LECLERC IL PILOTA CHE VA OLTRE
La rimonta di Charles in Austria fino al secondo posto con una Ferrari deficitaria ha fatto scalpore Tronchetti Provera: «Coraggioso e opportunista, mi ricorda Gilles Villeneuve e Senna»
Adesso lo chiamano predestinato, tutti sapevano già che sarebbe andata così. E figuriamoci: quando è il momento di salire sulle macchine più veloci sono tutti più bravi. La verità è che Charles Leclerc è uno che il futuro se lo sta prendendo un pezzo alla volta, un centimetro alla volta. A cominciare dal podio in Austria, un altro dei pezzettini del suo futuro.
Per definire il pilota monegasco, Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato della Pirelli, ha provato allora con un bell’effetto cocktail, ci ha messo dentro rabbia e sentimento, ragione e fantasia e quello che è venuto fuori è: «Un misto tra Villeneuve e Senna. Ritrovo in lui due campioni. Ha la spregiudicatezza che aveva Villeneuve, il coraggio e la naturalezza di guida, la tranquillità apparente dei campioni che aveva Senna».
Leclerc è Leclerc. Unico, indivisibile, inafferrabile. I paragoni non reggono, scadono. E se la Ferrari talvolta ha fatto scelte a metà, con Leclerc ha preso il massimo: la casa di Maranello ha deciso di rischiare, ma è così che si vince, col rischio. Tronchetti Provera dice bene: «Leclerc ha messo in mostra le sue straordinarie qualità. Ha saputo approfittare della safety car, poi ha fatto quei due sorpassi che fanno sognare gli appassionati. La rimonta è legata al talento di un giovane che oltre a essere un grande pilota, ha quel senso dell’opportunismo».
E ancora: «Il gran premio è stato pieno di emozioni che sono la risposta a chi pensa che la Formula 1 sia noiosa. Spettacolo straordinario, quasi due ore intense». Merito di Leclerc.
SBOCCIATO. Ci sono però aspetti negli occhi del ragazzo che sfuggono, portano su strade lontane. Chi è? Cosa pensa veramente? Quando correva con la Prema Racing, cinque vittorie e sette podi nelle prime dodici gare, a fargli da motivatore e da amico c’era René Rosin, direttore della squadra corse di Grisignano di Zocco, su a Vicenza. Di fatto è lui che Leclerc lo ha visto sbocciare, altro che predestinato.
«Ha una grande personalità - racconta - sta diventando un’icona sportiva. Con noi era un ragazzo con un bel potenziale, adesso è sbocciato e sta facendo quello che merita, sta diventando un campione a tutti gli effetti. Ha la sua personalità». Sì, è questa la differenza tra un campione e un predestinato. I secondi si fanno cullare dal destino, gli altri il destino se lo vanno a cercare. Come ha fatto Leclerc, che mostra la personalità nelle piccole cose come nei grandi gesti. I successi con la Ferrari e la prospettiva di una carriera avvincente non fanno che aumentare il fascino di Charles. Ma c’è di più. La scelta di fare un tweet per la protesta contro il razzismo, per esempio, cosa rappresenta? Audacia o eccessiva diplomazia? Personalità. La sua. «Lui rimane un ragazzo normalissimo - va avanti Rosin -, quando ci parli assieme, anche adesso che sta facendo cose incredibili, lo trovo tranquillo, lui è quello di sempre. Un ragazzo d’oro».
NORMALE. Forse è questo il grande balzo di Leclerc nel mondo dei campioni: la normalità. E appartiene a tutti quelli che il talento lo considerano solo una piccola fetta, uno spicchio. Lui lavora, perfeziona, lavora di nuovo. Fa il normale, anche se lo paragonano ai divi di Hollywood. Fa il fenomeno, però sa di essere anche un cocco di mamma. Tutto giusto: è Leclerc.
«Essenzialmente è un ragazzo d’oro - aggiunge ancora Rosin -, lavorare con lui è stato veramente molto facile, cercava sempre di migliorare, migliorare, chiedendo consigli a me o al direttore tecnico. Voleva essere pronto per la prima gara».
René Rosin che lo ha cresciuto alla Prema: «Ha una grande personalità»
Era il 2017, in Formula 2 Charles lanciava se stesso. Rosin ricorda i giorni prima dell’esordio, Leclerc tranquillo, come sempre normale. «Veniva da una stagione di successo in
Gp3, alla prima sessione fece la pole. Qualcosa di straordinario». Leclerc, quello normale, quello straordinario: è la combinazione di sensi opposti, distanti, a renderlo così inafferrabile. «Vedergli fare certe cose in alcune gare è stato entusiasmante. Non lo giudico, non lavora più con noi. Ma ha un margine di miglioramento alto». Merito del suo segreto. Quale? «E’ uno che può fare cose fuori dal normale».
«È un ragazzo d’oro e lavorare con lui è facile: vuole solo migliorare»