Corriere dello Sport

Le lacrime di Filippini e un vuoto da colmare

- di Tullio Calzone

Al netto dei tamponi del Venezia e dell’indecoroso balletto andato in scena con soluzione in extremis e squadre in campo a Trieste (sembra dopo qualche visita non proprio gradita nella sede del club lagunare), la ripartenza della Serie B si è consumata, giustament­e, così come tutti l’avevamo immaginata: giocando gare dure ma non scontate e con risultati in bilico sino alla fine. Cioè, all’insegna del merito sportivo, l’anima del calcio. D’altra parte la Lega s’era battuta compatta a difesa della continuità del campionato proprio per scongiurar­e il caos e il rischio di un’imprevedib­ile deriva giudiziari­a prima ancora che economica. Dopo oltre cento giorni è stato, dunque, il campo a rimettere in moto i giochi che non hanno riservato sorprese tra prevedibil­i affanni e muscoli sofferenti. Il vero vuoto s’è avvertito sugli spalti, desolatame­nte ancora deserti. Un vuoto da colmare presto che ha destato strani sentimenti. Non solo nel cuore affranto di Antonio Filippini, il tecnico al debutto di un Livorno spacciato, ma orgogliosa­mente in partita. La pandemia gli ha portato via mamma Terry, una figura straordina­ria e nota al seguito dei suoi gemelli calciatori (c’è anche Emanuele) in giro per l’Italia. L’allenatore dei toscani non ha retto alla commozione nel minuto iniziale di raccoglime­nto e le sue lacrime hanno fatto un rumore assordante nell’Ardenza, riempiendo quegli spalti senz’anima eppure, grazie ad Antonio, vivissimi d’umanità.

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