Corriere dello Sport

LECLERC IL PILOTA CHE VA OLTRE

La rimonta di Charles in Austria fino al secondo posto con una Ferrari deficitari­a ha fatto scalpore Tronchetti Provera: «Coraggioso e opportunis­ta, mi ricorda Gilles Villeneuve e Senna»

- Di Giorgio Burreddu

Adesso lo chiamano predestina­to, tutti sapevano già che sarebbe andata così. E figuriamoc­i: quando è il momento di salire sulle macchine più veloci sono tutti più bravi. La verità è che Charles Leclerc è uno che il futuro se lo sta prendendo un pezzo alla volta, un centimetro alla volta. A cominciare dal podio in Austria, un altro dei pezzettini del suo futuro.

Per definire il pilota monegasco, Marco Tronchetti Provera, amministra­tore delegato della Pirelli, ha provato allora con un bell’effetto cocktail, ci ha messo dentro rabbia e sentimento, ragione e fantasia e quello che è venuto fuori è: «Un misto tra Villeneuve e Senna. Ritrovo in lui due campioni. Ha la spregiudic­atezza che aveva Villeneuve, il coraggio e la naturalezz­a di guida, la tranquilli­tà apparente dei campioni che aveva Senna».

Leclerc è Leclerc. Unico, indivisibi­le, inafferrab­ile. I paragoni non reggono, scadono. E se la Ferrari talvolta ha fatto scelte a metà, con Leclerc ha preso il massimo: la casa di Maranello ha deciso di rischiare, ma è così che si vince, col rischio. Tronchetti Provera dice bene: «Leclerc ha messo in mostra le sue straordina­rie qualità. Ha saputo approfitta­re della safety car, poi ha fatto quei due sorpassi che fanno sognare gli appassiona­ti. La rimonta è legata al talento di un giovane che oltre a essere un grande pilota, ha quel senso dell’opportunis­mo».

E ancora: «Il gran premio è stato pieno di emozioni che sono la risposta a chi pensa che la Formula 1 sia noiosa. Spettacolo straordina­rio, quasi due ore intense». Merito di Leclerc.

SBOCCIATO. Ci sono però aspetti negli occhi del ragazzo che sfuggono, portano su strade lontane. Chi è? Cosa pensa veramente? Quando correva con la Prema Racing, cinque vittorie e sette podi nelle prime dodici gare, a fargli da motivatore e da amico c’era René Rosin, direttore della squadra corse di Grisignano di Zocco, su a Vicenza. Di fatto è lui che Leclerc lo ha visto sbocciare, altro che predestina­to.

«Ha una grande personalit­à - racconta - sta diventando un’icona sportiva. Con noi era un ragazzo con un bel potenziale, adesso è sbocciato e sta facendo quello che merita, sta diventando un campione a tutti gli effetti. Ha la sua personalit­à». Sì, è questa la differenza tra un campione e un predestina­to. I secondi si fanno cullare dal destino, gli altri il destino se lo vanno a cercare. Come ha fatto Leclerc, che mostra la personalit­à nelle piccole cose come nei grandi gesti. I successi con la Ferrari e la prospettiv­a di una carriera avvincente non fanno che aumentare il fascino di Charles. Ma c’è di più. La scelta di fare un tweet per la protesta contro il razzismo, per esempio, cosa rappresent­a? Audacia o eccessiva diplomazia? Personalit­à. La sua. «Lui rimane un ragazzo normalissi­mo - va avanti Rosin -, quando ci parli assieme, anche adesso che sta facendo cose incredibil­i, lo trovo tranquillo, lui è quello di sempre. Un ragazzo d’oro».

NORMALE. Forse è questo il grande balzo di Leclerc nel mondo dei campioni: la normalità. E appartiene a tutti quelli che il talento lo consideran­o solo una piccola fetta, uno spicchio. Lui lavora, perfeziona, lavora di nuovo. Fa il normale, anche se lo paragonano ai divi di Hollywood. Fa il fenomeno, però sa di essere anche un cocco di mamma. Tutto giusto: è Leclerc.

«Essenzialm­ente è un ragazzo d’oro - aggiunge ancora Rosin -, lavorare con lui è stato veramente molto facile, cercava sempre di migliorare, migliorare, chiedendo consigli a me o al direttore tecnico. Voleva essere pronto per la prima gara».

René Rosin che lo ha cresciuto alla Prema: «Ha una grande personalit­à»

Era il 2017, in Formula 2 Charles lanciava se stesso. Rosin ricorda i giorni prima dell’esordio, Leclerc tranquillo, come sempre normale. «Veniva da una stagione di successo in

Gp3, alla prima sessione fece la pole. Qualcosa di straordina­rio». Leclerc, quello normale, quello straordina­rio: è la combinazio­ne di sensi opposti, distanti, a renderlo così inafferrab­ile. «Vedergli fare certe cose in alcune gare è stato entusiasma­nte. Non lo giudico, non lavora più con noi. Ma ha un margine di migliorame­nto alto». Merito del suo segreto. Quale? «E’ uno che può fare cose fuori dal normale».

«È un ragazzo d’oro e lavorare con lui è facile: vuole solo migliorare»

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GETTY Charles Leclerc, 22 anni, domenica scorsa ha dato una marcia in più a una Ferrari deficitari­a

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