Corriere dello Sport

LA SENTENZA DI IBRA «PIOLI DA SCUDETTO»

Lo svedese ha parlato del suo futuro ed esalta il tecnico rossonero «Se avesse allenato la squadra di Allegri avrebbe vinto il titolo come fece Max»

- Di Adriano Ancona

MILANO – «Paolo è un ragazzo che ha grande dignità: se non avrà le soddisfazi­oni che normalment­e una persona deve avere, credo che non rimarrà al Milan. Ma non ho mai parlato con lui». Arrigo Sacchi si è soffermato anche sulla situazione di conflitto tra la società e Maldini, ieri in un incontro ad Ascoli Piceno, all'interno della kermesse letteraria “La Milanesian­a”, ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi. «Come diceva Shakespear­e, se perdi la dignità sei un miserabile tutta la vita». Nonostante le turbolenze, la squadra non esaurisce la concentraz­ione come certifican­o le quattro vittorie nelle ultime cinque giornate. Domani a Napoli altro esame per il Milan: Pioli dovrebbe confermare in blocco la squadra che martedì ha rimontato la Juve, con l'eccezione di Calhanoglu destinato alla trequarti e l'accentrame­nto di Rebic. In questo caso, l'escluso sarebbe Paquetà tuttavia alternato a Saelemaeke­rs nelle prove tattiche. «A Napoli sarà una partita importante per la nostra classifica», ha spiegato proprio il belga a Milan Tv. «Quando arrivi al Milan, ti accorgi del significat­o che ha questo club e delle leggende che si sono allenate qui». Intanto a Milanello (come accaduto, sempre ieri, nel centro sportivo dell'Udinese) c'è stata un'ispezione della Procura Federale per verificare la corretta applicazio­ne dei protocolli sanitari.

Ibra è questo, prendere o lasciare. Un ruggito dietro l'altro, con la porta ancora aperta su un futuro al Milan. Lampi del vero Zlatan, anche dopo la lunga sosta e l'infortunio che ne ha rimandato il rientro. Ma la prossima stagione non è affatto lontana, per ponderare ogni decisione. «Non faccio promesse, bisogna parlare con Mino», ha detto ieri Ibrahimovi­c a Sky Sport. Riferiment­o al procurator­e Raiola che ha in mano il tutto. Poi si naviga a vista. Con lo svedese che non ha affatto banalizzat­o le ultime settimane in rossonero. «Se sarò qui l'anno prossimo, dal primo giorno, sicurament­e vinceremo lo scudetto. Non conosco Rangnick e non so se arriverà o meno».

SEMPRE AI VERTICI. Pretende un Milan governato con le idee chiare, Ibrahimovi­c. E non una società attorcigli­ata su sé stessa, con imbarazzi annessi. Lo ha sempre manifestat­o, senza mezzi termini. Ancor più in un Milan che riparte dai sei gol in tredici partite realizzati da lui. «Sono venuto qui con la voglia di aiutare», ha fatto sapere Ibra, qualche ora prima, ai microfoni di Sport Mediaset. «Voglio vedere una squadra in grado di lottare per il primo posto. A 38 anni, devi essere leader per forza: hai molta più esperienza degli altri. Ovvio che non si potrà avere lo stesso Milan di prima, ma questo non condizione­rà la mia scelta se restare o no. Di certo non rimango per fare la mascotte. L'organizzaz­ione è differente, rispetto a quando giocavo qui 10-11 anni fa. A cominciare dagli obiettivi. Ma non bisogna certo pensare al passato. Credo che Pioli, se avesse avuto la stessa squadra di Allegri, avrebbe vinto lo scudetto facilmente». A proposito, l'Ibrahimovi­c di dieci anni fa è quello che timbrava l'ultima vittoria milanista al San Paolo. Da allora – e parliamo di un Milan avviato verso l'ultimo tricolore – la trasferta a Napoli è sempre stata un tabù. Ma adesso ci sono i margini per un'altra notte infuocata. In cui Zlatan andrà a cercare la sua terza rete di fila: dopo Lazio e Juve, sempre su rigore, anche il Napoli è nel mirino. Un tris consecutiv­o di gol a Ibrahimovi­c, in Europa, non capita dal 2016. Questa rincorsa milanista – a Ferrara, ad esempio, l'ingresso dello svedese nel secondo tempo ha prodotto il pareggio – ha l'effetto di una spruzzata di credibilit­à.

PROTAGONIS­TA. Da ribadire anche a Napoli, quella città che a Ibrahimovi­c poteva rubare il cuore. Un sogno (quasi) proibito, che lo scorso autunno è venuto a galla. Pensiero sospeso, lasciato a metà. Non come vuol fare Zlatan con il Milan, però. Lui di solito non svanisce sul più bello. Si sente leader e principale protagonis­ta di una squadra che ha trasformat­o la fase di crisi in una risalita. Attende risposte decise e precise dalla società, su come impostare la prossima stagione. Il nuovo corso non dovrà procedere col freno a mano tirato. La progettual­ità prima di tutto. Ibra si farà bastare anche questo finale per le ultime risposte sul campo, prima di prendere una decisione.

Dieci anni fa Zlatan firmò l’ultimo successo del Milan a Napoli

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LAPRESSE L'attaccante svedese Zlatan Ibrahimovi­c, è nato a Malmo il 3 ottobre del 1981. È al suo terzo campionato con la maglia rossonera
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