COSTANTINO: BARI CI METTO LA FIRMA
Il bomber svizzero alla prova play off per conquistare serie B, società e tifosi «Mi piace fare gol e in queste gare mi esalto. Voglio lasciare il segno. Qui non mi sento di passaggio»
Ne ha di conti da regolare Rocco Costantino, 30 anni di Aarau trapiantato a Scerne di Pineto, implacabile bomber da playoff. Con se stesso. Con la sfortuna. Per la terza volta nella sua carriera, seconda consecutiva, si gioca la B nella post season. Tre gol in semifinale con il Sudtirol, altri due l’anno scorso perdendo la final four con la Triestina. Finora ha totalizzato solo tre presenze nel Bari, ma è uno dei calciatori dai quali Vivarini si aspetta molto.
Lui lo sa bene e quando rivanga l’ultima stagione si capisce che gli è rimasta sullo stomaco. «Feci subito gol nella finale di andata ma poi il Pisa riacciuffò due volte il pareggio. Ci sentivamo ad un passo dalla B, ma nel ritorno il Pisa la spuntò ai supplementari».
Costantino, che cosa successe? «Il Pisa fu più bravo di noi nell’atteggiamento e nella cattiveria mentale. Riuscimmo anche a pareggiare ma rimanemmo in dieci e loro dilagarono».
Tanta sfortuna anche due anni prima?
«Venimmo eliminati in semifinale dal Cosenza di Braglia con una rocambolesca autorete all’ultimo secondo. Poi loro andarono in finale strapazzando il Siena».
Non bastarono neppure i suoi tre gol per gioire.
«Vero feci una doppietta alla Viterbese all’andata nei quarti e poi segnai anche nel ritorno».
Numeri importanti e una micidiale nemesicalcisticachelavedeandare puntualmente in gol nei playoff. «Sono match speciali, mi esaltano. Partite ravvicinate in pochi giorni dove riesco a dare il meglio di me. Adesso cercherò di fare il massimo anche col Bari».
Aspetta i playoff per segnare? «Ma no, mi piace segnare anche in campionato. Nei playoff però respiro un’aria nuova che mi permette di affrontare queste partite in maniera diversa».
Un messaggio per Vivarini?
«Un messaggio a me stesso, poi il mister farà le sue valutazioni».
Che cosa le hanno insegnato i playoff persi sul filo di lana? «Che occorre rimanere concentrati sino all’ultimo. Guai a mollare un solo attimo. Bisogna essere sempre lucidi, staccarsi dall’obiettivo e vivere il presente».
Questi playoff poi sono diversi. «Completamente. Non ci sono precedenti. Veniamo da tre mesi di inattività, si giocherà senza pubblico, una componente fondamentale perché il pubblico barese dà una grandissima carica».
Finora a Bari ha giocato poco e niente appena cinque minuti in tre partite, i tifosi praticamente non la conoscono.
«Ma anche in quei cinque minuti penso di aver dato tutto me stesso. All’esordio col Francavilla, correvo come un pazzo per il campo. Ma adesso mi interessa affrontare i playoff nel miglior modo possibile».
Ma lei che attaccante è?
«Mi piace far gol, può bastare?»
Certamente, se ci mette un pizzico di puntualità svizzera.
«Sono nato ad Aarau ma a sei anni sono venuto con mia madre e mia sorella a Pineto, vicino a Pescara».
Conosceva già Vivarini?
«Ci ho giocato contro con il Morro D’oro in serie D quando il mister allenava il Chieti appena sceso dalla C2».
Si sente di passaggio in questo Bari?
«Assolutamente no. Voglio dire la mia lasciando il segno».
Quando sembrava che non si giocasse più cos’ha pensato?
«Che c’è qualcosa nel mio destino. Dove arrivo si fanno i playoff».
Gol quanti, di testa o piede? «Quelli che serviranno per vincere, poi mi va bene tutto. Il modo conta poco, l’importante è che la palla vada dentro. Mi sono guadagnato questo palcoscenico e vorrei fare del Bari il mio punto di partenza».
«Playoff speciali e senza precedenti Questo sarà il mio punto di partenza»