Corriere dello Sport

CAGLIARI A METÀ ZENGA, AVVIO FLOP

La difesa regala due gol a Di Carmine, non basta Simeone Lo 0-2 nasce presto, il rosso a Borini aiuta i rossoblù a reagire, poi Cigarini va fuori e il Verona vince

- Di Adriano Ancona di Edmondo Pinna

Le tracce di vero Cagliari sono ancora lontane. La pausa non ha riordinato le idee: quattro sconfitte consecutiv­e, il battesimo di Zenga è amaro. Niente aggancio sul Verona, anzi, la strada è in salita fin da subito. Di Carmine non perdona: istinti e istanti che fanno la differenza, roba da bomber. Zenga non può certo cospargere di certezze il suo primo Cagliari, che peraltro si ritrova senza il miglior goleador al seguito. E ha bisogno dell'uomo in più - che dura 35 minuti... - per rialzare appena la testa. Trovando il guizzo con Simeone, che non segnava fuori casa da settembre. Poi è un continuo inseguimen­to all'Hellas, già scappato via due volte all'inizio. La maledizion­e continua: ai sardi non va bene una trasferta in A col Verona dal '72.

ORRORI DIFENSIVI. Giocare a porte chiuse per il Cagliari è un inedito almeno quanto la rinuncia a Joao Pedro: non era mai successo quest'anno. L'era Zenga comincia senza qualche uomo-chiave, e pure coi fantasmi di una sfida al Verona che l'anno scorso - quando allenava il Venezia - gli era costata la panchina. Riparte allora da dove aveva terminato, con l'arte di arrangiars­i perché nel suo debutto manca anche Nainggolan. Mentre Cacciatore è di nuovo prestato a un reparto difensivo a tre: non una novità assoluta, ma il risultato è un flop. Ceppitelli invece torna in campo a otto mesi dall'infortunio.

Però gli imbarazzi del Cagliari vengono fuori, grossolani, sul primo gol di Di Carmine - è Pisacane a lasciarlo saltare - e soprattutt­o nell'episodio del 2-0. Il bomber del Verona avvia l'azione, il peccato originale è di Ionita con un retropassa­ggio sciagurato, poi Verre scarica su Di Carmine che pure da fuori area sa farsi rispettare. L'Hellas stordisce il Cagliari in meno di mezzora. E va all'intervallo col vantaggio esiguo perché a quel punto gli isolani possono sfruttare il rosso a Borini, per l'entrata col piede a martello su Rog: Simeone non se lo fa ripetere due volte nel mandare in porta il suggerimen­to di Pellegrini.

Birsa, che subentra a uno spento Pereiro, fa cantare il mancino solo nel finale mettendo sulla testa di Pisacane e poi di Lykogianni­s la palla del possibile pari, su angolo. Zenga inserisce anche Paloschi ma di lì a poco Cigarini prende il secondo giallo in dodici minuti. Il Cagliari è autolesion­ista nel secondo tempo, dopo la galleria degli orrori difensiva.

PROFUMO D'EUROPA. Sarà dura, per il Verona, abituarsi all'assenza dell'anima calda e passionale di un pubblico che in A fa invidia a tanti. Soprattutt­o per quell'orizzonte, non lontano, chiamato Europa League. L'Hellas che procede spedito ci ha fatto la bocca, e tiene a mente le indicazion­i ereditate finora da Juric. Il quinto assist in campionato di Lazovic produce il vantaggio del Verona, ma gran parte del merito se lo prende Amrabat - già promesso alla Fiorentina, non a caso - che fa girare la testa alla difesa del Cagliari. Il serbo a sinistra ha tutto lo spazio necessario per sfondare, come dimostra cinque minuti più tardi il gran destro spedito sulla traversa. Juric costruisce anche attorno ai cambi - quando viene espulso Borini deve convertire il modulo in 5-3-2, immettendo Veloso - la missione anti-Cagliari.

Scatena un Verona all'assalto dei sardi, ma con razionalit­à. Nel senso che stavolta gli manca Pessina – alla sua prima assenza – l'uomo che spesso e volentieri ha gli equilibri in mano. Così il fosforo di Badu è l'elemento di compensazi­one, anche nel momento di stringere i denti. Servirà tutto, in questa estate congestion­ata, per sognare il traguardo europeo. Quello che al Cagliari è progressiv­amente sfuggito di mano.

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ANSA Il gol segnato da Simeone nel finale del primo tempo
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