«ALLARME PALESTRE»
«Per noi sono fondamentali: escludetele dalle attività scolastiche non sportive»
ROMA
Senza le palestre scolastiche lo sport di base rischia il tracollo. Basta un dato per comprendere il problema: circa l’80% dell’attività indoor delle discipline di squadra si svolge proprio in questi luoghi che la scuola, da settembre, potrebbe richiedere indietro, cancellando le concessioni ad associazioni e società sportive.
Il motivo? Le aule sovraffollate da 30 o 40 alunni non possono più esistere nelle nuove logiche del distanziamento sociale e servono altri spazi per le lezioni, come appunto palestre e aule. I presidenti delle federazioni di pallavolo, basket e pallamano ieri hanno voluto lanciare un grido di allarme durante la conferenza stampa congiunta.
ALLARME. Cattaneo (FIPAV), Petrucci (FIP) e Loria (FIGH) si sono dichiarati «molto preoccupati» per i destini dei rispettivi mondi, sottolineando altri due temi decisivi: il mancato “via libera” del Comitato Tecnico scientifico allo sport di contatto - così le regioni vanno ognuna per conto proprio, generando il caos - e il rischio che, senza aiuti economici, il variegato universo del dilettantismo fallisca sull'onda lunga della pandemia.
Il presidente FIP, Gianni Petrucci, ha subito affondato il colpo: «Chiedo alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina di prevedere una norma che escluda l’utilizzo delle palestre dalle attività non sportive». «Nelle scuole non siamo considerati - ha rincarato la dose il numero uno del volley, Pietro Bruno Cattaneo -. Potremmo dire quasi che veniamo tollerati e sopportati, mentre le nostre società andrebbero valorizzate perché operano spesso interventi di manutenzione e mettono a disposizione le attrezzature sportive».
Un allarme condiviso da Pasquale Loria, a capo della pallamano: «Se il problema delle palestre si lascerà alla negoziazione “one to one” tra le asd e i dirigenti scolastici, difficilmente usciremo dalla problematica. Rischiamo un contraccolpo post Covid gravissimo».
DISCRIMINAZIONI. Il riferimento è ai costi che le società dovranno sobbarcarsi per riaprire i battenti. «Il basket vive soprattutto di introiti al botteghino e di abbonamenti - fa notare Petrucci - Non capiamo perché i teatri possano riaprire con il distanziamento e i palazzetti no: ci diano delle risposte logiche». Si sente discriminata da mesi anche la Federazione Pallavolo. Da quando il Politecnico di Torino, in una prima bozza del protocollo, descrisse il volley come uno degli sport più "pericolosi". «Io sono molto contento che il calcio abbia ripreso - sottolinea Cattaneo -. Però onestamente faccio fatica a pensare che si possa giocare a calcio, ma non si possa giocare a beach volley». «Sarebbe ora che il governo possa dotarci di qualche risorsa aggiuntiva - aggiunge Loria - . Prevedo che gli aiuti stanziati non basteranno e che bisognerà continuare a sostenere le nostre realtà anche nel 2021».
URGENZE. I presidenti hanno fatto un po’ di melina in merito alla diatriba tra governo e Cts sulla ripresa degli sport di contatto. Spadafora, che in questa fase è un prezioso alleato da non inimicarsi, l’aveva promessa per il 15 giugno prima di scontrarsi col parere negativo degli scienziati e delegare la decisione ai presidenti di regione. «Lodiamo la sensibilità delle regioni che hanno voluto riaprire, ma ci vuole chiarezza. Abbiamo bisogno di indicazioni tempestive, anche perché la stagione estiva è ormai entrata nel vivo» dice il presidente FIPAV.
NO A LICENZE. Anche Petrucci si è levato qualche sassolino dalle scarpe. Il primo: «Non vogliamo giocare con le mascherine». Il secondo: «Siamo stati i primi a fermarci. Il 40% dei palazzetti non ha aria condizionata, dove potevamo giocare d'estate?». Il terzo: «Le licenze pluriennali in Serie A? (proposte nei giorni scorsi da Gandini, presidente di Lega Basket, ndr). Un problema che al momento non esiste. Ad oggi i diritti acquisiti vanno rispettati».