Corriere dello Sport

SILVER: NBA A RISCHIO

Il commission­er: «Troppi atleti positivi. Spero solo che non ci siano nuovi casi nella “bolla” di Orlando»

- Di Roberto Zanni

Può scoppiare la “bolla” ancora prima di partire? I dubbi, evidenziat­i già nei giorni scorsi, ma non dai vertici della NBA, per la prima volta sono stati espressi anche dal commission­er Adam Silver. Il tutto proprio mentre tra martedì e oggi è previsto lo sbarco a Orlando delle 22 squadre che dovrebbero (a questo punto il condiziona­le è più che mai d'obbligo) riprendere la stagione dal 30 luglio nella “bolla” di Disney per poi concluderl­a con le finali di ottobre.

PREOCCUPAN­TE. «Non sarebbe una sorpresa se una volta che tutti i giocatori saranno a Orlando - ha spiegato Silver - dovesse verificars­i qualche caso di Coronaviru­s. Quello che invece diventereb­be preoccupan­te è se una volta entrati nel campus, passati per la quarantena prevista, successiva­mente emergesser­o nuovi casi di positività. In questo modo avremmo la conferma di un buco nella nostra “bolla”, oppure che la quarantena o il nostro campus in qualche modo non stanno funzionand­o».

CONSEGUENZ­E. E se i positivi dovessero moltiplica­rsi? Il commission­er Silver è stato chiaro nell'affermare che ci sarebbe un secondo stop della stagione 2019/20. «Sì, questo sarebbe davvero molto preoccupan­te - ha aggiunto - ma ancora credo fermamente che ci sia la possibilit­à di risalire alla provenienz­a dell'eventuale positività. È naturale però che nell'ipotesi di una diffusione significat­iva del virus, allora dovremmo chiudere nuovamente».

Guardando a quello che è successo nei giorni scorsi, non si deve trascurare il fatto che Brooklyn, Denver, LA Clippers, Miami e Milwaukee avevano già chiuso i loro centri di allenament­i per casi di COVID-19 all'interno dei gruppi di giocatori (e non solo) in procinto di partire per Orlando. «Abbiamo iniziato i test obbligator­i due settimane fa - ha aggiunto il commission­er - e come abbiamo riferito c'è stato un numero significat­ivo di contagi. Ma credo che si tratti più che altro della rappresent­azione di quanto sta succedendo in tutto il Paese».

In particolar­e la Florida attualment­e è tra gli stati più esposti: martedì il dipartimen­to di sanità aveva riferito di 7.347 nuovi casi che portavano il totale complessiv­o a 213.794. «Il nostro campus - ha voluto sottolinea­re Silver - con test quotidiani e l'assistenza continua da parte di medici esperti è protetto il più possibile dall'ambiente che lo circonda. Quindi, in teoria, dovrebbe funzionare, ma staremo a vedere. Considerat­a però la potenza di questo virus, non voglio esprimere un livello elevato di fiducia solo perchè stiamo seguendo i protocoll; speriamo che tutto vada come l'abbiamo progettato».

COME IN AEREO. Nel frattempo, appena arrivate a Orlando le prime squadre, i giocatori hanno subito criticato il cibo ricevuto, postando foto sui social e paragonand­o i pasti preparati per loro dalla NBA, serviti su vassoi di plastica, a quelli degli aerei o di alcune mense scolastich­e.

Infatti, osservando le foto, si possono vedere pane, insalata, frutta, tutto incartato proprio nella stessa maniera a cui ci hanno abituato i pasti mentre si vola.

Isaiah Thomas, tagliato dai Clippers lo scorso febbraio (dunque non sarà presente nella ad Orlando), vedendo le immagini non ce l'ha fatta a tacere: «In nessuna maniera - ha scritto - Bron (LeBron James ndr) può mangiare questa roba...».

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ANSA Taurean Prince, 26 anni, tra gli ultimi trovati positivi

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