Tra rimproveri e accuse ora Nole ha tutti contro
Gaudenzi: «Come un bambino». Evans: «Si senta responsabile». Kyrgios: «Questa le batte tutte...»
Il presidente dell’Atp, Andrea Gaudenzi, parlando due giorni fa al New York Times si era detto dispiaciuto per i casi di contagio nel tennis, e aveva usato una metafora facile per un padre di tre figli come lui. «E’ come quando dici ai bambini che devono mettersi il casco per andare in bici. Loro dicono “no, no, no”. Poi, quando cadono, capiscono…».
Il commento dell’ex numero 1 Andy Roddick era stato meno paterno e più sarcastico («a quanto pare c’è una pandemia…»), decisamente irridente quello di Tennys Sandgren, che aveva tirato in ballo la convinzione di Djokovic di poter purificare le sostanze con il potere della mente: «Se Novak non risulterà positivo, inizierò a sanificare la mia acqua con qualche buona vibrazione…».
PRIMO PREMIO. La notizia della “caduta” rovinosa di Novak Djokovic, che rischia di procurare più di qualche sbucciatura al tutto il mondo del tennis, non era ancora arrivata, e ieri è stata accolta meno diplomaticamente da Nick Kyrgios. «Una preghiera per tutti i giocatori che hanno contratto il Covid-19 – ha twittato il “bad boy”, che già lunedì si era scagliato contro l’Adria Tour – ma non attaccatemi più per qualcosa che ho fatto che è stato “irresponsabile” o etichettato come “stupidaggine”. Perché questa cosa vince il primo premio».
Martina Navratilova si preoccupa – giustamente – del futuro del circuito in questo 2020 («E adesso cosa succede? E gli Us Open? E il Roland Garros?»), mentre è quasi inquisitorio il numero 1 britannico Daniel Evans: «non credo che Novak avrebbe dovuto organizzare una festa per i giocatori per ballare tutti insieme. Ora ci sono dei tennisti positivi, e credo che dovrebbe sentirsi in qualche modo responsabile. Ma è una sorpresa che sia successo? E’ questo che dovremmo chiederci…».
STRIGLIATA. Da Todi arriva invece il messaggio video di Federico Gaio, testa di serie numero 2 dei Campionati Assoluti, che magari non frequenta i piani alti del ranking ma da bravo cittadino, indossando la mascherina, ha tirato le orecchie al presidente del consiglio dei giocatori: «Il numero 1 del mondo purtroppo non ha dato il buon esempio. La mascherina non è comoda, ma indossarla non è la fine del mondo e dobbiamo essere tutti responsabili nei momenti di difficoltà».
Andy Murray, che torna in campo questa settimana nella versione britannica, e prevedibilmente meno pericolosa, dell’Adria Tour (la “Battaglia dei Britannici”, con suo fratello Jamie), tira le somme: «Tutti, credo, possiamo imparare da questa lezione. Spero che non sia una cosa troppo seria: Serbia e Croazia erano paesi che stavano superando la pandemia, e ora le cose potrebbero peggiorare. Ma si sapeva che non appena i paesi avrebbero aperto le frontiere e la gente sarebbe uscita di casa, sarebbero potute accadere cose del genere». Un’aggravante, non un’attenuante, nel caso dell’imputato Djokovic.
Murray: «Spero passi presto. Tutti possiamo imparare da questa lezione»