«È COME ULISSE UN EROE SILENZIOSO»
Così i giornali hanno raccontato Zanardi Roberto Vecchioni alla Repubblica: «Un moderno Odisseo che non si ferma mai». La Stampa: «Una vita passata a giocare d’anticipo»
La verità più semplice su Alex Zanardi, e dunque la più grande, l’ha scritta Emanuela Audisio su Repubblica: «Ha cambiato l'immagine dell'uomo senza gambe. Quando il futuro sembrava fratturato, lui l'ha rimesso in piedi. Ha costretto lo sport a non scartare i corpi amputati, dimezzati, zoppi».
Qualcuno ha scelto la commozione, altri ne hanno celebrato la volontà. Tutti ci hanno messo il cuore. In fondo anche questa è la forza di Zanardi: aver messo tutti insieme, in un’unica grande voce. Di dolore e di amore. Purché di sentimento e di vita, a cui (quasi) nessuno ha voluto sottrarsi. Amici, politici, fan e curiosi, atleti e non. Scrittori e cantanti. Giornalisti.
Roberto Vecchioni lo ha cantato: «Se non posso correre né camminare, imparerò a volare». Intervistato da Gino Castaldo su Repubblica, ha aggiunto: «Sembra quasi il personaggio di Samarcanda, lui che sfidava la morte tutti i giorni va a sbattere contro un veicolo qualsiasi. L'ho visto come un vero Ulisse, un Odisseo che non si fermava mai, sempre col bisogno di un traguardo da spostare più in là. Un eroe silenzioso, di quelli che non fanno rumore. È intelligente e colto, uno di quegli uomini che mi porterei su Marte, per presentare al meglio agli alieni il genere umano».
Il Messaggero
Anche Il Messaggero sottolinea come l'intero Paese sia in ansia per il campione.
EROE. All’epica classica ha fatto ricorso anche Marco Ciriello sul Mattino, vedendo in Zanardi uno che ha unito «Ettore e Achille in una Nike di Samotracia: dove gli arti sottratti sono invertiti. Al posto delle braccia via le gambe. Un corpo scolpito dagli Dei e minato dal fato. Rimangono le ali, e Alex se l'è fatte bastare». Non c’è retorica, c’è speranza. Quella di rivedere Alex tornare a raccontare.
Massimo Gramellini sul Corriere della Sera ha scritto che nessuno più di lui avrebbe il diritto di passare il tempo a lamentarsi e a maledire il destino, che per Zanardi ha sempre avuto la forma di una striscia d’asfalto. «Zanardi suscita meraviglia in chiunque, però non ha mai fatto pena a nessuno. Alex sarebbe Zanardi anche con le gambe. Senza, è semplicemente più utile a noi, che vorremmo avere il suo stesso sguardo meravigliato sul mondo e la sua stessa ostinata allergia per la parola limite». Perché «tutti, dentro, ci sentiamo simili a come Zanardi è fuori: derubati di qualcosa e costretti a spingere. Solo che lui, dentro, è come noi purtroppo non ci sentiamo quasi mai: completo, sicuro di sé e animato da una passione implacabile».
DESTINI. Un parallelismo opportuno lo ha fatto Benny Casadei Lucchi sul Giornale: tra Schumi e Zanardi, eroi fragili e moderni. «Due campioni della velocità e dei motori e della vita sempre testardamente presa per le corna come una bestia da domare nonostante cercasse di scrollarsi di dosso ad ogni curva. Alex, al contrario di Schumi, con il destino baro aveva già avuto a che fare ed era riuscito a
La Repubblica mette in prima pagina la foto di Zanardi con il titolo «La battaglia di Alex»
Corriere della sera racconta l'incidente, con tutta l'Italia che tiene il fiato sospeso per Alex
La Stampa mette in risalto in prima il coraggio che ha sempre contraddistinto Alex. sconfiggerlo. Di più ancora: l’aveva messo al proprio servizio. Per raccontare a tutti noi che se la vita ti spezza, tocca a te rimettere insieme i cocci, «perché guardami !!!! lo vedi???», si può fare».
ANIMA. Di anima ha parlato Giulia Zonca su La Stampa: «Alex Zanardi, con la zeta dolce di Bologna, non è un romantico spericochi lato, è una mente di precisione che non gira mai a vuoto e che da sempre insegue la velocità. Di guida, di pensiero, di azione: una vita a giocare d’anticipo con l’inevitabile rischio di essere fregato dal tempo».
APPELLO. Alex lo ha celebrato Umberto Zapelloni sul Foglio Sportivo: «Trasmette gioia, serenità, voglia di vivere. Lo guardi negli oc
I Giochi 2012 Nel 2007, Alex Zanardi debutta nel paraciclismo, specialità handbike, disciplina in cui conquista cinque anni dopo le sue prime medaglie d'oro paralimpiche, vincendo la prova a cronometro e quella in linea H4 ai Giochi di Londra 2012, dove si piazza anche secondo nella staffetta. Con l'handbike ha messo in fila anche 12 titoli mondiali e capisci che dentro quel mezzo corpo da macho c’è un cuore infinito […] Incarna la ripartenza come nessun altro».
Lo ha raccontato il suo amico Leo Turrini sul Resto del Carlino: «”Facciamo che simbolo lo dici a tuo fratello, dai…”. Ho sempre avuto il felice sospetto che Alex Zanardi abbia coltivato un personalissimo disinteresse per l'aureola dell'eroe