Ora pensino a giocare
Richiamandomi al nuovo sponsor dell’Everton di Ancelotti presentato ieri, per il quale in Italia non sarebbe facile realizzare dei claim politicamente corretti, potrei concludere che con la sconfitta rimediata a Roma la frammentata lega di A ha fatto la sua bella figura del Cazoo. Pur partendo strabattuta, ha provato ugualmente a sfidare le istituzioni, il consiglio federale, il suo presidente e insomma tutto quello che non è massima serie, né norme, né delibere approvate, ed è uscita con le ossa rotte: 18 a 3, i tre voti sono quelli di Dal Pino, Marotta e Lotito. Serie B, C, Dilettanti, femminile, arbitri, allenatori e calciatori hanno giurato fedeltà a sé stessi (si erano espressi su- gli identici temi poche settimane fa con il pieno appoggio proprio della A).
Richiamandomi al nuovo sponsor dell’Everton di Ancelotti presentato ieri, per il quale in Italia non sarebbe facile realizzare dei claim politicamente corretti, potrei concludere che con la sconfitta rimediata a Roma la frammentata lega di A ha fatto la sua bella figura del Cazoo. Pur partendo strabattuta, ha provato ugualmente a sfidare le istituzioni, il consiglio federale, il suo presidente e insomma tutto quello che non è massima serie, né norme, né delibere approvate, ed è uscita con le ossa rotte: 18 a 3, i tre voti sono quelli di Dal Pino, Marotta e Lotito. Serie B, C, Dilettanti, femminile, arbitri, allenatori e calciatori hanno giurato fedeltà a sé stessi (si erano espressi sugli identici temi poche settimane fa con il pieno appoggio proprio della A) e alla “costituzione” dello sport più popolare.
«Ora pensiamo a giocare», le parole con cui ha chiuso l’intervento Gabriele Gravina che ha rilanciato i playoff e i playout dopo aver sottolineato «che la confusione degli ultimi tre mesi sono stati alcuni club di serie A ad alimentarla».
Sì, pensino a giocare. La gente ne ha le palle piene di sentir parlare di protocolli, tamponi, sierologico, quarantene lunghe, positivi, negativi, asintomatici, playoff, playout, algoritmi, ministri e minestre, porte chiuse, ingressi contingentati, diritti tv e umori storti: ha voglia di semplicità, di calcio, anche se non sarà lo stesso calcio di prima, anche se per un po’ negli stadi non ci saranno le bolge spesso invocate, i cori, talvolta infami, gli esauriti, gli incassi record. Solo calcio depurato e disintossicante: giocate, attacchi, difese, tattiche, strategie, assist, gol, tanti gol. Il calcio nella sua essenza.
Da oggi in avanti, per tutta l’estate e anche oltre, i signori del pallone, i padroni dei club dovrebbero pensare soprattutto a ricostruire il rapporto con gli appassionati logorato da litigiosità e incertezza, e a chi ha una paura fottuta di retrocedere suggeriamo di stare vicino alla squadra, caricando a molla i giocatori, spingendoli a dare qualcosa più del massimo. L’altro giorno un presidente particolarmente esperto di ascensoristica - promozioni e retrocessioni in serie -, Fabrizio Corsi dell’Empoli, mi spiegava che il gruppo assorbe totalmente la paura dei dirigenti e la fa sua con effetti dolorosissimi.
Se poi le retrocessioni e le promozioni dovessero risultare un ostacolo insuperabile alla crescita e al riallineamento a livello internazionale del movimento, si potrebbe proporre l’introduzione della serie E, come Elite: dodici, massimo quattordici squadre con proprietà finanziariamente “evolute” e inattaccabili in grado di produrre ricavi, un campionato per pochi, in stile Nba: meno partite, più qualità, più eventi, meno materassi, fallimenti azzerati o quasi, e fegati meno spappolati.
Non è una provocazione: è il risultato di un ragionamento e dello sfinimento. Ma prima di arrendermi alla noia, alla dimenticanza, ho proprio ripensato alle parole di Corsi: il gruppo assorbe la paura dei dirigenti. Soltanto la paura? E se i calciatori sono così ricettivi non è possibile che gli restino addosso altri “sentimenti” dei loro padroni promossi (ma bisogna spiegarglielo) a persuasori occulti?
L’arroganza, la prepotenza, anche il servilismo e la doppiezza sono esibiti senza vergogna. Per carità di patria evito di rivelare gli accostamenti che sono già pronti, schede esemplari dei club “caratteriali” per interposti dirigenti (anche tecnici) ansiosi. E non solo. Certe voci di mercato su renitenti e fuggiaschi dicono che non solo soldi e capricci procurano danni ai club. Il peggio viene dall’alto.