«REGOLE PER RIPARTIRE E NON FERMARCI PIÙ»
Massimo Barbolini ricomincia da Scandicci. Squadra giovane, ma l’obiettivo resta quello di sempre: vincere «Dopo un lungo stop il rischio è quello degli infortuni: per questo ho avviato la nostra preparazione come se fossimo una Nazionale»
Nessun tecnico del settore femminile può vantare il suo palmarés. Nessun allenatore di serie A1 vanta una longevità ad altissimo livello lunga come la sua. Massimo Barbolini, promessa del volley uscita di scena come giocatore da giovanissimo, dopo otto anni nel settore maschile a soli 29 anni ha cominciato a vincere con le squadre femminili. E anno dopo anno da 27 stagioni continua a farlo, con regolarità anche cambiando panchina. Come è accaduto in questa estate quando, dopo tre annate piene di soddisfazioni e vittorie, logicamente ha sposato il progetto della Savino del Bene Scandicci.
Barbolini di vittorie se ne intende davvero perché il suo curriculum racconta di 4 Champions League, 5 scudetti, 8 Coppa Italia, un Mondiale per club e ben 5 medaglie d’oro sulla panchina delle azzurre nel magico quadriennio 2007-2009
Lascia Novara dopo 3 anni esaltanti e accetta un’altra grande sfida a Scandicci. «Sono molto contento, super entusiasta dei risultati ottenuti a Novara, dove in pochi anni abbiamo collezionato vittorie difficili da raggiungere in tutta una carriera. Adesso comincio questa nuova avventura alla Savino del Bene con altrettanto, se non maggiore entusiasmo. Quando comincio un nuovo progetto ho sempre tanta voglia di dimostrare. E so di poterlo fare in un club che cerca il salto di qualità».
In Toscana trova una squadra di prospettiva, formata da tanti giovani talenti, può sembrare un strada complicata. «Io più che giocatori giovani, ho sempre detto che ci sono giocatori forti o meno forti. Non ci si deve mai nascondere dietro l’alibi che queste atlete sono giovani: queste ragazze sono forti. Io so che ci si aspetta tanto da loro così come da me. Sono certo che lavoreranno senza pensare all’età, ma soltanto a fare un risultato. A Scandicci ci sono giocatrici che hanno un grandissimo potenziale il mio compito è quello di tirarlo fuori il più presto possibile».
Come ha trovato le ragazze dopo il lungo stop?
«A livello mentale hanno una voglia di fare e di lavorare che bisogna fermarle, perché il rischio è andare incontro a problemi fisici dopo questa lunga sosta. Bisogna stare molto attenti. Per questo ho preferito iniziare il più presto possibile ed ho fatto una programmazione tipo una nazionale, cercando di diluire nei mesi estivi il lavoro, con un periodo di riposo a luglio e uno più breve ad agosto. Anche vedendo quello che stanno facendo le altre discipline, una sosta così lunga è molto pericolosa: parliamo di atlete che sono abituate, quando va bene, a riposare una settimana o al massimo 10 giorni in un anno. Dal punto di vista fisico bisogna avere pazienza».
Nel gruppo c’è già Lucia Bosetti, reduce da un lungo stop per l’operazione alla spalla?
«Ha ripreso. Sta lavorando benissimo seguendo un protocollo non semplice, perché l’intervento a una spalla è forse il più complicato oggi. Lei fa il suo allenamento e penso che per l’avvio della stagione sarà pronta. Non so con quale forma, ma se fosse disponibile anche al 6080%, sarebbe un ottimo risultato, prima di tutto per lei e ancora di più per me e per la squadra».
Lei come le vede le limitazioni che ci sono attualmente nella pallavolo e nel beach volley? «Posso parlare del protocollo della pallavolo, perché del beach non mi sono interessato. Penso sia giusto, noi stiamo lavorando in palestra sempre a gruppi facendo esercizi con contatti ridotti al minimo, ma penso che qualsiasi uomo di buona ragione capisce che dopo ci saranno questi “rapporti ravvicinati”. E per questo deve uscire un protocollo più specifico per tornare a giocare. Non potremo mai seguire la strada del calcio, costosa e complicata, però i controlli minimi ci devono essere. Non possiamo negare la tragedia che abbiamo vissuto. Dovremo fare le cose al meglio. Se ci dovesse essere un altro lockdown ci manderebbe gambe all’aria tutti. Quindi occorrerà prevedere dei controlli accurati. E’ costoso? Si prenderà una giocatrice in meno, altrimenti diventerà disastroso. Meglio spendere qualche migliaio di euro oggi, che far saltare un altro campionato».
Lei è il tecnico italiano più vincente della storia pallavolo femminile. Qual è il suo segreto? «Io credo che segreti non ci siano. Continuo a lavorare con tanto entusiasmo, questa è la prima cosa. La seconda è avere sempre l’umiltà di mettersi un po’ in discussione. E per ultimo cercare di avere dei giocatori forti e, se non si possono avere, cercare di farli diventare forti. Sembra la scoperta dell’acqua calda, ma gli atleti sono gli unici che ti cambiano un risultato».
L’obiettivo di quest’anno della Savino del Bene Scandicci? «E’ difficile dare oggi un obiettivo. Secondo me si comincerà a capire a gennaio. Sicuramente il nostro primo step sarà quello di fare meglio dello scorso anno. Noi abbiamo grandi atlete di prospettiva e io vorrei che fosse una prospettiva più vicina possibile…».
«Tutti hanno voglia di giocare ma il nostro mondo non potrà mai permettersi un protocollo come quello del calcio» «La soluzione? Investire comunque sulla sicurezza: meglio un giocatore in meno e un test in più. Un altro stop sarebbe il disastro» «Non ho segreti mi piace mettermi in discussione Non esistono atleti giovani: esistono gli atleti forti e quelli meno forti»