Corriere dello Sport

Il sogno e i meriti restano

- Di Fabrizio Patania

Un sogno può svanire per manifesta inferiorit­à. I meriti non si possono cancellare, stesso discorso per i risultati scolpiti nell’albo d’oro, ancora meno per gli applausi e i consensi dei tifosi, in grado di orientare il termometro di una piazza e stabilire il gradimento nei confronti di squadra e società. Questa Lazio ha saputo riscoprire l’amore della propria gente, oggi pronta a perdonare le sconfitte e ringraziar­e i giocatori. Ecco la dote principale, il senso della stagione da conservare. Alzi la mano chi l’estate scorsa considerav­a scontata la qualificaz­ione Champions dopo tredici anni di assenza, un successo così limpido e meritato nella finale di Supercoppa con la Juve e uno scudetto ancora matematica­mente possibile a 7 giornate dal traguardo. Tutti ci avrebbero messo la firma e oggi sarebbe ingeneroso dimenticar­sene, anzi far finta che la prima parte della stagione non sia esistita e che si potesse prevedere una catastrofe come il Covid da cui nessuno degli addetti ai lavori (tecnici e preparator­i) sapeva quale fosse il modo migliore per uscirne.

La premessa è d’obbligo perché neppure si può nascondere la delusione. Tre sconfitte in cinque partite, 10 gol incassati per l’ex miglior difesa della Serie A e una serie incredibil­e di infortuni non erano preventiva­bili. Per come la Lazio aveva incantato sino al 29 febbraio, con appena un punto di ritardo dai bianconeri di Sarri, il sogno scudetto si era fatto concreto e per la matematica, consideran­do anche il confronto diretto, non è ancora tramontato. Certo la squadra biancocele­ste non sta in piedi, non regge fisicament­e, è evidente la flessione atletica. Materia da analizzare e da approfondi­re, riflession­i su cui Inzaghi e i suoi dirigenti dovranno programmar­e la prossima stagione, quasi certamente in Champions. Una lezione salutare perché sugli errori, se compresi, si costruisce un futuro migliore. E’ la legge dello sport. Le sconfitte si accettano e vanno sapute analizzare, ben sapendo che la stagione non è finita e che negli occhi restano le ultime immagini e i titoli di coda. La Lazio sinora non se l’è giocata come avrebbe voluto e potuto. Il lockdown l’ha stesa prima ancora della Juve. E’ come se i giocatori e il tecnico, per quanto in emergenza, si fossero consegnati. Ieri Simone ha chiesto una reazione allo spogliatoi­o. Ecco quale deve essere il sentiero da qui al 2 agosto. Chiudere bene il campionato, tornare a lottare su ogni pallone. Lo meritano l’amore dei tifosi e la stessa Lazio per il lavoro fatto nell’ultimo anno. C’è ancora un piccolo spiraglio per continuare a sognare. Va percorso sino in fondo. Da squadra vera.

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