connazionale Sebastian Ofner, che alloggia esattamente 160 posti più in basso nel ranking mondiale. Dove? Nelle Generali Austrian Pro Series, una serie di esibizioni organizzate per colmare il vuoto di tornei Atp e Wta internazionali. Il Tour mondiale è ufficialmente fermo fino al 31 luglio, e così in Europa e nel mondo sono spuntate una catena di iniziative molto ‘local’, i cosiddetti tornei regionali - ma in qualche caso di ottimo livello - per consentire ai tennisti di riprendere contatto con il clima della gara.
Iniziative tutte apprezzate, specie da parte di chi con il tennis ci campa e dai fan in astinenza ormai prolungata che possono sbirciarle in tv o più spesso in streaming. Ma che hanno - per ora inevitabilmente - il difetto di giocarsi in ordine sparso, senza un format unico e ovviamente senza che in palio ci siano punti per la classifica mondiale (mentre montepremi ridotti vengono comunque distribuiti)
Il calendario di questi tornei autoctoni (meglio evitare il termine autarchici) inizia ad essere affollato. In Repubblica Ceca è andata in scena la LiveScore cup, il cui cast comprendeva le sorelle Pliskova (oltre a Tereza Martinkova) e a Praga Petra Kvitova - entrata in campo con tanto di mascherina quattro giorni fa si era aggiudicata la President Cup battendo in finale Karolina Muchova. Il 13 giugno a Nizza debutterà il molto atteso UTS (Ultimate Tennis Showdown) di Patrick Mouratoglou, il coach di Serena Williams che in costa azzurra metterà in campo alcuni pesi massimi come i top 10 Tsitsipas, il nostro Berrettini e Monfils, più ottimi giocatori come Goffin, Pouille, Paire, Gasquet, Popyrin e Brown, con regole simili a quelle delle finali Next Gen.
In Gran Bretagna Andy Murray parteciperà ad un evento costruito dal fratello Jamie, in Italia il 21 giugno da Todi partirà il Mef Tennis Tour, che toccherà anche Perugia, Francavilla al Mare e Padova, mentre sono andati venduti in sette minuti i biglietti per l’appuntamento di Belgrado dell’Adria Tour, la serie che a partire dal 13 giugno potrà contrare addirittura sul numero 1 del mondo, Novak Djokovic, che insieme con lo stesso Thiem, Sascha Zverev e Marin Cilic toccherà oltre alla Serbia anche Croazia, Bosnia e Montenegro (mentre nella sola Serbia Janko Tipsarevic) A metà luglio l’infaticabile Thiem si sposterà a Berlino, dove giocherà anche con il nostro Jannik Sinner e dove potrebbe spuntare, a sorpresa - ma è molto difficile - sua maestà Federer.
Negli States, dopo qualche iniziativa dal sapore bucolico (in California, con Opelka che piazzava ace a pochi metri dal pascolo degli armenti), le ‘slammer’ Bianca Andreescu e Sloane Stephens animeranno una esibizione a Charlotte, nelle stesse date in cui avrebbe dovuto svolgersi il torneo Wta. Tutto giusto, come si diceva. In vista di un blocco che rischia di estendersi ancora a lungo, per mettere un po’ di pepe alla faccenda - e attirare più interesse dei fan e dei social media - perché non pensare anche a un sistema di punti, del tutto ufficioso, da distribuire a seconda del campo di partecipazione, per costruire se non una vera e propria classifica alternativa almeno una competizione a distanza fra i tennisti? Seguire le amichevoli è un conto, sapere che il match ha un valore potrebbe essere una soluzione di ripiego. E organizzare una supersfida finale - a quattro, a otto - fra i migliori, fornirebbe un obiettivo e un traguardo ad un tennis che sta ripartendo senza sapere bene andare.
«Non voglio consigli Ingaggiare qualcuno sarebbe uno spreco di tempo e soldi»
A Belgrado esauriti in sette minuti i biglietti per vedere Djokovic