INZAGHI AL COPERTO «ORA LA CHAMPIONS»
«Prima garantiamoci il nostro obiettivo prioritario e poi penseremo al resto. Servono cuore e lucidità»
Scudetto? No, Inzaghi parla di Champions. Dentro lo scatto da centometrista per festeggiare il gol di Luis Alberto, decisivo per ribaltare la Fiorentina, sabato all’Olimpico si mescolavano l’esplosione di gioia, la scintilla, la magìa ritrovata dalla Lazio, di nuovo allegra e abbracciata. Sensazioni smarrite dopo il lockdown e la doccia fredda di Bergamo. Ora resta l’esigenza di allentare la pressione e non illudersi, di tenere duro e macinare punti, in piena emergenza, nella settimana più complicata del torneo estivo. Il pieno tra Torino (oggi) e Milan (sabato) potrebbe spingere verso un sogno la squadra biancoceleste, tenendo aperto il duello scudetto con Sarri. Diventerà una corsa di resistenza, a patto resti incollata alla Juve, già battuta due volte nella prima parte della stagione (compresa Supercoppa), ancora in vetta a +4.
CHAMPIONS. Mancano cinque partite alla resa dei conti del 20 luglio. La Lazio deve conservare la scia e allora Inzaghi ha scelto di alleggerire la pressione sui suoi giocatori, tornati dal lockdown con eccessive attese. La catena di infortuni e il ko di Bergamo avevano prodotto il nervosismo sciolto solo dalla rimonta sui viola. Serve la Lazio spensierata che aveva fatto innamorare il popolo biancoceleste durante l’inverno. Mancheranno Lulic, Leiva e Luiz Felipe. Cataldi in panchina solo perché sono finiti i centrocampisti di riserva. Anche Radu, Correa e Marusic non sono al top. E poi cinque diffidati a rischio squalifica. Una situazione oggettivamente pesante da sopportare. Così Inzaghi ha ricordato le premesse di inizio stagione. Già la Champions andrebbe considerata come uno scudetto. La Lazio non ci arriva dal 2007. Con 17 punti di margine (e una differenza reti generale migliore) rispetto alla Roma, ne mancano 13-14 alla qualificazione aritmetica ma potrebbero servirne anche meno per garantirsi la certezza del quarto posto. Dopo tredici anni, sarebbe la seconda partecipazione di Lotito e la prima del ds Tare.
LONGO. Così Inzaghi ha spostato l’argomento sull’obiettivo minimo, cercando di scansare il duello con Sarri. Andiamo per gradi. «Con la Fiorentina abbiamo dimostrato spirito di sacrificio, cuore e voglia di rimanere lassù, facendo le scelte giuste con lucidità. La vittoria di sabato ci ha avvicinato molto al nostro grandissimo obiettivo che era la Champions e che manca da tantissimo tempo. Dobbiamo migliorare la condizione, lo faremo giocando. Non c’è tempo per recuperare, vale per noi e per le altre squadre. Solo il tempo ci potrà restituire qualche giocatore per aumentare le rotazioni». Dovrà chiedere strada a Moreno Longo. Il tecnico del Torino gli tolse lo scudetto Primavera nell’epica finale di Chiavari conclusa ai rigori nel giugno 2015 (8-7, gol decisivo di Edera). Sono passati cinque anni. La Lazio di Simone, che in quella stagione aveva già vinto in quella stagione Coppa Italia e Supercoppa, si fermò a un passo dal baby triplete. Questa volta Inzaghi corre per l’accoppiata (Supercoppa-scudetto) vent’anni dopo il titolo centrato sotto la guida di Eriksson, quando era arrivato a Formello da pochi mesi. Roma è diventata la sua città, un cordone ombelicale dipinto di biancoceleste. Entrerebbe ancora di più nella leggenda se dovesse rivincere lo scudetto come allenatore della squadra in cui giocava nello stesso giorno in cui strapperà a Dino Zoff il primato sulla panchina della Lazio (203 partite al San Paolo di Napoli, all’ultima giornata). Per ora Simone ha allontanato il pensiero, allineandolo alla Champions. «Penso siano due grandissimi obiettivi. Sappiamo il nostro percorso, quattro anni fa abbiamo iniziato cercando di migliorare anno dopo anno. Abbiamo vinto dei trofei. L'obiettivo è la Champions, ci manca poco. Centriamo quel traguardo, poi ragioneremo sul resto».
«Si entra in forma giocando, vorrei solo recuperare qualche infortunato»