SILVER: NBA A RISCHIO
Il commissioner: «Troppi atleti positivi. Spero solo che non ci siano nuovi casi nella “bolla” di Orlando»
Può scoppiare la “bolla” ancora prima di partire? I dubbi, evidenziati già nei giorni scorsi, ma non dai vertici della NBA, per la prima volta sono stati espressi anche dal commissioner Adam Silver. Il tutto proprio mentre tra martedì e oggi è previsto lo sbarco a Orlando delle 22 squadre che dovrebbero (a questo punto il condizionale è più che mai d'obbligo) riprendere la stagione dal 30 luglio nella “bolla” di Disney per poi concluderla con le finali di ottobre.
PREOCCUPANTE. «Non sarebbe una sorpresa se una volta che tutti i giocatori saranno a Orlando - ha spiegato Silver - dovesse verificarsi qualche caso di Coronavirus. Quello che invece diventerebbe preoccupante è se una volta entrati nel campus, passati per la quarantena prevista, successivamente emergessero nuovi casi di positività. In questo modo avremmo la conferma di un buco nella nostra “bolla”, oppure che la quarantena o il nostro campus in qualche modo non stanno funzionando».
CONSEGUENZE. E se i positivi dovessero moltiplicarsi? Il commissioner Silver è stato chiaro nell'affermare che ci sarebbe un secondo stop della stagione 2019/20. «Sì, questo sarebbe davvero molto preoccupante - ha aggiunto - ma ancora credo fermamente che ci sia la possibilità di risalire alla provenienza dell'eventuale positività. È naturale però che nell'ipotesi di una diffusione significativa del virus, allora dovremmo chiudere nuovamente».
Guardando a quello che è successo nei giorni scorsi, non si deve trascurare il fatto che Brooklyn, Denver, LA Clippers, Miami e Milwaukee avevano già chiuso i loro centri di allenamenti per casi di COVID-19 all'interno dei gruppi di giocatori (e non solo) in procinto di partire per Orlando. «Abbiamo iniziato i test obbligatori due settimane fa - ha aggiunto il commissioner - e come abbiamo riferito c'è stato un numero significativo di contagi. Ma credo che si tratti più che altro della rappresentazione di quanto sta succedendo in tutto il Paese».
In particolare la Florida attualmente è tra gli stati più esposti: martedì il dipartimento di sanità aveva riferito di 7.347 nuovi casi che portavano il totale complessivo a 213.794. «Il nostro campus - ha voluto sottolineare Silver - con test quotidiani e l'assistenza continua da parte di medici esperti è protetto il più possibile dall'ambiente che lo circonda. Quindi, in teoria, dovrebbe funzionare, ma staremo a vedere. Considerata però la potenza di questo virus, non voglio esprimere un livello elevato di fiducia solo perchè stiamo seguendo i protocoll; speriamo che tutto vada come l'abbiamo progettato».
COME IN AEREO. Nel frattempo, appena arrivate a Orlando le prime squadre, i giocatori hanno subito criticato il cibo ricevuto, postando foto sui social e paragonando i pasti preparati per loro dalla NBA, serviti su vassoi di plastica, a quelli degli aerei o di alcune mense scolastiche.
Infatti, osservando le foto, si possono vedere pane, insalata, frutta, tutto incartato proprio nella stessa maniera a cui ci hanno abituato i pasti mentre si vola.
Isaiah Thomas, tagliato dai Clippers lo scorso febbraio (dunque non sarà presente nella ad Orlando), vedendo le immagini non ce l'ha fatta a tacere: «In nessuna maniera - ha scritto - Bron (LeBron James ndr) può mangiare questa roba...».