Il Napoli del futuro è a trazione europea
Gli azzurri vincono anche a Marassi contro il Genoa: risorpassano il Milan e tornano al quinto posto
Gli azzurri non mollano e inguaiano (2-1) il Genoa Rino: «Dobbiamo mantenere la mentalità vincente»
L’attaccante belga quasi alla fine del primo tempo firma il suo centoventiquattresimo gol A inizio ripresa momentaneo pari dei rossoblù con Goldaniga Poi entra il messicano: dopo due minuti segna e sigilla la gara Avanti tutta
Gennaro Gattuso 42 anni, tecnico del Napoli dall’11 dicembre 2019, avendo preso il posto di Carlo Ancelotti
Ma quando poi finirà, tra sette partite, si potrà ripensare, forse, a quei giorni cupi in cui il Napoli s’era perduto e pareva non ritrovarsi: ma adesso che si gioca, e almeno si può provare a recuperare l’allegria smarrita, ciò ch’emerge dall’afa, da quegli stadi vuoti e riempiti di bagliori, è la conferma sulla forza di una squadra riemersa dai propri tormenti, e divenuta se stessa, elegante e fascinosa, maestosa ed esagerata. Il Genoa, ormai ben dentro a un incubo che si chiama serie B, ha osservato, subito, sofferto e quando ha blandamente reagito e ha sperato di avercela fatta a mettere il naso fuori dal tunnel, ha dovuto ricominciare a disperarsi, senz’aria e senza un orizzonte, negatogli da un accerchiamento continuo e letale, dallo sfarzo irraggiungibile espresso da Mertens e Lozano e però anche da quel bambino, Elmas, che incanta. Ora è il Napoli di Gattuso, e assume espressioni del passato negli spostamenti, nel giro palla, nella sfacciataggine di andare a prendersi il pallone per non lasciarlo più, com’è successo già con la Roma, come sembra imponga a se stesso una squadra ricca di talento e di materia grigia, che commette un solo - e però non piccolo peccato: sprecare troppo, che sa sempre di immorale.
FASE-1.
Genoa-Napoli è una bugia racchiusa in quell’1-2 e per un bel po’, nel primo tempo, divenuta mattanza: 71,7% di possesso palla, 17 tiri a 6 e fotografia impietosa per Gattuso di quanto sia stato dissipato. Ma quel Napoli è ampio, semplicemente dominante, attacca preferibilmente da destra e scopre che il Genoa è solo Perin: è una sfida impari, che Politano potrebbe strozzare subito (7'), che Elmas starebbe per indirizzare (8') con un colpo di testa fuori e che il Var tiene aperta (‘9) sul tap in di Elmas, cancellato da un mani (ma va!) di Manolas. Non c’è modo che il Genoa entri in partita, neanche sull’unica iniziativa, che è di Cassata (30'), smanacciata sul palo da Meret. Poi è Napoli in lungo e in largo, tra le linee e sugli esterni, con Elmas che si prende la scena, in maniera regale, riempiendo gli occhi persino con una rovesciata (15') sulla quale ci vuole sempre Perin. Il Napoli è un’onda anomala che rischia di portar via quel Genoa, una zattera nell’Oceano; ma ce ne vuole perché quell'assalto ritmato, continuo, con perle interpretative di Lobotka e poi di Fabian non resti accademia. 45' gioiellino che Mertens va a depositare nell’angolo basso di Perin, per il tardivo 1-0.
FASE-2. I rimpianti del Napoli si ingigantiscono subito, non appena la sfida si riapre, e Goldaniga
può approfittare della pausa altrui per l’1-1 dall’angolo di Schöne. Ma quella è anche l’unica reazione che rimane, una fiammata spazzata via dal ciclone che si abbatte ancora sul Genoa, costretto a starsene a ridosso della propria area, a ringraziare la traversa (ed è il 22° legno) sul traversone morbido, in realtà non pericoloso, di Politano, e poi a piegarsi ancora, perché l’innesto di Lozano ha stravolto i ritmi. È su quelle scatto terrificante del messicano (20') - ispirato da una genialata di Fabian - che il Napoli scappa via e il Genoa si ritrova pericolosamente sul ciglio del burrone: il 2-1 è una sentenza sulla nottata, che rimane completamente avvolta in una nuvola azzurra. A Gattuso si riempiono gli occhi: i tiri complessivi sono diventati ventinove, il possesso è calato ma fa di media 66%, Meret ci deve mettere poco - dunque vuol dire che i pericoli non esistono e il Napoli si gusta la settima vittoria nelle ultime otto giornate, ha una «credibilità» e autorevolezza, gioca libero, guarda oltre, quasi al futuro, pensando che su un Lozano così conviene insistere, almeno sino a prova contraria. E quando calano le ombre, e non è il caso ancora di rimpiangere ciò ch’è stato, il pallone del Napoli e il pallore è del Genoa, ch’è rimasto nel lockdown e ora trema perché teme di non uscirne più.