Il sogno e i meriti restano
Un sogno può svanire per manifesta inferiorità. I meriti non si possono cancellare, stesso discorso per i risultati scolpiti nell’albo d’oro, ancora meno per gli applausi e i consensi dei tifosi, in grado di orientare il termometro di una piazza e stabilire il gradimento nei confronti di squadra e società. Questa Lazio ha saputo riscoprire l’amore della propria gente, oggi pronta a perdonare le sconfitte e ringraziare i giocatori. Ecco la dote principale, il senso della stagione da conservare. Alzi la mano chi l’estate scorsa considerava scontata la qualificazione Champions dopo tredici anni di assenza, un successo così limpido e meritato nella finale di Supercoppa con la Juve e uno scudetto ancora matematicamente possibile a 7 giornate dal traguardo. Tutti ci avrebbero messo la firma e oggi sarebbe ingeneroso dimenticarsene, anzi far finta che la prima parte della stagione non sia esistita e che si potesse prevedere una catastrofe come il Covid da cui nessuno degli addetti ai lavori (tecnici e preparatori) sapeva quale fosse il modo migliore per uscirne.
La premessa è d’obbligo perché neppure si può nascondere la delusione. Tre sconfitte in cinque partite, 10 gol incassati per l’ex miglior difesa della Serie A e una serie incredibile di infortuni non erano preventivabili. Per come la Lazio aveva incantato sino al 29 febbraio, con appena un punto di ritardo dai bianconeri di Sarri, il sogno scudetto si era fatto concreto e per la matematica, considerando anche il confronto diretto, non è ancora tramontato. Certo la squadra biancoceleste non sta in piedi, non regge fisicamente, è evidente la flessione atletica. Materia da analizzare e da approfondire, riflessioni su cui Inzaghi e i suoi dirigenti dovranno programmare la prossima stagione, quasi certamente in Champions. Una lezione salutare perché sugli errori, se compresi, si costruisce un futuro migliore. E’ la legge dello sport. Le sconfitte si accettano e vanno sapute analizzare, ben sapendo che la stagione non è finita e che negli occhi restano le ultime immagini e i titoli di coda. La Lazio sinora non se l’è giocata come avrebbe voluto e potuto. Il lockdown l’ha stesa prima ancora della Juve. E’ come se i giocatori e il tecnico, per quanto in emergenza, si fossero consegnati. Ieri Simone ha chiesto una reazione allo spogliatoio. Ecco quale deve essere il sentiero da qui al 2 agosto. Chiudere bene il campionato, tornare a lottare su ogni pallone. Lo meritano l’amore dei tifosi e la stessa Lazio per il lavoro fatto nell’ultimo anno. C’è ancora un piccolo spiraglio per continuare a sognare. Va percorso sino in fondo. Da squadra vera.