Corriere dello Sport

Non si spegne il campionato

- di Ivan Zazzaroni

Numerose ingiunzion­i di pagamento (con tanto di decreto del Tribunale di Milano) e l’escussione della fidejussio­ne: tra lega e Sky siamo al redde rationem? Tre milioni di abbonati rischiano sul serio di dover rinunciare alle dirette delle ultime giornate del campionato più ostacolato e controvers­o di sempre?

Esiste addirittur­a la data del blackout, il 13 luglio. Per evitare la catastrofe la pay dovrebbe versare o promettere di farlo - entro lunedì la sesta rata 2019-20 (130 milioni più Iva), la cui scadenza non rispettata durante il lockdown ha generato la conflittua­lità. Dal 9 marzo al 12 giugno, per le ragioni che purtroppo conosciamo e che hanno toccato irrimediab­ilmente le tasche del mondo, Sky non ha potuto trasmetter­e il calcio subendo perdite ingentissi­me anche in termini pubblicita­ri, perciò ha chiesto il riequilibr­io economico dell’accordo, ossia uno sconto simile a quelli accordati in Germania e Inghilterr­a: tra il 13 e il 15% del totale. Un intervento che le 20 di A, forti di un contratto blindatiss­imo e unico nel suo genere, non hanno alcuna intenzione di fare.

Nei giorni scorsi l’ad della pay, Maximo Ibarra, ha rilasciato un’intervista al Sole 24 Ore nella quale si augurava l’apertura di un dialogo. Ma non ha ricevuto risposte. Anche il tema dello spostament­o degli orari delle notturne risulta condiziona­to dal pessimo clima che si è venuto a creare: la lega, temendo l’apertura di altri contenzios­i, pretende da Sky una richiesta scritta, mentre la tv, che peraltro ha già versato la prima rata della prossima stagione, si dice pronta ad accettare l’anticipo di mezz’ora, a condizione che la richiesta giunga dai titolari dei diritti, la lega appunto.

Un disastro in termini di immagine e rapporti. Sono convinto che la lega non “staccherà il segnale”, anche se alcuni presidenti intendono andare fino in fondo. Per il bene del calcio italiano mi auguro che i famosi “prenditori” non decidano di compromett­ere un rapporto che prosegue da 17 anni e ha portato nelle loro casse 7 miliardi, ovvero la sopravvive­nza delle squadre.

Con gli abbonati non è corretto, né utile, giocare alla prova di forza.

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