«LA FORMA CONTA MA PURE LA PALLA»
Proseguono le sferzate autosarcastiche di Mihajlovic «Fisicamente il Bologna c’è, ma poi bisogna giocare al calcio. Niente figuracce»
Li ha guardati negli occhi. Lo sguardo elettrico di Sinisa Mihajlovic dice tutto, i giocatori ormai hanno imparato a capirlo: «Appagamento mentale, e per cosa? Non voglio fare brutte figure. Alla squadra ho parlato, sì. Mancano nove partite e può succedere di tutto, lo sanno. Vale anche per l’Europa. Ma cominciamo da San Siro». Fu lì che iniziò l’avventura di Sinisa a Bologna cinquecento giorni fa, la seconda avventura rossoblù della sua vita, la più incredibile e turbolenta. Lì, a San Siro, il Bologna oggi si gioca un altro pezzo di credibilità contro l’Inter «che è più forte di noi, ma ci proviamo lo stesso». Il pari contro il Cagliari al Dall’Ara non ha spento nulla, né entusiasmo né ambizioni, ha solo fatto scivolare le aspettative più in là. «Contro il Cagliari meritavamo noi. E penso che anche questa volta non mi deluderanno. Se sbagliano poi le conseguenze le conoscono, ma non credo mi deluderanno». Per la partita di San Siro, Palacio potrebbe partire dalla panchina, Barrow invece prima punta. A centrocampo pronti Schouten e Medel. Ballottaggio Soriano-Svanberg, con Roberto in pole.
ALLENARE. Anche quest’anno il Bologna è sulla linea di confine: di là c’è la gloria, di qui la normalità. Mihajlovic punta forte su tutti, ieri ha tenuto una lunga riunione tecnica, come ormai è consuetudine. «Avevo un allenatore che mi diceva sempre: “Io sono solo e voi siete venticinque, è più facile che voi vi adattiate a me che io a tutti voi”. Sono d’accordo a metà. Un allenatore deve trovare ogni medicina giusta con ogni giocatore, è come con i figli: non sono tutti uguali. Il nostro lavoro è valorizzare al massimo dal punto di vista tecnico e umano questi ragazzi, è bello, stimolante, ma anche difficile. L’allenatore deve andare incontro alle esigenze della squadra. Uno ci prova con le buone e con le cattive, e se nemmeno quelle funzionano allora si cambia. Ma qui sono quasi tutti ragazzi intelligenti, capiscono». Ecco la vera forza di Sinisa, che sa mutare, cambiare, adattarsi. Ma anche imporsi. Come sta provando a fare con Musa Barrow, l’uomo del guizzo, che spacca le partite, che trova il modo di illuminare. Gioco e prestazione. «Deve migliorare alcune cose a livello caratteriale, se lo fa diventa uno che fa male a tutti». Musa giocherà prima punta, al centro di un attacco che Mihajlovic vuole vedere più ficcante. E ancora: «Purtroppo sbagliamo troppe occasioni, questo ci penalizza. Dietro, poi, i gol li prendiamo e dobbiamo farne sempre uno in più. Anche due. Se non concretizzi diventa dura».
DETTAGLI. Di ambizione ragiona Mihajlovic, che però si ferma a guardare anche i dati. Ogni partita conferma la stessa cosa: il Bologna c’è, corre, «tanto e bene» dice
Sinisa. «Fisicamente ci siamo, ma poi c’è anche il pallone e quello bisogna giocarlo». Mihajlovic sta lavorando a questo, a dare alla squadra un bagaglio «di dettagli, e quelli fanno la differenza». Una mappa per affrontare le sfide al meglio, a cominciare da quella con l’Inter. «Dobbiamo fare una partita perfetta e sperare che loro non siano in giornata. Ma il calcio è bello perché te la giochi con tutti, puoi mettere in difficoltà chiunque, e noi possiamo. Sono fiducioso. Proviamo a portare a casa il risultato». Le ambizioni, però, si portano dietro anche le difficoltà. Più punti al sole e più rischi di scottarti. «Succede: quello che fai non sempre ti porta al successo, ma credere in quello che fai è importante. Ti devi rialzare dopo un risultato negativo. Non devi mai mollare. E’ un messaggio anche per i ragazzi giovani, che mollano subito».
«Sbagliamo troppi gol. Tanti errori: forza, l’Europa è ancora possibile»