L’ex Mauri: «Arrivederci Palermo Ambro è un talento, arriverà in A»
L’argentino è tornato nella sua Pampa dopo che il club rosanero lo ha scaricato «Mi hanno detto che non faccio parte dei piani futuri della società, non ho nulla da rimproverarmi»
Per un calciatore rosa, anzi ex, la quarantena non è finita: Juan Mauri la continua in Argentina, a Realicò, dove è tornato da poco. Il suo è un isolamento dal mondo del calcio perché il Palermo lo ha scaricato e lui ha deciso di tornarsene a casa. Juan rischia, a 31 anni, di non rientrare più in Italia, anche se è il paese che piace alla moglie Camila con la quale si è sposato ad Agrigento. «Dipende dalle offerte», confessa con serenità. Però, dalla Pampa, ora ha la possibilità di parlare a cuore aperto. E più che sul sogno infranto, punta il dito su due compagni, Danilo Ambro e Mauro Santana che in C «potrebbero diventare i protagonisti di una nuova impresa».
QUESTIONE DI CABEZA. Juan scherza: «Martin è un grande giocatore, grandissimo. Colpa sua se sono a spasso». E promuove non solo il francese e Martinelli (“Parla poco, ma in campo si fa sentire ...”), ma l’intero pacchetto di centrocampo, e, a sorpresa il ventunenne Ambro, diciassette presenze contro le sue quindici, uno che potrebbe diventare titolare fisso se ... «Gli parlavo sempre, cercando di spiegargli come deve comportarsi un professionista. Ha il mio stesso ruolo, non ero geloso. Lo martellavo perché ha tutto per diventare una vera stella. Solo lui può darsi la zappa sui piedi, per il resto lo vedo bene in tutte le categoria ed anche in A, dipende solo dalla volontà di farcela perché ha qualità, corsa e tecnica, un elemento completo e giovanissimo che il Palermo farebbe bene a tenere e valorizzare».
E A PROPOSITO DI CABEZA. Con il connazionale Santana “è nata una bella amicizia”. Mauri rivela le speranze e le perplessità del capitano: «Intanto, è un leader vero, se ha qualcosa da dire te la spiattella in faccia ed è sempre positivo, un uomo come pochi. Si riprenderà perché ha tanta voglia di recuperare, malgrado i 38 anni. Prima dell’incidente mi aveva confidato che sarebbe stato l'ultimo anno di attività. Una chiusura da vincente e con la maglia rosanero, quella dei suoi inizi. Dopo, quando gli ho detto di non abbattersi perché la sua carriera poteva continuare malgrado la frattura del tendine, mi è sembrato perplesso però ripeteva: “No cabeza, no cabeza, non posso finire così”. Ce la sta mettendo tutta. Vuole disputare a tutti i costi almeno un’altra stagione e, se lo conosco, tornerà ai suoi livelli. E’ stato fondamentale per la promozione, può diventarlo per puntare alla B».
NESSUN NEMICO. Juan spazza via ogni dubbio. «Mi hanno comunicato che non faccio parte del progetto. Avrei voluto continuare e dimostrare di valere più delle poche partite, da titolare, disputate. Non ho nulla da rimproverarmi, sono stato solo sfortunato. Non ce l'ho con nessuno, mi aspettavo di più. Pergolizzi mi ha trascurato? Ha fatto le sue scelte e gli è andata bene. Dunque, ha ragione lui».
FUTURO. Non gli resta che attendere la telefonata giusta. «Nel calcio mi è successo di tutto, dal Milan a oggi. Camila sostiene che non c’entro nulla con questo mondo. E’ vero, ci sono tante cose che non mi piacciono però è l’attività che mi ha dato da mangiare per una dozzina di anni e continuerà a farlo. A Palermo, ho vissuto un altro capitolo della mia vita: è finita così, ci sono cose peggiori. Mi restano: la promozione, la targa ricordo e pochi sorrisi per una impresa che non abbiamo potuto festeggiare in campo». Un esilio forzato? «No, nella Pampa ci sono le mie radici. Passo il tempo giocando a calcetto e padel, poi si va in campagna con gli amici, per fare quello che non si può durante l'anno: frequentare i parenti, cavalcare, prendermi cura della fattoria, degli animali, qualche grigliata. Insomma sto bene, sono a casa, passo il tempo. Con il telefonino sempre a portata di mano».