CAGLIARI A METÀ ZENGA, AVVIO FLOP
La difesa regala due gol a Di Carmine, non basta Simeone Lo 0-2 nasce presto, il rosso a Borini aiuta i rossoblù a reagire, poi Cigarini va fuori e il Verona vince
Le tracce di vero Cagliari sono ancora lontane. La pausa non ha riordinato le idee: quattro sconfitte consecutive, il battesimo di Zenga è amaro. Niente aggancio sul Verona, anzi, la strada è in salita fin da subito. Di Carmine non perdona: istinti e istanti che fanno la differenza, roba da bomber. Zenga non può certo cospargere di certezze il suo primo Cagliari, che peraltro si ritrova senza il miglior goleador al seguito. E ha bisogno dell'uomo in più - che dura 35 minuti... - per rialzare appena la testa. Trovando il guizzo con Simeone, che non segnava fuori casa da settembre. Poi è un continuo inseguimento all'Hellas, già scappato via due volte all'inizio. La maledizione continua: ai sardi non va bene una trasferta in A col Verona dal '72.
ORRORI DIFENSIVI. Giocare a porte chiuse per il Cagliari è un inedito almeno quanto la rinuncia a Joao Pedro: non era mai successo quest'anno. L'era Zenga comincia senza qualche uomo-chiave, e pure coi fantasmi di una sfida al Verona che l'anno scorso - quando allenava il Venezia - gli era costata la panchina. Riparte allora da dove aveva terminato, con l'arte di arrangiarsi perché nel suo debutto manca anche Nainggolan. Mentre Cacciatore è di nuovo prestato a un reparto difensivo a tre: non una novità assoluta, ma il risultato è un flop. Ceppitelli invece torna in campo a otto mesi dall'infortunio.
Però gli imbarazzi del Cagliari vengono fuori, grossolani, sul primo gol di Di Carmine - è Pisacane a lasciarlo saltare - e soprattutto nell'episodio del 2-0. Il bomber del Verona avvia l'azione, il peccato originale è di Ionita con un retropassaggio sciagurato, poi Verre scarica su Di Carmine che pure da fuori area sa farsi rispettare. L'Hellas stordisce il Cagliari in meno di mezzora. E va all'intervallo col vantaggio esiguo perché a quel punto gli isolani possono sfruttare il rosso a Borini, per l'entrata col piede a martello su Rog: Simeone non se lo fa ripetere due volte nel mandare in porta il suggerimento di Pellegrini.
Birsa, che subentra a uno spento Pereiro, fa cantare il mancino solo nel finale mettendo sulla testa di Pisacane e poi di Lykogiannis la palla del possibile pari, su angolo. Zenga inserisce anche Paloschi ma di lì a poco Cigarini prende il secondo giallo in dodici minuti. Il Cagliari è autolesionista nel secondo tempo, dopo la galleria degli orrori difensiva.
PROFUMO D'EUROPA. Sarà dura, per il Verona, abituarsi all'assenza dell'anima calda e passionale di un pubblico che in A fa invidia a tanti. Soprattutto per quell'orizzonte, non lontano, chiamato Europa League. L'Hellas che procede spedito ci ha fatto la bocca, e tiene a mente le indicazioni ereditate finora da Juric. Il quinto assist in campionato di Lazovic produce il vantaggio del Verona, ma gran parte del merito se lo prende Amrabat - già promesso alla Fiorentina, non a caso - che fa girare la testa alla difesa del Cagliari. Il serbo a sinistra ha tutto lo spazio necessario per sfondare, come dimostra cinque minuti più tardi il gran destro spedito sulla traversa. Juric costruisce anche attorno ai cambi - quando viene espulso Borini deve convertire il modulo in 5-3-2, immettendo Veloso - la missione anti-Cagliari.
Scatena un Verona all'assalto dei sardi, ma con razionalità. Nel senso che stavolta gli manca Pessina – alla sua prima assenza – l'uomo che spesso e volentieri ha gli equilibri in mano. Così il fosforo di Badu è l'elemento di compensazione, anche nel momento di stringere i denti. Servirà tutto, in questa estate congestionata, per sognare il traguardo europeo. Quello che al Cagliari è progressivamente sfuggito di mano.