MUORE ROBERTA TRAVOLTA DA UN CAMION
Ancora un incidente pochi giorni dopo Zanardi Schianto nel bresciano: perde la vita la compagna di Velo, ex pro’ e oggi vice del ct azzurro Cassani
Ancora e ancora, e ancora. Questa volta è toccato a Roberta Agosti lasciare la sua vita sull’asfalto, a 51 anni. Stava pedalando nelle strade del bresciano insieme a un gruppo di amici, ieri mattina. Con lei c’era anche il suo compagno, Marco Velo. Per tutti e due la bicicletta è stata un pezzo di vita. Marco lo conosciamo tutti: professionista dal ‘96 al 2010, è stato uno dei gregari più fidati di Marco Pantani, un ottimo cronoman, e da quando ha smesso di correre è il vice di Davide Cassani sull’ammiraglia della Nazionale, nonché il regulateur nelle corse organizzate da Rcs Sport, cioè l’uomo che - dalla moto - si occupa della sicurezza del gruppo e della carovana.
SCHIANTO. Il gruppo, una quindicina di persone, pedalava dalle parti di Castel Venzago, su un rettilineo in leggera salita fra il Santuario della Madonna della Scoperta e Lonato. In una strettoia, un camion-cisterna che trasportava latte proveniente dalla direzione opposta ha investito frontalmente Roberta, che purtroppo non ha avuto scampo. Non c’è stato niente da fare, inutili i soccorsi prestati dall’ambulanza e il successivo arrivo dell’elisoccorso. La Agosti, appassionata di bici, correva le gran fondo ed era tesserata per il team Millennium di Brescia. In città insegnava yoga ed educazione teatrale ai bambini. Marco Velo è sconvolto. «E’ un incubo, sono devastato». Il suo racconto somiglia purtroppo a tanti altri, troppi. Vite spezzate all’improvviso. «Avevamo scelto quel percorso proprio per stare tranquilli, lì non c’è mai traffico e andavamo piano, ai venti chilometri orari, non di più. A un certo punto qualcuno è caduto, tre o quattro del gruppo, Roberta ha sbandato, si è buttata verso sinistra e il camion l’ha presa in pieno. Sono a pezzi, non ho parole». Marco e Roberta si erano conosciuti grazie alla bici. «Stavamo bene assieme, era un anno e mezzo che ci frequentavamo, venivamo da due storie finite, e adesso mi trovo a piangere una donna che amavo e dentro di me ho solo un profondo e incontenibile sentimento di fine».
BILANCIO. Una lista nera che si allunga ogni giorno, quella dei morti in bicicletta. Gli incidenti gravi ormai non si contano, ce n’è ogni giorno. Venerdì era stato Nicolas Chiola, corridore del Team Stipa di Sant'Egidio alla Vibrata, originario di Cepagatti, ad essere stato preso in pieno da un fuoristrada a Chieti. E’ tuttora ricoverato in rianimazione a Pescara, la prognosi è riservata. Per non parlare di Alex Zanardi, che non si è ancora svegliato a due settimane dall'incidente in Toscana. Continuiamo a ripeterlo: in Italia muore un ciclista ogni 39 ore, ma è un dato che, per quanto agghiacciante, ancora non dice tutto, perché da noi si pedala poco e dunque un così alto tasso di mortalità è ancora più pesante. Secondo i rilievi dell’International Transport Forum, infatti, l’Italia è il Paese più pericoloso al mondo per i ciclisti, quello con il più alto tasso di mortalità per chilometro pedalato. E continuiamo a piangere, ancora e ancora.
«Ha sbandato per evitare una caduta Piango la donna che amavo»